Altrove

12.09


Vorrei parlare del disagio di avere in testa da stamattina Ventimila Ore di Ana Mena. Praticamente ho una discoteca tamarra nel cervello, con l'aggravante che la canzone non finisce mai.Finalmente piove, e no, non nevica come avevano detto in tv. Ma io mica mi ero illusa; troppe volte i meteorologi, con la connivenza di mia madre che mi riferiva, hanno millantato imminenti nevicate abbondanti che di fatto si sono sempre concretizzate in una slavata pioggia mista a neve. Ecco, oggi non c'è neppure il misto: è tutta acqua. La candelina accanto alla foto di Gatto è accesa, e questo scalda un po' anche a me. Io lavoro sapendo che domani sarò in ufficio, quindi per forza di cose fuori casa, con i benefici e le scomodità della situazione. E' che io mi ci sono abituata a lavorare nella tranquillità. E poi faccio cose e penso. Tipo che se mai qualcuno pubblicherà il mio romanzo (se finirò la revisione), se venderò 10 copie sarà tanto, considerando che un esordiente in Italia vende quasi sempre meno di 50 copie, che non sono una venditrice, mi rifiuto di chiedere ad amici e parenti di comprare le 50 copie di cui sopra (perché di fatto è a loro che gli esordienti vendono), ogni due per tre litigo con conoscenti-estranei, per cui col cavolo che comprerebbero un mio libro. E però voglio pubblicarlo lo stesso, pure se non venderà, pace.Niente, Ana Mena sempre nella stessa. Qualcuno mi deve aver lanciato una macumba.