STO_rie

Chimici 2011


Chimici del 2011Chimici industriali si nasce... non si diventaQualche giorno fa ho ricevuto una dedica immagine dal mio Zio Monsignore che mi ricorda che, nonostante tutto, sono laureata in chimica industriale. Beh, io me l’ero completamente dimenticato! Rivedere un impiantino così carino mi ha riportato ad un mese fa, al giorno della mia laurea: un giorno che non dimenticherò mai, ma soprattutto che vorrò ripetere.Lo Zio Monsignore, detto anche Cappo, onis o Marco è un bravissimo chimico (non fare finta di non saperlo Marco, altrimenti ti picchio)... ma in particolare è un chimico organico! Nonenciclopedia sulla figura del chimico organico:“Sicuramente il peggior tipo di chimico, dato che conosce a memoria milioni di reazioni diversi che servono tutte per ottenere lo stesso composto, le cui uniche varianti sono le condizioni atmosferiche o l'umore del proprio canarino. L'organico passa il suo tempo libero pensando al modo migliore per sintetizzare molecole di assoluto disinteresse mondiale, come l'attrattiva sessuale della tarma dell'abete Douglas, fallendo miseramente di solito dopo pochi giorni.Nonostante sia un tipo aperto, l'organico è costretto a passare molto tempo a leggere inutili articoli di tizi per lo più giapponesi o svizzeri, che servono a mantenere alto il loro livello di inutili conoscenze e a poter scambiare opinioni con i suoi simili, per valutare il suo grado di grandezza e la pochezza delle conoscenze altrui. L'organico concludendo è il più chimico dei chimici e non perde mai occasione per ricordarlo al mondo interno, si sente importante, perché può sintetizzare farmaci o composti essenziali nella vita come la cocaina, ma spesso incorre nell'errore di non ricordare che sta inquinando il mondo più di tutto il petrolchimico di Porto Marghera.”Per solidarietà riporto anche la descrizione del chimico industriale, non c’è che dire... poveri chimici!“Questa variante della specie, in rapida diffusione, passa un buon 80% del tempo del suo percorso universitario a bullarsi nei confronti dei succitati altri tipi di chimico, sostenendo che egli troverà tranquillamente e presto un posto di lavoro nell'Industria (intesa come concetto metafisico) diversamente dagli altri che resteranno a cazzeggiare all'università (non c’è che dire, è vero! Esperienza docet). Dato il carattere eminentemente Industriale che ritiene abbia la sua formazione, egli schifa tutti gli argomenti che non abbiano ricadute pratiche (non più di due in tutto il corso universitario, quindi), soprattutto la chimica-fisica, ricavandone delle colossali figuracce agli esami. In realtà, aggettivi a parte, la differenza rispetto a un quasiasi chimico (non farmaceutico) risiede nel fatto che egli affronta qualche corso di Impianti Industriali, in cui viene a contatto col terribile mondo dell'ingegneria, uscendone nella maggior parte dei casi devastato (ma anche no!!!). Spesso infatti degrada fino ad assumere delle caratteristiche che lo avvicinano molto a un ingegnere. Il suo destino lavorativo solitamente inzia con uno stage, e in quanto stagista il suo ruolo cosmico si sostanzia nel fare un numero ragguardevole di fotocopie, oppure (più adatto a un chimico Industriale) nel validare metodi analitici, cioè eseguire una procedura che serve a confermare che uno strumento di misura misura correttamente, cosa eccitante quanto un concerto per unghia e lavagna. Di tutto quanto sopra per la proprietà riflessiva dello scorno non risulta dimostrato neppure un milionesimo, pertanto chimici industriali si nasce, non risulta possibile diventarlo. È come una malattia degenerativa dell'encefalo, quando ti viene, ti viene in tenera età e poi si manifesta in età adulta. E da allora ne vi è più nulla da fare.”... è vero io mi ci riconosco! A.T.