AmandotiperSempre

A milano in ascensore


Ero a Milano per una conferenza sulle acque e la sera scendevo in ascensore per la cena. Al piano di sotto entrarono alcune persone, compreso un uomo che si mise dietro a me. Ad ogni piano saliva qualcuno e io mi faceva sempre più a ridosso, spinta da chi entrava. Insomma, apri chiudi spingi di qua, spingi di là, sentii la presenza dei miei glutei sul suo uccello che cominciò a reagire. Cercai di spostarmi perchè non mi sembrava conveniente e poi vattela pesca come poteva prenderla il tipo in questione. L'uccellino suo fu quindi lontano dalle mie mele e, pur stentando un po’, ritrovò la posizione di riposo, ma al piano dopo altre persone salirono e  mi  accostai ancora di più. A quel punto confesso che ero in non poco imbarazzo perchè stretta nell'angolo senza alcuna possibilità di fuga. Cercavo di non pensare alla situazione per stare buona. Ma ecco il patatrac, mi piegai appena la testa verso di lui con un leggero sorriso al quale seguì il movimento del mio bacino per centrare bene una morbidezza che faticosamente era riuscito a mantenere e che tale non fu più da quel momento. Appena dritto come si conviene, al nuovo ingresso di altri, spinsi su di lui in maniera decisa, anche se non ce ne sarebbe stato bisogno perchè i miei glutei su di lui non li avrei abbandonati per niente al mondo. Cominciai a muovermi sfruttando come scusa ogni minimo movimento di qualcuno, anche se era all'angolo opposto. Poi fermai il bacino e cominciai a muovere i glutei come per avvolgerlo e con la mano che era rivolta verso la parete gli accarezzai la coscia. mi sfioro' il dorso e subito conquisto' la mia coscia sul retro, proprio sotto il mio sedere. Questo gioco continuò per gli ultimi 3 o 4 piani. Andammo a tavola per la cena ognuno al proprio tavolo. Contrariamente al solito, dopo cena, mi sedetti su una poltrona nella sala lettura, adiacente a quella da pranzo. Ero in una posizione tale da poterlo vedere. Fingendo di sfogliare una rivista, controllai se volgeva lo sguardo verso di me. Lo faceva a più riprese e ritenni giusto e doveroso ricambiarlo sottolineando il mio con un lieve sorriso. Appena finita la cena si alzò e si avviò verso l’ascensore. Si muoveva piano sotto il mio sguardo ormai insistente. Appena l’ascensore arrivò e la porta si aprì indugiò ad entrare come per aspettarmi. Non mi feci attendere. Soli, premette il pulsante dell'ultimo piano, si girò verso di me, appoggiai  la fica all'uccello e gli offrì i miei seni che afferro' e dove immerse il viso. Mi sollevai la gonna, gli sbottonai i calzoni e la mia pelle in mezzo alle cosce accolse la sua cappella. Un piano appena e mi scostai lo slip per avvolgerglielo  con le grandi labbra, stuzzicarlo con i peli. Riuscimmo a non venire, ma fu dura per entrambi! Ce lo dicemmo dopo che, entrati in camera, senza neanche fiatare ci unimmo con foga.Mi appoggio' alla porta prendendomi sotto le cosce, sollevai le gambe intorno ai suoi fianchi ed entro' dentro di me fino in fondo senza neanche bisogno di indirizzarlo. Mi tocco' l'utero ed in un attimo gli orgasmi ci travolsero. La notte fu piena, al mattino dopo arrivai ben in ritardo alla conferenza e lo stesso fu per lui ai suoi impegni.