In punta di penna

Nel cielo


L’ansia mi stava divorando. Facevo fatica a respirare, riempivo i polmoni per espellere l’aria ma nell’inspirare rimanevo a metà,  con un che di indefinito e indefinibile che raccoglieva tutte le mie impellenze senza risposta. Un’inquietudine profonda, nata così, senza avvisaglie, goccia dopo goccia diventata un mare che mi stava sommergendo. La lotta tra come apparivo e come mi sentivo non aveva soste, l’immagine di falsa serenità era soltanto un quadretto idilliaco costruito  sulla restituzione  di  un’ immagine da tempo dimenticata. Ero stata, non ero più. Correvo e la mia ombra mi seguiva, non mi dava scampo, era un’appendice della quale non riuscivo a liberarmi.Correvo, eravamo felici, la tua incoscienza e la mia fuse in un’esplosione di sentimenti e desiderio spezzarono sul nascere la nostra spinta in avanti.Eravamo insieme quando seduti in un complice abbraccio, guardammo volare via, dopo essersi posata su di noi una piuma bianca, leggera, esitante, in alto, sempre più in alto fino a scomparire. Il futuro era nostro ma avevamo venduto il passato, noi stessi. Non subito, il tempo bussa sempre alla porta a reclamare i suoi debiti e il nostro, il mio, erano gli occhi che non vidi mai.