In punta di penna

FLASHBACK


“Marta, ci sei?” la voce proveniva dall’altra stanza ma era come provenisse dal  suo interno e qualcuno  l’avesse colta  sul fatto. Era presente solo fisicamente, la mente altrove. “Si, rispose meccanicamente, sto rifacendo il letto.” Il morbidissimo  piumino, appena poggiato su lenzuola rigorosamente in tinta, si lasciava accarezzare da sapienti mani quasi che il tocco adeguato, la piega perfetta,  le  confermassero  il giusto indirizzo dato alla sua vita. “Sono qui, arrivo”.  Era da un po’ che lo ripeteva, in preda all’eccitazione. Non era bastato rivoltare tutto l’armadio alla ricerca di un vestito che fosse degno di quella serata, era ancora alla ricerca di un dettaglio, un fronzolo, un non so che potesse fermare per sempre l’emozione di quel momento. “Dove andiamo pomeriggio?” la voce proveniva sempre dall’altra stanza  e le arrivava lontana, rarefatta. In realtà voleva prendere tempo, non sapeva dove voleva andare e, in fondo, non le interessava poi molto. Niente era andato come voleva, anche il piumino pendeva da una parte! “Bè, dai, ci penseremo”. La sua voce era monocorde, diceva tutto. “Eccomi”, si presentò raggiante sulla porta aperta alle infinite possibilità che l’aspettavano. Era la prima uscita, andava bene qualunque cosa, anche il più banalissimo film, in quel contesto, in quel momento, in quel fremito di vita. I sogni erano intatti. Bastava allungare una mano.