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LA REALTA' NON PERDONA


STEVE JOBSTratto dal libro di Walter Isaacson
...Con orrore di sua moglie e dei suoi amici, Jobs decise di non farsi asportare il tumore chirurgicamente, l’unica terapia medica accreditata in un caso del genere. «Non volevo assolutamente che mi aprissero la pancia, per cui cercai di vedere se c’erano altre cose capaci di guarirmi» mi ha detto ad anni di distanza con una punta di rimpianto. Nel caso specifico, si mise a osservare una rigorosa dieta vegana, consumando grandi quantità di carote fresche e succhi di frutta. A quel regime alimentare aggiunse l’agopuntura, svariati rimedi fitoterapici e ogni tanto altri trattamenti che trovò in Internet o consultando diverse persone, tra cui un sensitivo, in tutto il paese. Per qualche tempo si lasciò influenzare da un dottore che dirigeva una clinica della California del Sud in cui si praticavano terapie naturali basate perlopiù su erbe coltivate senza antiparassitari, diete a base di soli succhi di frutta, uso frequente di purghe, idroterapia e l’espressione di tutti i sentimenti negativi.«Il problema era che non era pronto a farsi aprire la pancia» ricorda la Powell (la moglie). «È difficile convincere qualcuno a farsi tagliare.» Lei, però, ci provò. «Il corpo esiste per servire lo spirito» gli disse. Gli amici di Steve lo esortarono più volte a sottoporsi all’intervento chirurgico e alla chemioterapia. «Steve parlò con me quando cercava dicurarsi mangiando stronzate e radici di stronzate, e io gli dissi che era pazzo» ricorda Grove. Levinson rammenta che supplicava ogni giorno Jobs di farsi curare ed era «immensamente frustrante non riuscire a connettermi con lui». Gli scontri di opinioni rischiarono quasi di guastare l’amicizia. «Non è così che funziona il cancro» gli diceva quando Jobs gli parlava delle sue terapie alimentari. «Non puoi risolvere il problema senza la chirurgia e senza bombardare l’organismo di farmaci tossici.» Perfino il dietologo Dean Ornish, pioniere dei metodi alternativi e nutrizionali di cura delle malattie, fece una lunga passeggiata con Jobs per convincerlo che a volte i metodi tradizionali erano quelli giusti. «Lei ha realmente bisogno di un intervento chirurgico» gli disse.Dall’epoca della diagnosi, nell’ottobre del 2003, l’ostinazione di Jobs durò nove mesi.Parte di quel caparbio atteggiamento era dovuto al lato oscuro del famoso campo di distorsione della realtà. «Credo che Steve desideri a tal punto che il mondo sia in un certo modo, che decreta che così sia» riflette Levinson. «A volte il meccanismo non funziona. La realtà non perdona.» Il lato negativo della straordinaria capacità di concentrazione di Jobs era la sua spaventosa volontà di escludere dall’orizzonte le cose di cui non voleva sapere. Tale caratteristica aveva portato a molte delle sue grandi innovazioni, ma poteva anche ritorcerglisi contro. «Ha questa capacità di ignorare le cose che non vuole affrontare» spiega sua moglie. «È un suo meccanismo congenito.» Si trattasse di argomenti personali connessi alla famiglia e al matrimonio, di problemi professionali riguardanti l’ingegneria o le sfide commerciali, o di questioni di salute e cancro, a volte Jobs, per la sua stessa struttura mentale, svicolava.In passato era stato premiato per quello che sua moglie chiamava il suo «pensiero magico», il suo presumere di potere – con la forza di volontà – fare in modo che le cose fossero come desiderava. Ma il cancro non funzionava così. La Powell arruolò tutte le persone che gli erano vicine, compresa sua sorella Mona Simpson, perché cercassero di riportarlo alla realtà. Finalmente, nel luglio del 2004, fu messo davanti a una TAC che mostrava come il tumore fosse aumentato e si fosse probabilmente diffuso, e questo lo costrinse ad affrontare la realtà.Jobs si sottopose all’intervento chirurgico sabato 31 luglio 2004.........................................................................La realtà non perdona, dice l'autore. E - aggiungo io - l'intelligenza, da sola, non ti salva la vita.