Il diario che ha fatto piangere l'AmericaUn soldato in missione in Irak scrive al figlio neonato. Poi muore saltando su una mina e la moglie raccoglie le sue lettere per farne un libro. Una storia d'amore in cui l'orgoglio vince sulla rabbiaCi sono libri capaci di strizzare il cuore e farlo sanguinare. Ci sono libri senza inizio e senza fine, capaci di scivolare tra presente, passato e futuro. Diario per mio figlio (Rizzoli, pagg. 291, euro 15) è una voce da quell’incerta terra di mezzo. Una voce evocata dall’addio a un soldato, l’addio al sergente maggiore Charles King. Difficile dire quando muoia veramente. Se nella vampa di fuoco, polvere e schegge che divora la sua Humvee la mattina del 14 ottobre 2006. O se nella paura - inammissibile - della partenza, affogata in quelle frasi per Jordan, il figlio non ancora nato annotate nelle insonni notti irachene. «Charles baciò il mio ventre ingrossato mentre io tremavo e singhiozzavo, ferma sulla porta... asciugò le mie lacrime e mi disse con voce sommessa che mi amava: dall’espressione del suo sorriso capii che non riusciva ad emettere nulla di più di un fievole sorriso. E poi se ne andò». Non sai dove quel libro finisca. Se nell’allegria di Jordan che sorride alla madre o assai più in là, quando potrà inseguire il ricordo del padre, navigare in quel fiume d’inchiostro e pensieri. Intanto vive nella penna di Dana, moglie, madre e giornalista. «Caro Jordan se stai leggendo questo libro significa che in qualche modo siamo riusciti a superare gli anni del dolore... Ora mentre scrivo, hai solo dieci mesi, ma le mie parole sono destinate al giovane uomo che diventerai: allora saprai che tuo padre era un soldato pluridecorato caduto in combattimento nell’ottobre del 2006 in Irak. Lo ha ucciso un ordigno esploso accanto al mezzo blindato su cui viaggiava. All’epoca tu avevi solo sei mesi». Di certo sai dove questo diario di lacrime e dolore ti porta. Nel cuore dell’America del dopo 11 settembre. L’America in guerra. L’America così diversa, ma unita nel sentimento del sergente Charles King e della giornalista del New York Times Dana Canedy. Sono entrambi neri, arrivano dalla stessa provincia, ma sono figli di mondi diversi. Per Dana, figlia di militari, compagna di un sottufficiale e redattrice di una testata prestigiosa la guerra è un mondo da raccontare. «Quando nel 2004 le nostre perdite arrivarono quasi a mille mandai gli inviati a scrivere la cronaca di alcuni funerali per dare un nome e un volto alle vittime di guerra [...] tuo padre ed io non parlammo mai delle nostre opinioni personali riguardo la decisione d’invadere e occupare l’Irak».
LO DEDICO AL COLONNELLO TO_REVIVE
Il diario che ha fatto piangere l'AmericaUn soldato in missione in Irak scrive al figlio neonato. Poi muore saltando su una mina e la moglie raccoglie le sue lettere per farne un libro. Una storia d'amore in cui l'orgoglio vince sulla rabbiaCi sono libri capaci di strizzare il cuore e farlo sanguinare. Ci sono libri senza inizio e senza fine, capaci di scivolare tra presente, passato e futuro. Diario per mio figlio (Rizzoli, pagg. 291, euro 15) è una voce da quell’incerta terra di mezzo. Una voce evocata dall’addio a un soldato, l’addio al sergente maggiore Charles King. Difficile dire quando muoia veramente. Se nella vampa di fuoco, polvere e schegge che divora la sua Humvee la mattina del 14 ottobre 2006. O se nella paura - inammissibile - della partenza, affogata in quelle frasi per Jordan, il figlio non ancora nato annotate nelle insonni notti irachene. «Charles baciò il mio ventre ingrossato mentre io tremavo e singhiozzavo, ferma sulla porta... asciugò le mie lacrime e mi disse con voce sommessa che mi amava: dall’espressione del suo sorriso capii che non riusciva ad emettere nulla di più di un fievole sorriso. E poi se ne andò». Non sai dove quel libro finisca. Se nell’allegria di Jordan che sorride alla madre o assai più in là, quando potrà inseguire il ricordo del padre, navigare in quel fiume d’inchiostro e pensieri. Intanto vive nella penna di Dana, moglie, madre e giornalista. «Caro Jordan se stai leggendo questo libro significa che in qualche modo siamo riusciti a superare gli anni del dolore... Ora mentre scrivo, hai solo dieci mesi, ma le mie parole sono destinate al giovane uomo che diventerai: allora saprai che tuo padre era un soldato pluridecorato caduto in combattimento nell’ottobre del 2006 in Irak. Lo ha ucciso un ordigno esploso accanto al mezzo blindato su cui viaggiava. All’epoca tu avevi solo sei mesi». Di certo sai dove questo diario di lacrime e dolore ti porta. Nel cuore dell’America del dopo 11 settembre. L’America in guerra. L’America così diversa, ma unita nel sentimento del sergente Charles King e della giornalista del New York Times Dana Canedy. Sono entrambi neri, arrivano dalla stessa provincia, ma sono figli di mondi diversi. Per Dana, figlia di militari, compagna di un sottufficiale e redattrice di una testata prestigiosa la guerra è un mondo da raccontare. «Quando nel 2004 le nostre perdite arrivarono quasi a mille mandai gli inviati a scrivere la cronaca di alcuni funerali per dare un nome e un volto alle vittime di guerra [...] tuo padre ed io non parlammo mai delle nostre opinioni personali riguardo la decisione d’invadere e occupare l’Irak».