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Il fumo di Satana e l'attacco dello stato profondo a Papa Paolo VI - Quinta parte

L'arcivescovo Giambattista Montini bacia il suolo della città di Milano il giorno del suo arrivo nell'arcidiocesi (6 gennaio 1955)  

 

I silenzi, il massacro e le stragi   

Pio XII è stato un pontefice contestato per i silenzi e le omissioni ai danni degli ebrei durante il Secondo conflitto mondiale. 

Tuttavia ciò non costituisce la verità. Da quanto risulta invece storicamente, Pio XII si attivò molto, anche se celatamente data la difficile situazione, per salvare gli ebrei. Di tutto questo si è ampiamente discusso in molte sedi e i difensori di papa Pacelli non mancano. 

Invece, sono spesso taciuti i suoi silenzi assoluti durante il massacro di migliaia cattolici polacchi, compresi gli appartenenti agli Ordini religiosi maschili e femminili, durante il Secondo conflitto mondiale; e il silenzio assordante durante il massacro, tutto italiano, subito dopo la conclusione della guerra, dei giovani e giovanissimi fascisti

Ragazzi che avevano dato tutto, nell'ultimo, disperato tentativo di difendere la Patria dall'invasione straniera. 

Ma si annoverano parecchie vittime addirittura anni dopo la conclusione del conflitto mondiale, in quanto nel dopoguerra fu scatenata una vera e propria caccia a tutti coloro che avevano militato nelle fila fasciste. Le vittime furono anche tante giovanissime donne: fu la grande strage delle ausiliarie, dove migliaia di ragazze furono barbaramente trucidate mentre moltissimi corpi non vennero mai ritrovati, anche solo per essere restituiti alla pietà delle famiglie. 

Papa Pio XII non spese mai una parola per denunciare quanto accadeva nel Nord Italia, a pochi chilometri del Vaticano. 

Incredibilmente, invece, sono state rivolte ridicole accuse verso mons. Giambattista Montini, futuro papa Paolo VI. 

Franco Adessa dichiara infatti che Montini era l'uomo della sinistra «con i suoi contatti segreti con rappresentanti comunisti di alto livello»

Adessa dimentica come nel 1962, quando Aldo Moro, da segretario della Democrazia Cristiana, avvia un sondaggio tra i vescovi italiani ritenuti più possibilisti sul centrosinistra, la sua proposta ottiene un giudizio negativo dall'arcivescovo di Milano mons. Giambattista Montini già contrario l'anno precedente alla formazione della giunta con i socialisti (definiti "social-comunisti") proprio a Milano

Franco Adessa parla dell'anti-fascismo di Montini senza mai ricordare che fu invece proprio papa Pio XII a far piazzare delle microspie in Vaticano per scoprire chi fossero gli alti prelati hitleriani e molto probabilmente anche fascisti! 

E sempre papa Pio XII durante la Seconda guerra mondiale trasferì tutte le informazioni a lui pervenute, attraverso una rete capillare di spionaggio (vi militavano appartenenti a Ordini religiosi con dispensa papale speciale), direttamente negli Stati Uniti, il che significa in ultima analisi alla massoneria anglosionista! 

Pio XII costituì infatti un clandestino «Comitato degli ordini» tra i più alti esponenti dei gesuiti e dei domenicani tedeschi con l'incarico di rastrellare documenti e progetti bellici del Fuhrer da tutte le fonti possibili, dalle centraliniste alle segretarie, ai funzionari di governo ostili al regime. Tramite religiosi che avevano avuto dal papa la speciale dispensa per indossare abiti borghesi e «vivere al di fuori delle regole dell'ordine», si inviavano messaggi e dispacci in Vaticano, che a sua volta papa Pacelli faceva in modo di farli pervenire a Londra e Washington. Ne abbiamo già parlato

Lo storico Mark Rieblingn, nel suo libro Le spie del Vaticano (Mondadori, pp.369 ss.), attingendo a numerosi archivi, fra cui i National Archives and Records Admnistration statunitensi e quelli vaticani, ricostruisce dettagliatamente le trame con cui Pio XII cercò di provocare la caduta di Hitler. Il papa prendeva in seria considerazione, come dimostra Riebling, l'eventualità di un colpo di Stato e si dichiarava disponibile a far da mediatore tra i cospiratori e gli Alleati. 

Come sappiamo anche dalle ultime parole di Benito Mussolini, «la Chiesa aveva preferito degli avversari deboli» rinnegando un «amico forte» che era il Fascismo. 

Continua Mussolini, intervistato per l'ultima volta dal giornalista Gian Gaetano Cabella allora direttore del "Popolo di Alessandria": «Diplomazia abile, raffinata. Ma, a volte, è un gran danno fare i superfurbi. Con la caduta del Fascismo, la Chiesa Cattolica si ritroverebbe di fronte a nemici d'ogni genere: vecchi e nuovi nemici. E avrebbe cooperato ad abbattere un suo vero, sincero difensore. Nel sud, nelle zone così dette liberate, l'anticlericalismo ha ripreso in pieno il suo turpe lavoro». 

«Siamo stati i primi, i soli, a ridare lustro e decoro e libertà e autorità alla Chiesa Cattolica. Assistiamo a questo straordinario spettacolo: la stessa Chiesa alleata ai suoi più acerrimi nemici». 

E da quel momento, infatti, le porte all'ideologia marxista e alla distruzione della Chiesa Cattolica in Italia furono spalancate: a farne le spese pagando con la vita anche tanti preti dell'Emilia Romagna, nel silenzio totale degli alti prelati e del pontefice. 

L'avversario debole (o forse sarebbe meglio definirlo amico) altro non era che la lunga mano della massoneria angloamericana che aveva soggiogato l'Italia. Dietro la quale si celano i soliti nomi, Rothschild, Rockefeller, ecc. 

Lo scempio sul cadavere di Benito Mussolini si consumò senza le proteste del papa, senza che dalla Chiesa Cattolica si levasse una sola parola di dura condanna. 

E meno male che il cardinale Ildefonso Schuster, che fece da intermediario tra le parti, promise a Benito Mussolini pochi giorni prima che si accingesse ad abbandonare Milano, il 25 aprile 1945, che non ci sarebbe stato alcuno spargimento di sangue!

 

La copertina del libro di Gianfredo Ruggiero, pubblicato nel marzo 2019: il libro si propone di far luce sulla storia d'Italia nel primissimo dopoguerra  

 

Il fratello di Claretta Petacci, il chirurgo Marcello Petacci, fu inseguito e crivellato di colpi dopo che si buttò nel lago di Como per tentare di sfuggire ai suoi inseguitori. La moglie con i figlioletti fu portata in una casa ed abusata. Tutto il seguito di Mussolini fu barbaramente trucidato mentre sulla morte dell'amante del Duce, Claretta Petacci, si disse che si era messa in mezzo per difendere Mussolini, e perciò venne colpita casualmente

Già, la Petacci, anche se all'epoca aveva solo 33 anni, sapeva troppe cose per rimanere in vita, compresa l'esistenza di quella borsa di cuoio gialla dove Mussolini teneva documenti riservatissimi. In quei documenti erano contenute le prove che dimostravano come Benito Mussolini avesse cercato con tutte le sue forze di impedire la guerra. 

Molto probabilmente vi era conservata la corrispondenza del Duce con il massone primo ministro britannico Winston Churchill, che, a differenza di Mussolini, aveva voluto e alimentato in ogni modo il Secondo conflitto mondiale. 

La borsa gialla di Mussolini - come sappiamo - non fu mai ritrovata. Il fatto ci ricorda la scomparsa, immediatamente dopo l'attentato di via D'Amelio al giudice Paolo Borsellino, della sua riservatissima agenda rossa. Le immagini di quei primi concitati momenti, dopo l'arrivo dei soccorritori, vedono una valigetta (quella di Paolo Borsellino) nelle mani di un uomo in borghese che si allontana velocemente dalla scena. Probabilmente si trattò di un uomo dei servizi. 

Perché i fatti così amari che hanno condotto oggi Bergoglio al soglio pontificio risalgono non certo e soltanto al Vaticano II, ma a molto, molto tempo addietro, con il processo di infiltrazione massonica e minuziosa della Chiesa Cattolica e, ancora prima, di tutti gli strati della società civile. 

Papa Pio XII in ultima analisi facilitò tale compito, senza opporsi. Non sappiamo se ciò avvenne coscientemente o se fu diretta conseguenza della sua lotta contro il Nazismo, anche se questo altro non rappresentò che il cavallo di Troia con cui la potentissima finanza anglosionista riuscì a conquistare l'Europa.

Il processo di infiltrazione della Chiesa Cattolica durò secoli: il predecessore di Pio XII, papa Pio XI, si trovò di fatto a farne le spese, pagando con la sua stessa vita. 

Ma la storia vera è stata occultata e la verità è tenuta ben lontana dall'opinione pubblica e dai libri di scuola. 

Mentre sul "libero" canale Telegram di Cesare Sacchetti non è accettato alcun contraddittorio non appena l'argomento vada a toccare i papi postconciliari: cancellate le frasi che fanno un riferimento preciso a fatti storici a supporto della verità, come nel caso di San Giovanni Paolo II, di cui si è già avuta occasione di parlare. 

Accuse al pontefice polacco orchestrate ad arte in Polonia e nel mondo, con in testa il famoso New York Times, che già ci aveva preso gusto più di quarant'anni prima con papa Paolo VI. Ma Sacchetti censura il dissenso esattamente come coloro che molto spesso, giustamente, critica.   

 

Il "Vescovo vestito di bianco"   

E, a proposito dei tanto discussi pontefici postconciliari, intendo soffermarmi brevemente sulla figura, odiatissima, di papa Benedetto XVI. Mai un pontefice è stato tanto odiato: 

«Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia» (Giovanni 15,18-19). 

Il mistero di Fatima è una lampada che si accende nella notte e che ci illumina. Il Vescovo vestito di bianco, a mio modesto avviso, è proprio papa Benedetto XVI. 

Ci sono stati, nel mio intimo, "fatti precisi" (sicuramente non "prove certe", che sono tuttavia testimonianze di parte) che vanno molto oltre quello che si può oggettivamente verificare e misurare. Altro qui non potrei scrivere, se non uno scambio di sguardi nella notte per mezzo di una vecchia fotografia che ritraeva Lucia dos Santos e Jacinta Marto: foto comparsa inspiegabilmente sul mio smartphone. 

Per alcuni brevi istanti, ho avuto l'impressione che il tempo si fermasse. 

La fotografia è saltata fuori all'improvviso occupando il posto della schermata "Home" del mio smartphone, certa di non aver digitato o scaricato assolutamente nulla, proprio mentre il corso dei miei pensieri stava inseguendo papa Benedetto XVI e il "Vescovo vestito di bianco". 

Da settimane ormai stavo lavorando incessantemente al mio PC, usando lo smartphone esclusivamente per le comunicazioni personali.

 

Jacinta Marto e la cugina Lucia dos Santos nel 1917  

 

Un'esperienza di sicuro tutta mia che rimane custodita nel privato e sulla quale non intendo assolutamente convincere nessuno, ma le oggettive affinità di papa Benedetto XVI con il "Vescovo vestito di bianco", rimangono. 

«Abbiamo creduto che fosse il Santo Padre», scriverà Lucia.   

 

Una riflessione conclusiva   

Ed è proprio con le parole di papa Benedetto XVI che desidero concludere questo articolo, parole già comparse in un mio precedente scritto pubblicato su questo blog nell'aprile 2021: 

Nelle ultime battute del libro "Benedetto XVI, Una vita", lo scrittore ed autore Peter Seewald pone a Benedetto questa domanda: 

«Nel suo libro "Il mistero del male. Benedetto XVI e la fine dei tempi", il filosofo italiano Giorgio Agamben si dice convinto del fatto che la vera ragione delle sue dimissioni sia stata la volontà di risvegliare la coscienza escatologica [che riguarda i tempi ultimi, n. d. r.]. Nel piano divino della salvezza la Chiesa avrebbe anche la funzione di essere insieme "Chiesa di Cristo e Chiesa dell'Anticristo". Le dimissioni sarebbero una prefigurazione della separazione tra "Babilonia" e "Gerusalemme" nella Chiesa. Invece di impegnarsi nella logica del mantenimento del potere, con la sua rinuncia all'incarico lei ne avrebbe enfatizzato l'autorità spirituale, contribuendo in tal modo al suo rafforzamento.» 

Ed ecco la risposta di Benedetto XVI: 

«A proposito delle parabole di Gesù sulla Chiesa, sant'Agostino disse che da un lato molti sono parte della Chiesa in modo solo apparente, mentre in realtà vivono contro di essa, e che, al contrario al di fuori della Chiesa ci sono molti che - senza saperlo - appartengono profondamente al Signore e dunque anche al suo Corpo, la Chiesa. Dobbiamo sempre essere consapevoli di questa misteriosa sovrapposizione di interno ed esterno, una sovrapposizione che il Signore ha esposto in diverse parabole. Sappiamo che nella storia ci sono momenti in cui la vittoria di Dio sulle forze del male è visibile in modo confortante e momenti in cui, invece, le forze del male oscurano tutto. Vorrei infine citare il Vaticano II, che nella costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium (1,8) espone questo punto di vista rifacendosi ad Agostino: "La Chiesa 'prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio' (Agostino, De civitate Dei, XVIII, 51,2: PL 41,614), annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga (cfr. 1 Cor 11,26).»  

(Benedetto XVI, Una vita, pp. 1208-1209)

 

Papa Paolo VI insieme a Suor Lucia dos Santos a Fatima, il 13 maggio 1967, mentre celebra il 50° delle apparizioni della Madonna nel suo quarto viaggio apostolico internazionale in Portogallo

 

Il cardinale Joseph Ratzinger, futuro papa Benedetto XVI, insieme a Paolo VI  

 

Un'appartenenza soltanto apparente   

Appartenere alla Chiesa in modo solo apparente significa anche cambiare la verità in menzogna e quindi in calunnia od occultare la storia. Ed è così che, se una parte dei fatti e degli accadimenti storici vengono taciuti, l'immagine che viene trasmessa ai fedeli ne risulterà ovviamente distorta: diventa evidente allora come coloro che fanno ciò non stiano lavorando all'edificazione della Chiesa di Cristo. 

E' una lotta misteriosa che si consuma tra la Chiesa di Cristo e la Chiesa dell'Anticristo, la quale si presenta a noi - come sempre accade - sotto mentite spoglie, con una parvenza di pulizia e di "verità". 

«La verità vi farà liberi», scrive l'apostolo Giovanni. La menzogna invece, come ricordò saggiamente lo stesso arcivescovo Carlo Maria Viganò, è l'emblema del diavolo. 

Cristo è verità. Afferma Gesù nel suo discorso a Nicodemo: 

«Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio» (Giovanni 3, 20-21). 

Non si può omettere o oscurare la verità se le proprie opere sono compiute in Dio. 

Ancora una volta nella storia della Chiesa, come pure nella turbinosa epoca in cui fu pontefice Paolo VI, ci troviamo adesso divisi tra due fuochi opposti, chiusi all'interno della Chiesa: conservatori e progressisti. 

Entrambi lavorano in direzioni che sembrano diametralmente opposte: ma la loro appartenenza alla Chiesa è, in molti casi, solo apparente

Entrambe le divisioni, in ultima analisi, sia con intenzioni malvage o sia con intenzioni persino buone, lavorano esse stesse alla divisione dei fedeli e alla distruzione della Chiesa Cattolica, che ne risulta dilaniata. Vi operano quelli che l'apostolo Giovanni definisce seduttori che corrompono per mezzo delle eresie il Vangelo della salvezza. 

Scrive ancora Sant'Agostino, padre e dottore della Chiesa, nel suo De Civitate Dei

«Prima della fine, in quest'ora che Giovanni considera l'ultima, sono usciti dalla Chiesa molti eretici, che egli reputa come molti anticristi, così alla fine usciranno da essa tutti coloro che non apparterranno a Cristo, ma all'Anticristo, e allora si manifesterà» (Agostino, De Civitate Dei, XX,19,2).  

La nostra fede tuttavia è fondata non su vagheggiamenti e "parole di uomini" ma sul solido deposito della fede contenuto nella sacra Tradizione e nella Sacra Scrittura, a noi trasmesso inviolato dagli apostoli e dai loro successori. 

Ed è proprio la Sacra Scrittura, Parola di Dio in parola di uomini, che ci indica con certezza che, malgrado fuori stia imperversando la tempesta, la barca di Pietro non affonderà.  

Perché a guidarla è Cristo stesso.           

 

 

E alla Chiesa, a cui tutto devo e che fu mia, che dirò? Le benedizioni di Dio siano sopra di te; abbi coscienza della tua natura e della tua missione; abbi il senso dei bisogni veri e profondi dell'umanità; e
cammina povera, cioè libera, forte ed amorosa verso Cristo.

Papa Paolo VI, Pensiero alla morte

 

 

 

 
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