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Messaggi del 08/03/2025

 

Il fumo di Satana e l'attacco dello stato profondo a Papa Paolo VI - Prima parte

Post n°190 pubblicato il 08 Marzo 2025 da daniela.g0
 

La piccola Amanda Tagliaferro bacia l'immagine di San Paolo VI  

 

Infondatezza delle accuse contro i pontefici postconciliari   

Da molto tempo ormai assistiamo a discorsi chilometrici, svariate testimonianze, un fiorire di siti web, accomunati tutti da un unico intento: convincere i cattolici che i pontefici succeduti a papa Pio XII siano, benché eletti, illegittimi e quindi privi di ogni autorità papale. 

Fiumi di parole messi insieme da una buona parte dei conservatori lungo il corso degli anni su questo spinoso argomento. Le ragioni risiederebbero - secondo quanto riporta un articolo del giornalista Cesare Sacchetti - nel fatto che, a detta di un aristocratico di origine rumena, un certo Paul Scortesco, nel conclave che si tenne dopo la morte di Pio XII sarebbero stati eletti al soglio pontificio il cardinale Siri prima e il cardinale Federico Tedeschini poi. Tra gli altri a sostegno di tale tesi, Paul L. Williams, ex agente dell'FBI, che ricostruì le fasi che portarono all'elezione di Siri e nel suo libro uscito nel 2003 intitolato "The Vatican Exposed: Money, Murder, and the Mafia" cita alcuni documenti declassificati del dipartimento di Stato americano che contribuiscono a ricostruire l'esatta cronologia degli eventi che portò all'elezione di Siri prima e di Tedeschini poi. 

A parte l'impossibilità di raggiungere il sito con i suddetti documenti, dobbiamo fare una considerazione di base. 

A precedere queste affermazioni è circolato sul web un video dove mons. Carlo Maria Viganò ha parlato a lungo delle dimissioni di papa Benedetto XVI e di una corrispondenza con mons. Nicola Bux, che proverebbe come papa Benedetto si fosse realmente dimesso e liquidando le controversie come del tutto infondate. 

Tuttavia la Declaratio di dimissioni di Benedetto XVI è stata redatta in un latino approssimativo, pieno di errori, da un teologo del calibro di Joseph Ratzinger che vantava la padronanza assoluta di tale lingua. Inoltre, è noto come Benedetto XVI abbia continuato a pubblicare i suoi libri apponendo la firma autografa "Benedetto PP XVI". La sigla PP significa Pastor pastorum (o Pater Patrum) ed è la prerogativa del papa regnante. Questi sono fatti oggettivi. 

Invece, non si può dire lo stesso di tutto il resto. Mons. Viganò cita fonti precise, che non sono tuttavia mai state rese pubbliche: le lettere della corrispondenza tra Bux e Benedetto XVI nessuno le ha mai viste. 

Mentre le affermazioni del giornalista Sacchetti si fondano su testimonianze di parte o non suffragate da prove, non essendo possibile visionare le fonti. Non risulta possibile nemmeno la lettura di quei famosi documenti declassificati del Dipartimento di Stato americano, che tratterebbero sulle vicende del conclave per le elezioni pontificie dell'ottobre del 1958. 

In ogni modo, non è affatto detto che da quei documenti emerga la verità: vedremo più avanti quanti numerosi attacchi provenienti dal deep state americano, e quindi dall'alta massoneria, sono stati rivolti contro i pontefici postconciliari e quali siano gli enormi interessi in gioco. 

Senza entrare nei dettagli, una pioggia di accuse infamanti è caduta sui cosiddetti "papi del Concilio": Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Si salva solo, tra i pontefici postconciliari, papa Giovanni Paolo I, probabilmente perché il suo pontificato durò - come è noto - appena un mese.

 

Giovanni Battista Montini (1897-1978) in braccio alla madre e insieme al fratello Lodovico in una fotografia scattata alla fine dell'Ottocento  

 

Gli oltraggi contro papa Paolo VI: è giunto il momento di far luce sulla storia   

Vorrei soffermarmi adesso su un bersaglio prediletto dai cosiddetti gruppi "tradizionalisti": papa Paolo VI. Le accuse piovono a iosa e le parole oltraggiose pure. Antipapa, massone, traditore e persino omosessuale. 

Montini, uomo così sfacciato e volgare da essere stato sorpreso, nel lontano 1925, guancia a guancia con un marinaio in un pubblico vespasiano. Il Ministero degli Interni conserverebbe ancora gli atti. Così ci informa sempre Cesare Sacchetti dal suo blog. 

Quel di cui non si parla, tuttavia, è la contestualizzazione storica dei fatti. A parte il fatto che dobbiamo prendere atto di come ancora una volta non sia possibile visionare direttamente gli atti citati del Ministero degli Interni durante il periodo del Fascismo, dobbiamo chiederci: Paolo VI, allora mons. Giovanni Battista Montini, che ruolo ricopriva? Montini poteva forse dare fastidio a qualcuno? Anche se si trovassero realmente su quegli atti accuse di omosessualità, chi fu a redigere quel documento?

 

Giovanni Battista Montini in una fotografia scattata nel 1919  

 

E' noto infatti come in quel famoso Ventennio fossero molti i massoni ad infiltrarsi nelle fila fasciste. E tanti ricoprirono purtroppo incarichi di comando. Molte delle nefandezze che accaddero in quegli anni e di cui si accusò poi Mussolini, in realtà furono opera di massoni che ufficialmente erano iscritti al Partito Nazionale Fascista. Anche papa Pio XI se ne lamentò con forza, benché nutrisse per Benito Mussolini sentimenti di stima. 

Solo per portare un esempio, ufficialmente fascista ma che risultò essere invece iscritto alla massoneria fu Giovanni Giuriati, che ricoprì alte cariche dello Stato Italiano durante il Ventennio fascista oltre a ricevere numerose onorificenze dal 1915 al 1932.   

 

L'incarico di Montini nella Fuci   

Come ci riporta la stessa Wikipedia, «nell'ottobre 1925 fu nominato assistente ecclesiastico nazionale della FUCI. Collaborò con il presidente nazionale Igino Righetti, che era stato nominato nello stesso anno, e i due si trovarono ad agire in un iniziale clima di diffidenza, rasserenatosi solo col tempo, tra studenti che vedevano con sospetto la nuova dirigenza imposta forzosamente dalle gerarchie. Montini sperimentò ben presto le resistenze opposte da alcuni ambienti della Chiesa (come i Gesuiti) che resero difficile il suo compito e lo portarono, nel giro di meno di otto anni, alle dimissioni. Tali resistenze originavano da divisioni ecclesiastiche non solo sul comportamenti da tenere nei confronti del Fascismo, ma anche sugli atteggiamenti culturali e le scelte educative». 

La F.U.C.I., per chi non lo sapesse, è la Federazione Universitaria Cattolica Italiana, è una federazione di gruppi di studenti universitari cattolici. Ancora Wikipedia ci informa che «ha rappresentato uno dei capisaldi della formazione degli intellettuali cattolici italiani del XX secolo, e fu anche l'unica associazione cattolica riconosciuta nelle università durante il ventennio fascista, nella quale si formò buona parte della futura classe dirigente della Democrazia Cristiana. Ancora oggi è attiva nella formazione alla politica e alla responsabilità civile ed ecclesiale delle coscienze degli studenti universitari». 

Dunque il ruolo politico rivestito dalla federazione già dall'inizio del secolo è chiave. Se solo pensiamo al potere e all'importanza che il partito della Democrazia Cristiana ha rivestito in Italia dal dopoguerra fino agli anni Ottanta, possiamo capire che Montini si trovò ad affrontare un incarico quantomeno delicato. E a quanto pare anche molto rognoso. 

Non solo, mons. Montini si trovò a scontrarsi con il potentissimo Ordine dei Gesuiti

E' evidente che Montini in quegli anni dovette farsi necessariamente molti nemici e l'opposizione che incontrò nello svolgere il suo ruolo fu tale da costringerlo infine alle dimissioni. In questo clima arroventato, è facile, quasi scontato, trovare chi tenti di farti le scarpe. 

E allora l'accusa ormai sventagliata a iosa sui vari blog e i tanti siti dei "tradizionalisti" più accaniti ed estremisti, semplicemente non regge. 

Non regge, tanto più che Montini, poi papa Paolo VI, fu ancora infamato, stavolta mentre era pontefice, da altre presunte accuse di omosessualità, ma di cui non esiste alcuna prova: emerge invece con forza il tentativo ordito ai suoi danni per trascinarlo nel fango.  

 

Le calunnie   

Su questo fatto storico Sacchetti tace. Ma la storia non si può cancellare. Ad accusare il papa stavolta fu un omosessuale dichiarato: lo scrittore francese Roger Peyrefitte. 

L'anno è il 1976, poco dopo che, il 29 dicembre 1975, la Congregazione per la dottrina della fede, con il documento Persona Humana, dichiarava contrarie all'etica della fede l'omosessualità e altre pratiche sessuali. 

Come riporta sempre Wikipedia, «tale atto suscitò la protesta di Roger Peyrefitte, cristiano ma apertamente omosessuale ed autore del libro "Le amicizie particolari". In un articolo al settimanale Tempo, Peyrefitte tacciò il papa di ipocrisia, affermando che - in base ad informazioni riservate ottenute da persone dell'alta nobiltà italiana - Paolo VI alla fine degli anni cinquanta, quando era ancora arcivescovo di Milano, avrebbe avuto una relazione omosessuale con un giovane attore cinematografico. 

Durante l'Angelus della Domenica delle Palme del 4 aprile 1976, Paolo VI smentì pubblicamente tali accuse, denunciando "Le cose calunniose e orribili che sono state dette sulla Nostra santa persona...". In tutto il mondo furono organizzate veglie di preghiera per il papa. In seguito il giornalista Paul Hofmann, corrispondente a Roma del New York Times, riprese le dichiarazioni di Peyrefitte e aggiunse che l'amante del Papa sarebbe stato l'attore Paolo Carlini». 

Quel che non si dice, infangando la persona e la memoria di papa Paolo VI, è come le accuse mosse contro di lui siano piovute all'indomani dell'uscita del documento Persona Humana, dove veniva confermata, in conformità all'insegnamento perenne della Chiesa Cattolica, l'inammissibilità assoluta delle pratiche omosessuali e di altre pratiche, come la pedofilia. 

La risposta arrivò prontamente con il fango, da un uomo palesemente di parte, un omosessuale dichiarato; ma lo spiacevole accaduto ebbe anche un seguito: scese in campo nientemeno che il prestigioso New York Times

Il fatto vi ricorda forse qualcosa? Ricordate per caso chi fu ad infangare anni fa la memoria di papa Giovanni Paolo II, tanto da scrivere arrogantemente e candidamente che «il culto a San Giovanni Paolo II dovrebbe essere abolito»?

 

Fotografia ufficiale di papa Paolo VI (1969)  

 

Per chi non lo ricorda, fu sempre il noto giornale dei Democratici americani, dietro cui si cela il deep state americano, il famoso New York Times. Lo stesso che ha sostenuto la candidatura alle elezioni presidenziali di Barack Obama nel 2008 e di Hillary Clinton nel 2016. 

La storia e lo schema usato qui si ripetono: prima l'attacco a papa Paolo VI e poi l'attacco sferrato contro papa Giovanni Paolo II: nel secondo caso dopo la sua morte, perché nessuno osava attaccare apertamente Wojtyla mentre era in vita, sapendo bene di attirarsi addosso con violenza le antipatie popolari. 

Anche qui il giornalista Sacchetti ci riporta solo le accuse di omosessualità risalenti al Ventennio fascista, senza contestualizzazione storica, contro Giambattista Montini. 

Accuse tanto vergognose e infamanti quanto inverosimili. 

Da notare poi che le fonti citate a tal proposito molto spesso da Sacchetti siano Franco Adessa e il mensile Chiesa viva. Adessa prese la direzione del mensile dopo la morte del suo fondatore e direttore, don Luigi Villa. Qui bisogna fare una breve parentesi, spiegando, per chi non sia informato, come Chiesa viva sia stato un periodico schieratissimo e quindi difficilmente al di sopra delle parti. 

Giornale dichiaratamente avverso ai papi postconciliari: sulle sue pagine si possono leggere le accuse più orribili contro di loro, quanto in certi casi, all'apparenza abbastanza inverosimili: come, per portare solo un banalissimo esempio, la tesi riportata da Franco Adessa secondo la quale i cittadini di Varese, indignati, non avrebbero assolutamente digerito il monumento voluto a papa Paolo VI in cima al Sacro Monte, tanto che Wojtyla dovette recarsi personalmente in città, ricorrendo al suo personale carisma, per far accettare loro l'odiatissimo monumento.

 

Questa è una fotografia scattata durante la Messa solenne al Santuario del Sacro Monte di Varese in onore del Beato Paolo VI, il 21 novembre 2014. Come si può vedere dall'immagine, la chiesa è piena di persone accorse alla celebrazione  

 

Monumento di stampo massonico a causa della presenza di una pecorella a cinque zampe, anche se l'accusa di appartenenza alla massoneria rivolta allo scultore è stata smentita categoricamente dalla figlia e la decisione attribuita invece a motivi puramente estetici. 

Al di là del giudizio artistico sul monumento, che presenta oggettive stranezze nelle proporzioni, a rendere ancora più improbabile la tesi di Adessa è la devozione che i fedeli continuano a manifestare fino ad oggi per le reliquie di San Paolo VI: a Brescia, per esempio, il Santuario Santa Maria delle Grazie è molto frequentato e meta continua di pellegrinaggi.      

 

 

Fine prima parte.

 

 

 

 

 
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