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Da "La coscienza di Zeno" e dintorni

Mi allontano rapidamente dal tema del precedente post, un tema che per approdare ad una soluzione positiva richiede d’essere in due, per cui cambio argomento.
Devo per forza distrarmi, non ho difficoltà ad ammettere, ahimè, che l’umore viaggia in basso. Il bel tempo odierno mi offre un lieve conforto esteriore, certa malinconia non riesco ad allontanarla dall'anima.
Più ci provo e più mi si appiccica addosso pervicacemente, quasi volesse farmi dispetti di ogni genere. Mi sento sempre più in un limbo in cui fatico a trovar pace e conforto.

Allora..

Alla vita, si sa, manca sempre qualcosa per essere perfetta. Forse è per questo che sotto certi aspetti è bella, attrattiva, impegnativa, piacevole.

...

É il senso di inadeguatezza con il mondo e anche con sé stesso il carattere principale di Zeno Cosini, il protagonista de La coscienza Di Zeno, uno splendido romanzo di Italo Svevo. Inizialmente scompaginò certe regole non scritte della letteratura contemporanea, nel medesimo tempo si amalgamò alla psicanalisi. Un aiuto nei decenni a venire in questa scienza il cui padre, Sigmund Freud, sostenne che avrebbe cambiato la visione del mondo. Così è stato.

Basta ad es. evidenziare l’interpretazione dell’inconscio alla natura sessuale delle nevrosi, dal transfert terapeutico al complesso di Edipo: grazie alla psicoanalisi ci conosciamo tutti un po’ di più.
Tralascio la trama del romanzo, prenderebbe troppo spazio e tempo, preferisco incentrare la mia attenzione sul significato di questo romanzo.

Nel corso della vita può accadere che persone che lavorano duramente riescano ad emergere; altre volte accade di vedere certi ”improvvisati, furbetti” passar davanti, chissà come, eccellendo.

In quel momento scatta in chi mette anima e corpo negli impegni assunti, un senso d’ingiustizia. No, mai cedere all’astio che consuma più del risentimento. Solo lottando si potrà avere la meglio.

I mediocri indossano maschere, alcuni amano il bluff e si sanno vendere, sanno stare ben piantati in questo mondo senza troppi scrupoli. Oggi il valore di una persona inizia ad essere valutato nella sua vera essenza, anche se c’è ancora molto da fare in questo campo.

…

Appartengo alla categoria di quelli che, finché lo hanno esercitato, hanno amato il proprio lavoro al di fuori di particolari mire, quando si fanno cose che trovano spazio nelle convinzioni personali.
Non è stata una vita agevole, ho avuto le mie difficoltà e, dal momento che sono molto pervicace di natura, molte le ho risolte da solo.
Mi son bastate quelle soddisfazioni per sentirmi bene.

Nel mondo dei sentimenti a volte sono un’anima persa, altre volte quando mi accorgo di avere dinanzi la persona “giusta”, do tutto quello che possiedo nel cuore senza pensarci due volte.

Non amo granché quelle persone che tendono ad imporre la propria personalità, le proprie volontà. Una forma di egoismo che non trova giusta via in me, anche se ho spessissimo ceduto in tanti episodi senza farne una tragedia.

A volte divento petulante, rompiballe, anche troppo insistente, pure 'ncazzuso. So di sbagliare, a volte, però la perfezione non è di questo mondo per "nessuno".
A buon intenditor… pauca verba sapientiae.

«Quando ami qualcuno lo ami così com’è, non come vorresti che fosse».
Lo ha affermato Lev Tolstoj. Lo avrei ugualmente accettato se lo avesse pronunciato una persona qualsiasi, un “illustre” sconosciuto: gli avrei dato, gli do e gli darò sempre ragione.