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"La..


..timidezza è una condizione strana dell'anima, una categoria, una dimensione che si apre la solitudine. È anche una sofferenza inseparabile, come se si avessero due epidermidi, e la seconda pelle interiore s'irritasse e contraesse di fronte alla vita. Fra le compagini umane, questa qualità o questo difetto fa parte di un insieme che costituisce nel tempo l'immortalità dell'essere." Così la definì Neruda, naturalmente a modo suo, come un poeta della sua grandezza ha saputo ben esternare. Ai nostri giorni la timidezza, quell’incertezza che - specie da ragazzi - fa sentire inadeguati, l’essere introversi, quella difficoltà nel lasciarsi andare per esprimere la propria personalità senza tema di essere criticati aspramente quando la critica viene recepita come un’offesa o una ferita insanabile, l’insicurezza nei rapporti sociali, interpersonali, quanto pesa ai nostri giorni e quanto fa diventare pessimisti e rinunciatari nel prosieguo della propria vita? E quanta aggressività riesce a scatenare la timidezza stessa in taluni casi, pensando che questo sia l’unico modo per difendersi dal “mondo intero”, quando invece basterebbe avere quel minimo di calma e ragionevolezza “in più” per comprendere che non siamo finiti in un qualsiasi tritacarne, quando siamo noi stessi a pensarlo e a crearcelo? Non è cosa da poco riuscire a vincere quella timidezza in eccesso – un po’ non guasta (come tante altre peculiarità), altrimenti troppa disinibizione crea situazioni ugualmente negative - che spesso potrebbe rendere la vita molto più complicata di quello che realmente non è.Provarci, tuttavia, credo sia assolutamente indispensabile, da soli, ricorrendo a terapie ad hoc, meglio ancora con l’aiuto di chi ci vuole bene, di chi ci ama.. E voi che ne pensate, amici carissimi?