Interpreto

IO NON LO SAPEVO!!! ( NOTIZIA RICAVATA DA FACEBOOK!)


FINALMENTE QUALCUNO SI RIBELLApubblicata da Cinzia Sbardella il giorno sabato 5 giugno 2010 alle ore 11.37L'avete letta questa lettera? Io non guardo più la tv e raramente leggo i giornali convenzionali per questo non avevo avuto modo di apprendere questa notizia... ...E BRAVA, CHI L'AVREBBE DETTO DI VISO D'ANGELO!!!FATELA CIRCOLARE è una bella lettera!!!!!Questa è la versione integrale pubblicata dall'Ansa, indirizzata al direttoreAugusto Minzolini e al Cdr, e per conoscenza al direttore generale della RaiMauro Masi, al presidente dell'azienda Paolo Garimberti e al responsabiledelle Risorse umane Luciano Flussi.Una scelta difficile ma obbligata Maria Luisa Busi lascia il TG1: "Oggi l'informazione del TG1 èun'informazione parziale e di parte""Caro direttore - scrive la Busi - ti chiedo di essere sollevata dallamansione di conduttrice dell'edizione delle 20 del TG1, essendosideterminata una situazione che non mi consente di svolgere questo compitosenza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me -prosegue - una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editorialeche hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa delquale il TG1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita dicredibilità nei confronti dei telespettatori.Come ha detto - osserva la giornalista - il presidente della Commissione diVigilanza Rai Sergio Zavoli: 'la più grande testata italiana, rinunciandoalla sua tradizionale struttura ha visto trasformare insieme con la suaidentità, parte dell'ascolto tradizionale´.Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perchè è un grande giornale. Èstato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Ilgiornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, eraquesta la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche deicolleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro chesono stati emarginati. Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto ilPaese. Il giornale degli italiani.Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale diuna voce sola. Oggi l'informazione del TG1 è un'informazione parziale e diparte.Dov'è il paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devonoaspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coisalari peggiori d'Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andareavanti perchè negli asili nido non c'è posto per tutti i nostri figli?Devono farsi levare il sangue e morire per avere l'onore di un nostrotitolo. E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Unmilione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie.Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? Ei quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprareneanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono icassintegrati dell'Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziendeche chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perchèfalliti? Dov'è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare?Quell'Italia esiste. Ma il tg1 l'ha eliminata.Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la primaelementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel TG1 delle 20, diamospazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grandeprogetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagnainterattiva multimediale.L'Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario mortodella nostra indifferenza. Schiacciata tra un'informazione di parte - uneditoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altrosull'inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato,smentito dai fatti il giorno dopo - e l'infotainment quotidiano: da quantevolte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nellago, alle mutande antiscippo.Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature deiprogrammi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornaledel servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese.Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebberodedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più altoprofilo e interesse generale.Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioniprofessionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, unaconduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto.Nell'affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che vienericollegata la notizia. È lui che ricopre primariamente il ruolo di garantedel rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori.I fatti dell'Aquila ne sono stata la prova.Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo algrido di vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di fiducia checi ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. È quello cheaccade quando si privilegia la comunicazione all'informazione, la propagandaalla verifica.Ho fatto dell'onestà e della lealtà lo stile della mia vita e della miaprofessione. Dissentire non è tradire. Non rammento chi lo ha dettorecentemente. Pertanto:1) respingo l'accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le criticheche ho espresso pubblicamente - ricordo che si tratta di un mio dirittooltre che di un dovere essendo una consigliera della FNSI - le avevo giàmosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con spirito dileale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro lacircolazione delle idee e la pluralità delle opinioni costituisca unarricchimento.Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma è palese che non c'èpiù alcuno spazio per la dialettica democratica al TG1. Sono i tempi delpensiero unico. Chi non ci sta è fuori, prima o dopo.2) Respingo l'accusa che mi è stata mossa di sputare nel piatto in cuimangio. Ricordo che la pietanza è quella di un semplice inviato, che chiedesemplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti eonesti.E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla Rai,lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a presentare leloro conventions, ritenendo che un giornalista del servizio pubblico nondebba trarre profitto dal proprio ruolo.3) Respingo come offensive le affermazioni contenute nella tua lettera dopol'intervista rilasciata a Repubblica, lettera nella quale hai sollecitatoall'azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti: mi haiaccusato di `danneggiare il giornale per cui lavoro´, con le miedichiarazioni sui dati d'ascolto. I dati resi pubblici hanno confermatoquelle dichiarazioni.Trovo inoltre paradossale la tua considerazione seguente: 'il tg1 darà contodelle posizioni delle minoranze ma non stravolgerà i fatti in ossequio acampagne ideologiche´. Posso dirti che l'unica campagna a cui mi dedico èquella dove trascorro i week end con la famiglia. Spero tu possa direaltrettanto.Viceversa ho notato come non si sia levata una tua parola contro la violentacampagna diffamatoria che i quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanalePanorama - anche utilizzando impropriamente corrispondenza aziendale a mediretta - hanno scatenato nei miei confronti in seguito alle mie critichealla tua linea editoriale. Un attacco a orologeria: screditare subito chidissente per indebolire la valenza delle sue affermazioni.Sono stata definita 'tosa ciacolante - ragazza chiacchierona - cronistasenza cronaca, editorialista senza editoriali' e via di questo passo.Non è ciò che mi disse il Presidente Ciampi consegnandomi il Premio SaintVincent di giornalismo, al Quirinale. A queste vigliaccate risponderà il miolegale. Ma sappi che non è certo per questo che lascio la conduzione delle20.Thomas Bernhard in Antichi Maestri scrive decine di volte una parola che amomolto: rispetto. Non di ammirazione viviamo, dice, ma è di rispetto cheabbiamo bisogno.Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per ilpubblico, per la verità. Quello che nutro per la storia del TG1, per la miaazienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori,nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti ildovere.