Creato da SeFossiMichelle il 11/03/2007

Tracce di rossetto.

Emozioni, sentimenti, esperienze di vita a confronto, sotto la lente d'ingrandimento della memoria.

 

 

Falcone, Borsellino e TUTTE le vittime di mafia domani camminano con noi...

Post n°9 pubblicato il 20 Marzo 2007 da SeFossiMichelle

Fin da bambino avevo respirato giorno dopo giorno aria di mafia, vioenze estorsioni, assassinii. C'erano stati poi i grandi processi che si erano conclusi regolarmente con un niente di fatto.La mia cultura progressista mi faceva inorridire di fronte alle bruutalità, agli attentati, alle aggressioni; guardavo a Cosa Nostra come all'idra dalle sette teste:qualcosa di magmatico, di onnipresente e invincibile, responsabile di tutti i mali del mondo: Avevo letto anche di Cesare Mori, il "Prefetto di ferro" inviato da Mussolini a dare il colpo di grazia all'organizzazione mafiosa, e il sociologo Henner Hess.
Nell'atmosfera di quel tempo respiravo anche una cultura che negava l'esistenza della mafia e respingeva quando vi faceva riferimento. Cercare di dare un nome al malessere sociale siciliano equivaleva ad arrendersi agli .La confusione regnava sovrana: da una parte chi diceva TUTTO E' MAFIA, dall'altra chi sosteneva LA MAFIA NON ESISTE. Tutto in un contesto, per dirla con Sciascia, di attentati, assassinii, avvenimenti gravissimi, che hanno scandito la mia formazione.
[...]Mi sono fatto le ossa a Trapani come sostituto Procuratore. La mafia è entrata subito nel raggio dei miei interessi professionali con uno dei grandi processi del dopoguerra. Dieci assassinii e la mafia di Marsala dietro le sbarre. Mi indicarono un armadio pieno di pratiche, dicendomi. "Leggile tutte!". Era il novembre 1967 e puntuali come un orlogio svizzero cominciarono ad arrivarmi cartoline con disegni di bare e croci. E' una cosa che tocca agli esordienti e non ne rimasi colpito più di tanto.
Il tuffo improvviso nell'universo di Cosa Nostra è stato appassionante, intenso, formativo. La mia curiosità per la mafia, già forte, aumentò nel corso delle indagini".
GIOVANNI FALCONE, in collaborazione con Marcelle Padovani, "Cose di Cosa Nostra", Rizzoli, 1991, pagg. 39-40.
Con la passione e la curiosità di Giovanni Falcone, finalizzate a contrastare Cosa Nostra e i suoi mille tentacoli radicati nel tessuto sociale, questa sera rinnovo l’impegno civico che tutti dobbiamo assumerci per DIRE NO ALLA MAFIA E A TUTTE LE MAFIE.
CHI PUO’, DOMANI PARTECIPI ALLA GRANDE MANIFESTAZIONE DI POLISTENA, CONTRO L’NDRANGHETA CALABRESE E CHI NUON PUO’ ADERISCA IDEALMENTE, FACENDO PROPRIE LA PASSIONE E LA CURIOSITA’ CHE HANNO ANIMATO LA VITA DEI MAGISTRATI CHE HANNO SACRIFICATO SE STESSI IN NOME DI VALORI SUPREMI, QUALI LA GIUSTIZIA E LA LIBERTA’.

“Si muore generalmente perchè si è soli o perchè si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perchè non si dispone delle necessarie alleanze, perchè si è privi di sostegno.
In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere”
GIOVANNI FALCONE

 
 
 

Cercasi finale per racconto incompiuto.

Post n°8 pubblicato il 19 Marzo 2007 da SeFossiMichelle

immagine“Solo due cose ti chiedo di restituirmi: la chitarra e tutte le lettere che ti ho scritto in questi anni”. Questo l’epilogo di una storia d’amore durata otto anni.immagine

immagineimmagine

Debora esigeva la restituzione di ciò che le era appartenuto, più di ogni altra cosa, più dei sentimenti che l’avevano ancorata a Fabrizio in un legame assoluto, totalizzante. La chitarra rievocava la sua adolescenza, trascorsa a studiare di notte, per dedicare interi pomeriggi alle esercitazioni al Conservatorio e alle corse lungo la cinta muraria con il suo indimenticabile Learco, splendido esemplare di maremmano, deceduto, ormai vecchio decrepito,  due anni prima.immagine

immagineLe lettere, invece, erano state una parte considerevole del suo mondo interiore e avevano scandito, giorno per giorno, gli umori, le gioie, gli affanni, i ripensamenti, gli ostacoli, i tradimenti di un amore, che si era logorato, fino a spegnersi, fino a negare se stesso...immagine

Giunta a questo punto del racconto che stavo per scrivere, sono stata travolta da un'ondata di gioia e di esultazione per la liberazione, lungamente attesa, del giornalista italiano DANIELE MASTROGIACOMO.immagine

L'euforia ha messo a tacere l'ispirazione che mi aveva precedentemente colta. Il racconto resta INELUTTABILMENTE INCOMPIUTO. Se qualche anima pia volesse darmi uno spunto, un barlume di idea, la mia modesta imbarazione, ancora in balia dei flutti di una violenta mareggiata, potrebbe recuperare la rotta e col vento in poppa giungere in porto sicuro.immagineimmagine

Amici, come posso proseguire il racconto? Aiuto! Vi ringrazio anticipatamente.immagineimmagine

 
 
 

Quella notte a 120 km all'ora...

Post n°7 pubblicato il 18 Marzo 2007 da SeFossiMichelle

Quel giorno, per prima cosa, vidi uno spesso strato bianco, che incorniciava il bordo della finestra del reparto, dove ero stato ricoverato.


Era proprio neve, quella che si era depositata ai lati della finestra, dalla quale vedevo scorrere la vita.


Fuori da quel vetro si apriva ai miei occhi un paesaggio da fiaba: le maestose fronde degli abeti, in cortile, erano appesantite da una coltre bianca di neve.
Alcuni merli si insinuavano fra i rami di una pianta arbustiva per cogliere qualche bacca rossa, che creava un contrasto cromatico con il manto bianco, che avvolgeva ogni cosa.


Quei merli leggiadri, nel loro volo affannoso alla ricerca di cibo, mi riportarono alla realtà, alla chiara consapevolezza che un tragico incidente, qualche mese prima, mi aveva spezzato le ali…


Subito mi resi conto del dramma che si era consumato nel mio corpo. Uscito da un lungo sonno che, mi dissero, si era protratto per 72 giorni, il mio letto d’ospedale era la mia trappola, era l’inizio del mio calvario.


Accennai un sorriso a Katia, la mia fidanzata, che raggiante si era protesa verso di me per baciarmi, per darmi il bentornato, dopo tanto tempo.
Alzai, con uno sforzo immane, il braccio destro, dal quale scorrevano in un intreccio vorticoso tubicini e liquidi vari, così per salutare babbo e mamma che, fuori dalla porta abbozzavano un sorriso trionfante.


Ma le gambe erano state sopraffatte dal sonno di Lete…


Non si risvegliarono mai più… Osservando il volo di quei merli, fuori dall’ospedale, ebbi la consapevolezza che quel lungo sonno mi aveva portato via le ali, per sempre.
In una rapida successione di ricordi e sensazioni, la mia mente fu rimbalzata a quel venerdì sera, quando i miei progetti e le mie speranze per il futuro si schiantarono a 120 Km/h contro un platano della provinciale.
La mia “Brava” si era accartocciata dopo l’impatto, lacerandomi la pelle, procurandomi una piccola anticamera della morte.


Il mio cuore resistette alla tragedia, ma le mie gambe cessarono di vivere. Da allora continuo ad interrogarmi sulla sorte crudele che si è abbattuta su di me, tarpandomi le ali.


Non voglio più combattere, non voglio più essere oggetto di ortopedici e fisioterapisti, che mi promettono quella redenzione, che non potrò mai conseguire.
Le mie gambe sono morte per sempre, insieme ai miei progetti, il mio cuore si è inaridito, non sussulta per un’emozione, che ormai nulla può procurargli.


Ciò che ho scritto di getto su questa pagina bianca e che ancora mi ricorda la neve, che avvolgeva tutto il paesaggio attorno a me, dopo il risveglio dal coma, riassume il disagio profondo della mia condizione di chi respira, senza vivere.


A chi ama il brivido della velocità e crede, come ne ero convinto io, di essere più scaltro a governare la propria auto, vorrei lasciare il mio testamento morale: se si prova, solo per un giorno, ad osservare lo scorrere della vita fuori dalla finestra, si scopre quanto sia inutile condurre un’esistenza inanimata…

RACCONTO ISPIRATO AD UNA STORIA REALMENTE ACCADUTA, COME TUTTE QUELLE CHE INSANGUINANO LE NOSTRE STRADE DURANTE I FINE SETTIMANA.immagine

 
 
 

Contro tutte le mafie.

Post n°6 pubblicato il 17 Marzo 2007 da SeFossiMichelle

immagineRingrazio l'amica Marea per la divulgazione della locandina che allego anche al mio Blog. Ciascuno di noi, sensibilizzando l'opinione pubblica o partecipando ad iniziative e manifestazioni mirate a contrastare la mafia e la sua rete di omertà, compie un gesto di grande impegno civico e senso di responsabilità. Chi può il 21 marzo partecipi alla manifestazione contro l'ndrangheta calabrese e contro tutte le mafie. Uniti si vince. Grazie anche al vostro TAM TAM.

 
 
 

Bulimia e anoressia.

Post n°5 pubblicato il 17 Marzo 2007 da SeFossiMichelle

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“Ma che roba leggi?”, esclamai il giorno di ferragosto alla mia vicina d’ombrellone, che non staccava mai lo sguardo dal libro, che stava voracemente fagocitando.

 

Certa, in cuor mio, che si trattasse di una delle innumerevoli pubblicazioni, rivolte esclusivamente al pubblico femminile, lasciai intendere alla mia amica di non essere affatto interessata alla lettura di una delle tante pruriginose storie di sesso, soldi e adulteri vari, che pullulano nelle edicole.

 

Con mia grande meraviglia, viste le insistenze dell’amica, che aveva acquistato nella più popolare libreria di Milano Marittima il libro, divenuto poi l’oggetto del contendere, ho scoperto che JAMIMA J., UN AMORE NELLA RETE, altro non è che un concentrato dei mali e dei pericoli, intrinseci nella realtà quotidiana del terzo millennio.

 

Il romanzo, edito in Italia per Sperling Narrativa Paperback nel 2001, non si caratterizza affatto per contenuti leggeri e scontati, ma anzi, scava nella complessa e conflittuale interiorità di una giovane donna obesa, emarginata dalle sue coinquiline petulanti, oserei dire, opportuniste ed anoressiche e sfruttata sul posto di lavoro per il suo straordinario talento di brillante cronista, ma relegata al semplice ruolo di articolista.

 

Spassosissime, benchè inclementi sono le pagine di apertura del romanzo, dalle quali trapelano tutte le ansie e le frustrazioni della protagonista Jamima, la quale sfoga il suo perenne complesso di inferiorità sfogliando, durante le pause alla redazione del KILBURN HERALD, le riviste patinate con top-models mozzafiato, ingurgitando al contempo ogni ben di dio, dai panini imbottiti di strati plurimi di formaggio, alternato a carne, wurstels e salse, sino alle paste stracolme di crema e panna montata e per finire con le immancabili barrette di cioccolato al latte.

 

Sotto il suo mastodontico peso, la goffa protagonista trascina la propria esistenza tra l’ufficio, i bar e supermercati, dove non resiste ad alcuna tentazione alimentare ed il letto, dove la immaginiamo ogni sera con la sua elefantina prestanza, sgranocchiarsi patatine ed arachidi, come ammazza-tempo, davanti alla TV, mentre le antipatiche, cinguettanti coinquiline, caracollando sui loro tacchi a spillo, escono, raccomandandosi che faccia la brava (vale a dire che non tocchi più cibo, almeno sino all’indomani).

 

A stravolgere e a sconvolgere la routine della nostra protagonista londinese sarà un incontro casuale in chat con Brad, un intrigante giovanotto americano, amante del fitness, nonchè proprietario di una rinomata palestra di Los Angeles.

 

Jamima scopre, giorno per giorno, davanti allo schermo impersonale del p.c. di aver incontrato l’uomo della sua vita, di sfolgorante bellezza e di straordinaria sensibilità.

I problemi cominciano quando la nostra simpatica cicciona deve ricambiare la cortesia di Brad, inviandogli una sua foto.

 

Il romanzo, sino a questo momento narrato in prima persona, con scorci pieni di brio e auto-ironia, assume via via i contorni di una narrazione drammatica, che fa da cornice alla metamorfosi di Jamima.

A Los Angeles la protagonista giungerà con più di 50 kg in meno, ma le vere sorprese non sono ancora cominciate.

 

Un libro di pungente, spietata attualità, sempre a mezza viatra l’apparire e l’essere, che mette a nudo tutte le fragilità dell’uomo con le sue perenni contraddizioni.

La creazione di un’identità artefatta, cioè quella che si può offrire di se stessi attraverso una conversazione virtuale in chat e la fatica di essere magri e belli a tutti i costi sono temi di scottante attualità, che l’autrice mette in luce senza finti pudori.

 

Si tratta certamente di un libro che appassiona e coinvolge, perchè il lettore o la lettrice coglie anche solo in parte, vizi e virtù, sogni ed aspettative della propria realtà quotidiana.

 
 
 

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