Per me

Considerazioni che non scriverò nel Forum


Sono una cattolica di "fede laica", anticlericale, ma non del tutto, e sono stata sempre contraria a crete posizioni del Papa su questioni che riguardano le ingerenze nella vita degli uomini, ma è propria della struttura stessa della Chiesa cattolica quest'ingerenza, che impone con il suo Magistero.Dico la verità, pur dissentendo su certe posizioni, mi è dispiaciuta la sua dipartita, e ancor di più il modo come è stata presentata, il suo calvario, i mass media, la gente che approfittava delle telecamere per salutare a casa..che gente rivoltante, neanche in questi momenti è stata assente la mania di protagonismo...Avrei voluto dire tante cose nel Forum, ma ho avuto un'educazione che mi ha formato intellettualmente e moralmente e che mi ha dato come base dei determinati principi:sentimenti di riguardo verso la dignità altrui, tolleranza, considerazione, deferenza, rispetto verso Persone, Esseri Umani.Non ho commentato critiche, ma qui sì, questo è uno spazio mio e posso farlo....Carlo Brunori, Consiglio Direttivo di N.G.Pur rispettando il dolore per la morte dell’uomo Wojtyla, non può passare inosservata la totale assenza di voci di dissenso nei confronti della visione spettacolarizzata del Papa morente che ci è stata esibita con cinismo mediatico dalle gerarchie vaticane e riproposta ossessivamente da tutti i media. Altrettanto azzerate appaiono le critiche nei confronti di questo papato. Eppure in questi 27 anni la sua chiesa, in tutti gli organismi e conferenze internazionali dedicati al problema della sovrappopolazione, si è particolarmente distinta per il caparbio e “disumano” rifiuto della regolazione delle nascite, contribuendo così all’esplosione demografica. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: sterminio per fame di milioni di bambini e “condanna” all’aborto clandestino di milioni di donne nel 3° mondo, guerre territoriali, disoccupazione di massa, disastri ambientali, genocidi ( Ruanda ecc.), deforestazioni forsennate, migrazioni disperate, ecc. All’elenco di queste tragedie che i fondamentalisti cattolici ma anche islamici hanno concorso a scatenare, si potrebbe aggiungere anche la tragedia del lavoro minorile con i suoi milioni di piccoli schiavi oltre al dramma di dover, alla fine, essere costretti a ricorrere al nucleare, perché la produzione d’energia necessaria ad una popolazione quadruplicata in un secolo non può essere assicurata dai soli combustibili fossili.Meno cruente ma non meno gravi sono state le responsabilità di Wojtyla per il suo sprezzante rigetto del dissenso interno: teologi e fedeli della Chiesa Romana e d’altre chiese cristiane da decenni chiedono di esimere i preti dal celibato, fonte d’innumerevoli scandali e misfatti sessuali. Ma egli ha sempre risposto: “ Dio non vuole ”, evidenziando sempre il binomio sessuofobia – dogmatismo e una personalità totalitaria. Tuttavia le responsabilità personali di questo papa, rispetto alle tante tragedie, appaiono secondarie dal momento che il vero problema risiede nella struttura stessa della chiesa cattolica che ripone ogni potere nella figura del pontefice, infallibile per dogma, cui spetta sempre ed esclusivamente la parola finale su qualsiasi tipo di messaggio. Dipende quindi dal papa, dalla sua cultura, dal contesto storico e politico in cui è vissuto e vive, dal suo carattere, umore e perché no, anche dallo stato di salute fisica e mentale, l'emanazione di direttive e provvedimenti che dietro l'insindacabile premessa dell'ispirazione religiosa (spirito santo operante) incide, di fatto, profondamente sulla vita politica e sociale di centinaia di milioni di persone e quindi sull'intera umanità.La storia ci ha insegnato quanto spesso i papi non siano stati né equilibrati né lungimiranti: Giovanni Paolo II° non ha fatto eccezione. E non farà eccezione nemmeno il prossimo.Comunicato sulla morte di Karol Wojtyladell'UAAR Giovanni Paolo II è morto: con la sua scomparsa i cattolici perdono la loro attuale guida. Gli atei e gli agnostici rispettano il loro dolore per la morte dell’uomo Wojtyla. Il suo ruolo di papa, tuttavia, non può, non deve essere confuso con la sua umana sofferenza, come a doverne stemperare i limiti istituzionali nella pietas umanitaria.Giovanni Paolo II è stato un papa che molti cattolici, non tutti, hanno giudicato grande, dimenticandone gli umani errori. Karol Wojtyla è stato anche un papa che ha riportato la Chiesa cattolica a un’era preconciliare, a una sfrenata prassi canonizzatrice, discutibile anche per i modelli di santità proposti ai fedeli (Escrivá, Carlo I, padre Pio, Stepinac, Pio IX). Un papa attentissimo alle forme di comunicazione, anche quando ha chiesto scusa (a Dio, non alle vittime) per gli errori dei figli della Chiesa, mai per gli errori della Chiesa cattolica, da lui considerata una società perfetta. Una Chiesa cattolica chiusa nei confronti di nuove realtà come l’eutanasia, il controllo delle nascite, la prevenzione dell’AIDS, le unioni di fatto, i diritti dei gay. E per contro orgogliosa nel rivendicare privilegi secolari, attraverso un nuovo interventismo politico di cui il nostro Paese è purtroppo stato il principale destinatario. Interventismo che spesso ha assunto la forma dell’ingerenza e ha trovato nelle istituzioni repubblicane un interlocutore disposto ad assecondare il clero oltre i limiti dettati dalla laicità dello Stato.Gli atei non dimenticano come Giovanni Paolo II abbia sempre considerato l’ateismo un banale sinonimo di comunismo, e abbia più volte equiparato l’apostasia alla degradazione morale. Valga per tutte l’affermazione contenuta nell’enciclica Centesimus Annus: «La negazione di Dio priva la persona del suo fondamento». Un fondamento che,a suo dire, avrebbe invece l’embrione. Ma si ricordi anche quando, nella famosa omelia di “Confessione dei peccati”, inserì l’ateismo tra «i mali di oggi». Affermazioni, riportate a puro titolo esemplificativo, che non possiamo facilmente sottacere. Affermazioni che i mass media, per completezza d’informazione, dovrebbero riproporre: anche in queste ore di lutto per il mondo cattolico.IL PAPA STA MORENDO IN VATICANO ED UN COMMENTO SI IMPONEsabato 02 aprile 2005 , di Alessio De Giorgi (direttore di gay.it)Addio Giovanni Paolo IIBisogna portare a chi, dopo una lunga sofferenza, sta morendo. In qualche modo questo grande evento collettivo, mondiale, di profondo cordoglio per la sua morte, tocca tutti noi, gay e lesbiche, cattolici, di altre confessioni od atei.Ma questa morte, il rispetto che di fronte a questa è dovuto e anche una certa reverenza per una persona che ha segnato profondamente la storia dell'umanità dell'ultimo quarto di secolo, non può farci tacere rispetto al ruolo che il suo pontificato ha avuto nella vita concreta delle lesbiche, dei gay, dei bisessuali e delle persone transessuali del pianeta.Non riesco neppure oggi, neppure di fronte alla morte, dimenticare chi è questo signore polacco che si sta spegnendo nelle stanze del Vaticano. E il fatto di essere bombardato, io come tutti voi, da telegiornali e giornali che non riescono minimamente a parlare d'altro e che lanciano continue e patinatissime agiografie su di lui, mi impedisce ancor di più di tacere.Questo Papa lo ricordo certamente come un grande artefice della pace mondiale, un grande mediatore, una persona spesso al fianco dei più poveri e un po' meno a fianco dei potenti (Pinochet a parte), uno che ha sfidato l'Unione Sovietica e quello che quell'impero rappresentava e che nella distruzione di quella dittatura ha avuto un ruolo non secondario, uno che ha abbracciato tante persone sieropositive, anche se con quell'atteggiamento pietistico e compassionevole che non è facile, da laici, condividere.Ma non posso non ricordarlo come il papa più omofobo di tutti i tempi, quello che ha sbattuto la porta in faccia nell'anno del Giubileo al 5% della popolazione mondiale, unica categoria non accolta quell'anno e la cui manifestazione è stata apertamente osteggiata, quello che ha dato il via ad una caccia alle streghe senza fine nella Chiesa mondiale ai preti ed alle suore omosessuali, quello che ha occultato lo scandalo della pedofilia nella Chiesa statunitense, quello che ha condotto una battaglia senza tregua contro qualsiasi riconoscimento delle coppie dello stesso sesso, quello che ha messo il veto alla risoluzione dell'ONU contro la penalizzazione dell'omosessualità anche con la pena di morte in molti paesi del mondo, quello che si è circondato di alcuni personaggi (come quel Ratzinger che oggi La Repubblica dice potrebbe pure diventare papa) che semplicemente ci vedrebbero di nuovo bruciati sul rogo, come facevano un tempo proprio nelle terre in cui abito, quello che ha lasciato che l'AIDS fosse intesa come giusta punzione divina contro le aberrazioni sessuali degli uomini gay, quello che in nome del rispetto della vita (ovviamente vita di quelli che hanno ancora da nascere, non di quelli che vivono) ha impedito l'utilizzo del preservativo in molti paesi poveri del mondo, aiutando così che l'epidemia si espandesse a larghissime parti della popolazione.Come giustamente commenta stamani John Gallagher su Planetout.com, grazie a lui, l'omosessualità è entrata nella top ten dei mali della modernità da combattere. Questo posizionamento era dovuto alle sue esperienze. Come giovane, ha visto l'occupazione nazista della Polonia. Come vescovo e poi come cardinale, ha resistito alla repressione di un regime comunista. Una volta che il comunismo è caduto, qualcos'altro ha dovuto prendere il posto nei mali da combattere. E noi, con le nostre rivendicazioni, con la nostra chiamata di dignità e diritti, eravamo lì, pronti, a colmare quel vuoto.Non riconoscergli questo ruolo, anche in questo momento in cui merita profondo rispetto per la morte che lo sta raggiungendo, non sarebbe giusto per le tante ed i tanti che hanno sofferto e stanno soffrendo a causa sua.