Per me

VIAGGIO NEL CUORE DI NAPOLI …


Quando nel 1442 la corona del regno di Napoli fu cinta da Alfonso d’Aragona detto il Magnanimo. Questo re mecenate si insediò in Castel Nuovo ma non era certo re da accontentarsi e quindi come primo provvedimento fece ristrutturare la sua residenza.Fu aggiunta una quinta torre, furono rinforzati i basamenti e le merlature, poichè le bombarde erano divenute di grosso calibro. Attraverso l’intervento di maestri spagnoli, primo fra i quali Guglielmo Segrera, anche gli ambienti interni furono profondamente rimaneggiati secondo il gusto catalano e resi a tal punto sontuosi che Enea Silvio Piccolomini, il futuro pontefice Pio II, paragonò il complesso addirittura alla regia di Dario. La sala maggiore è un miracolo di statica architettonica, alta una trentina di metri, che presenta una copertura a costoloni, i quali partendo dal centro, si congiungono elegantemente alle solide mura perimetrali. Questa sala è detta dei “Baroni” perché nel 1486 Ferrante d’Aragona, figlio di Alfonso, vi riunì tutti i baroni del regno (che gli facevano la fronda) con il pretesto di una festa di “riconciliazione”; dopo di che, sbarrate le porte li fece arrestare tutti. Alfonso volle lasciare un messaggio ai posteri che fosse visibile, a ricordo del suo ingresso in città, fece erigere un arco di trionfo. Collocato all’ingresso del castello quasi a spezzarne l’impressionante mole. L’arco è un monumento che presenta vari rimanegiamenti, dal 1448 il progetto venne affidato a Guglielmo Sagrera che manteneva ancora l’arcata di stile gotico, come illustrava un disegno del Pisanello, venne poi modificato in corso di costruzione nel 1452/1466. L’arco Aragonese insieme con la più vecchia Porta Capuana è un raro esempio di architettura rinascimentale, ideato in uno schema classicheggiante. Due ampi fornici a tutto sesto sovrapposti (idea albertiana) fiancheggiati da colonne corinzie e coronati da una lunetta a volute di gusto veneto-lombardo. Ricca di motivi ispirati agli archi di trionfo romani. Nel fregio mediano, il  trionfo di Alfonso e nei rilievi all’interno con la partenza  per la guerra e il Ritorno del re vittorioso ancora una volta il riferimento alla scultura imperiale romana con “profectio” e “adventus” delle vittorie mentre al repertorio Medievale appartengono le personificazoni delle virtù: Giustizia, Temperanza, Fortezza, Prudenza; nelle nicchie in quelle più in alto c’è l’Arcangelo Gabriele in atto di colpire il demonio. Negli antichi documenti, al cantiere dell’arco, figurano dal 1453 il lombardo Pietro da Milano, e il dalmata Francesco Laurana, Paolo Romano. Ma al Laurana spetta probabilmente il progetto d’insieme. F. Laurana nato presso Zara 1430 e morto in Francia 1502 autore certo della statua della Giustizia e del Re tra i soldati, dove l’elemento prospettico è chiaro e si nota il carattere tipicamente lombardo, fatto di realismi e durezza del modellato accanto a forme pienamente rinascimentali, che fanno supporre una sua esperienza nell’Italia centrale. Ciò non fa altro che sottolineare l’importanza del Regno di Napoli durante il regno di Alfonso; senza dimenticare che presso la sua corte sorse l’Accademia Pontaniana, intorno alla quale si radunavano i migliori ingegni del meridione, facendo della città una portale di comunicazione tra l’occidente e l’oriente sul piano commerciale e culturale.