Per me

L'Aikido e il masochismo degli italiani...


Esiste anche una disciplina marziale, l'Aikido (che ho praticato per autodifesa, visto il mio lavoro), che è profondamente impregnata del senso di ricerca della verità, non per vincere ma per conoscere e quindi vincere insieme all'avversario, ovverosia migliorare l'avversario nel vincerlo. Chi pratica l'Akido sa che non è bene voler combattere, e che la persona saggia ed equilibrata non sente il bisogno di farlo, anche se ne avrebbe voglia. Chi vuole combattere, al contrario, lo fa perché spinto da passioni dettate da fraintendimenti o di ignoranza, lo fa perché non ha un quadro chiaro di sé e di sé in rapporto al mondo, lo fa perché probabilmente ha torto, e quindi si trova nella poszione più debole.Chi attacca si muove in modo veloce e prende posizioni poco stabili per portare il colpo. Se chi ha torto attacca (perché chi ha ragione non ha motivo di attaccare), l'Aikido lo ferma con delle mosse di sbilanciamento che rivolgono verso l'attaccante la forza che egli usa, non ostacolandola ma assecondandola. Trovo molto bello il significato morale di questo punto:  chi muove violenza è destinato alla sconfitta perché non rispettoso della verità. Se invece di combattere si riflettesse, non vi sarebbero tensioni. E l'unico a farsi male in Aikido è l'aggressore, perché più l'attaccante usa violenza, più certa sarà la sua sconfitta.Su un piano ideale, l'Aikido istruisce l'aggressore, dandogli una lezione di vita circa l'importanza di non farsi muovere dalle passioni, che conducono alla violenza, che conduce a mordere la polvere.L'idea della necessità di non combattere in Aikido è talmente forte, per quanto ne so, che questa è l'unica disciplina a non prevedere gare, ma solo dimostrazioni simulate. Questo perché, visto lo spirito di affermazione della verità che caratterizza l'Akido, nessuno dei due atleti potrebbe mai attaccare per primo. Se lo facesse, verrebbe sconfitto.Ed ora al masochismo degli italiani. Cosa fare? Non lo so, ma le parole che vi ho appena scritto, le metafore che utilizzo per analizzare i fatti, sono la base a partire dalla quale in passato anche io mi sono posta la domanda del che fare. Nella pratica non ho la risposta, ma nella teoria credo che quella possa forse essere la via. Come in Aikido non si contrasta la violenza dell'avversario, ma la si asseconda sbilanciandolo perché egli possa conoscere le conseguenze dei suoi gesti, così bisognerebbe forse permettere agli italiani di conoscere loro stessi trovando vie che permettano di far loro provare le conseguenze di quel che stanno facendo. La guerra è qualcosa di terribile, ma la reazione del mondo che portò alla distruzione dell'italia ed allo smembramento della germania nazifascista può essere vista, per molti versi, come espressione di un sistema fisico che cerca di nuovo una condizione stabile reagendo all'instabilità che si è verificata al suo interno. Chi vuole combattere non può mai vincere. Come fanno dire a Gandhi nel film, alla fine i dittatori cadono, sempre, ed Hitler e Mussolini rimasero vittima delle conseguenze tragiche della violenza che credevano di poter controllare. L'italia non è cambiata da allora, e persiste il suo essere antropologicamente autoritaria e fascista. Occorrerà trovare un modo perché questa verità risalti, nell'interesse soprattutto della collettività italiana. Occorrerà trovare un modo di sbilanciare l'italia ora nel poco, perché poi potrebbe essere più dura. Forse si potrebbe far sì di mettere l'italia (cioè i suoi rappresentanti) in condizioni di dover rivendicare ciò che hanno fatto qui. E' possibile attivare qualche iniziativa in sede europea perché l'italia debba rendere conto dell'assenza di laicità al proprio interno? E del fatto che le massime autorità dello stato hanno invitato i cittadini a non votare? L'hanno fatto, ne siano orgogliosi fino in fondo. Spieghino al mondo le proprie ragioni.