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RILANCIARE IL VENETO. CON AN SI PUO’


È una delle punte di diamante delle liste di Alleanza nazionale e non soltanto di quelle venete. Maurizio Castro ha 51 anni e un curriculum vitae da far invidia a molti grandi manager nazionali e internazionali: responsabile delle relazioni esterne di una multinazionale come la Electrolux, a lungo nel mirino dei terroristi tanto che è ancora sotto scorta, ora è passato all'amministrazione pubblica ed è direttore generale dell'Inail (carica dalla quale si è autosospeso quando ha accettato la candidatura per An alla Camera nella circoscrizione Veneto 2, quella che comprende Treviso, Venezia e Belluno). Alla pratica ha sempre abbinato anche la teoria, studiando a lungo i problemi del lavoro, tanto che alcune delle idee di base della legge Biagi sono state il frutto dell'elaborazione di sue proposte: «È una legge che per me è positiva e non soltanto perché è legata al nome di un amico che è stato ucciso». I sindacati hanno criticato spesso, anche pesantemente, le sue idee in tema di lavoro. «Io credo che organizzazioni sindacali moderne siano fondamentali per lo sviluppo del Paese. Credo anche che debba essere superata la fase della contrattazione nazionale e si debba passare alla contrattazione aziendale o territoriale». Pochi giorni fa Berlusconi ha attaccato frontalmente il presidente di Confindustria Montezemolo. «Non si può mettere in discussione la rappresentatività di chi è stato eletto a una carica, come Montezemolo. Questo non toglie che si possa parlare degli argomenti dell'uno o dell'altro: a me piace il metodo della discussione più che quello delle difese d'ufficio basate sull'appartenenza a uno schieramento». Perché un manager come lei ha deciso di scendere in politica? «Ho accettato la proposta di Gianfranco Fini e di Alberto Giorgetti per poter dare il mio contributo a un obiettivo: che il Veneto torni a essere propulsivo nell'economia dell'Italia. Oggi scegliere la modernizzazione significa scegliere An». E qual è la strada per far sì che il Veneto torni ad avere quel ruolo propulsivo? «È il riposizionamento nei segmenti produttivi a più alto valore aggiunto. L'economia del Veneto deve rimanere nel manifatturiero, nel tessile, nel legno, nella meccanica fine, ma deve trasformarsi in quella direzione». Gli imprenditori veneti sembrano invece aver preferito la strada della delocalizzazione. «La delocalizzazione è una scorciatoia che non paga, tanto più ora con l'evoluzione che stanno avendo i mercati dell'est». Molti industriali hanno delocalizzato anche perché non reggevano la concorrenza di nuovi mercati, come quello cinese. «Sono convinto che la libera concorrenza sia tale soltanto se c'è una fair competition. Il vantaggio competitivo non può venire dal mancato rispetto delle regole fondamentali del mercato del lavoro e della dignità dei lavoratori, per questo sono favorevole a un dazio etico contro chi viola quelle regole». Che cosa potrà fare da deputato per aiutare l'economia veneta? «Lo sviluppo deve essere accompagnato da un'adeguata politica industriale: il Veneto può diventare come la Baviera o la Catalogna ma non può essere abbandonato né alla libera iniziativa degli imprenditori né all'assistenzialismo esasperato. È necessario anche modernizzare la pubblica amministrazione, senza che questo significhi contenimento coattivo delle risorse, perché è un fattore fondamentale per il rilancio delle imprese». Nel Veneto, e a Treviso in particolare, è però stata la Lega Nord a rappresentare finora una parte rilevante del mondo produttivo. «Ho grande rispetto per la Lega e per la sua capacità di intercettare le pulsioni della società veneta, ma la sua è una proposta di nicchia, che ha bisogno di un'identità nazionale , di essere trasformata in quella spinta propulsiva che An può dare». Lei è praticamente certo dell'elezione. Al suo fianco c'è Selva, che non è altrettanto sicuro. Castro si gira verso Giorgetti, veronese e intenditore di vini: «Scommetto una bottiglia di Amarone Castellini che Selva sarà eletto. E non si tratta di una scommessa economicamente inconsistente, credetemi...». (da il Gazzettino di Treviso di venerdì 10 marzo 2006)