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Post N° 1011


Da Treviso parte la spallata al Governo Prodi«Né compagne, né compagni...». La star della piazza delle partite Iva è lui, Mario Pozza, felice e orgoglioso di potersi rivolgere a una platea che, nel cuore di Treviso, almeno una volta non è quella delle bandiere rosse. Lo dice l'applausometro che Pozza è la star. Se non altro perché nella piazza il colore dominante è il blu: quello delle bandiere degli artigiani della sua Confartigianato. Forse i più duri e puri del popolo delle partite Iva. Sicuramente quelli più organizzati e meno timidi. I più disponibili a trascinare e ad essere trascinati. E Pozza si sente a suo agio. Animo caldo fra animi caldi. Pozza va al microfono dopo Renato Salvadori, voce della Confcommercio, e Andrea Zanchetta, capopolo degli agenti di commercio dell'Usarci. Parla per i suoi iscritti ma anche per gli artigiani della Cna e dell'Artigianato trevigiano: ventimila piccoli imprenditori. Forse i più tartassati dalla Finanziaria : «Per l'effetto combinato - spiega Pozza - dell'innalzamento dei contributi previdenziali per autonomi e apprendisti e la riduzione del cuneo fiscale che di fatto esclude le piccole imprese». I conti sono presto fatti: «Quasi un punto di percentuale in più, sì, avete capito bene, un punto di percentuale in più, del costo del lavoro». Una brutta tegola. Capace di stendere la mucca, direbbe Renato Salvadori. E allora sono guai: «Perché, ammonivano i nostri avi, la mucca la puoi mungere tutti i giorni, ma non devi ammazzarla, altrimenti non darà più latte». E gli imprenditori, di ogni categoria e colore, si sentono davvero munti sempre più: «Siamo pronti a fare sacrifici, purché li facciano tutti e a condizione che non vengano colpiti i contribuenti più virtuosi - ribadisce Salvadori -. Se l'interesse del paese è dare latte, non ci si chieda di dare il sangue». Non si chieda, soprattutto, di pagare anche per le inefficienze di uno Stato-carrozzone. L'ha tuonato Andrea Tomat: «Solo ieri, nel mese di luglio, ci era stata anticipata una Finanziaria incentrata sul rigore e sulla volontà di intervenire, con forza, sulla spesa: dalla Pubblica amministrazione alla Previdenza. Ebbene, sono bastati i caldi dell'estate a far evaporare questi propositi. Il partito della spesa, l'estremismo demagogico, le mille corporazioni pubbliche hanno alacremente lavorato per snaturare questi buoni propositi». Il presidente di Unindustria sa bene che la piazza non è l'habitat abituale per chi è avvezzo ad uffici e bilanci: «Noi siamo imprenditori ed il nostro mestiere non è la protesta demagogica, ma la costruzione di imprese capaci di durare nel tempo». E non ignora che il rischio di strumentalizzazioni è in agguato: «Quello di cui siamo protagonisti oggi non è un appuntamento contro questo o quel provvedimento ed ancor meno una dichiarazione contro questo o quello schieramento politico». Eppure è convinto che stavolta imbracciare megafoni e bandiere non sia vano: «Alla politica lanciamo un messaggio preciso: metta l'impresa al centro delle sue decisioni. Sia riconosciuto all'impresa il ruolo di primo ed insostituibile motore dello sviluppo e del benessere. Chiedeteci di fare e faremo. Chiedeteci di dare e daremo. Ma non chiedeteci di chiudere gli occhi davanti a delle scelte sbagliate che prima pagheremo noi, ma dopo pagheranno tutti i cittadini».(da www.gazzettino.it del 15 ottobre 2006)