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DROGARSI NON E' UN DIRITTO


Il popolo della canna libera e dell’intolleranza zero contro gli spacciatori l’ha presa davvero male. Si passa con disinvoltura dall’epiteto generico — «Vergogna, arroganti, irresponsabili» — alla metafora suina — «Questa legge è una porcheria» — ma non mancano evocazioni geopolitiche — «Vince la teocrazia islamica oscurantista» — così come la suggestione dell’immagine forte — «Vogliamo i cani fiuta-droga anche a Montecitorio! — e per finire l’invito accattivante: «Lo spinello? Da oggi in poi tutti in Olanda...», formulato dal tour operator Emma Bonino. Quanti voti possa muovere una legge che afferma un concetto banale — la droga fa male e drogarsi non è un diritto — lo dimostra il tono aggressivo ed enfatico delle dichiarazioni che per tutta la giornata sono arrivate dagli esponenti del centrosinistra. Convinti, evidentemente, che lo strepitio contro la legge sulla droga approvata ieri al Senato possa accattivargli le simpatie dei giovani di tutti i colori politici. Il centrodestra, invece, pensa esattamente il contrario e dell’approvazione dello stralcio del ddl Fini sugli stupefacenti farà un argomento centrale della propria campagna elettorale. Mai come in questo caso c’è l’orgoglio di aver fatto una cosa di destra, soprattutto tra le fila di Alleanza nazionale, che questa legge che fa giustizia delle tante ipocrite distinzioni tra droghe leggere e pesanti l’ha fortemente voluta fin dall’inizio della legislatura. Anche se adesso l’impegno più duro, dopo l’approvazione definitiva alla Camera, sarà quello di smontare il castello di falsità che da sinistra si cerca di costruire per far passare il concetto che il semplice possesso di uno spinello possa spalancare le porte del carcere ai ragazzi che ne fanno uso. La filosofia della normativa, invece, è tutt’altra, come chiarisce il promotore della legge, il vicepremier Gianfranco Fini: «Non si tratta di un intervento repressivo se non per quello che riguarda lo spaccio». Il principio di base, spiega Fini, è un altro: «Non esiste il diritto di drogarsi. Ma è innegabile che chi assume delle sostanze stupefacenti crea dei danni ed è giusto che lo Stato sanzioni amministrativamente il consumo personale». «É ovvio — ha chiarito Fini — che non finirà in galera nessuno per uno spinello. Ma proprio perché vogliamo distinguere l’uso personale dallo spaccio, è arrivato il momento di fare un’inversione di tendenza rispetto alla filosofia che dopo quello sciagurato referendum aveva ispirato alcuni». In aula, ieri, al Senato, i toni della discussione tra maggioranza e opposizione sono stati decisamente più tranquilli di quelli che si sono poi registrati nel corso della giornata sui media. L’emendamento che recepisce i punti chiave della legge — agganciato al decreto sulle Olimpiadi - è passato con il voto di fiducia palese al termine di un dibattito tutto sommato pacato, nel corso del quale è toccato al senatore di An Riccardo Pedrizzi sostenere le ragioni del partito promotore del testo di legge: «Qui c’è un governo che fa il governo, assumendosi la sua responsabilità di fronte alla piaga, al flagello della droga, che si sta diffondendo sempre più anche a causa di una legislazione che considera lecito drogarsi e autorizza gli spacciatori a vendere morte ai nostri figli. La sinistra e i sedicenti cattolici dell’opposizione, evidentemente, difendono gli spacciatori». Ma dai banchi opposizione continuava ad arrivare la litania di un concetto semplicistico e fuorviante: volete arrestare tutti, anche chi si fa le canne... «La droga non si combatte minacciando i ragazzi con il carcere, ma punendo con fermezza spacciatori e trafficanti. Non c'è equità in queste disposizioni che puniscono con pesanti sanzioni penali comportamenti diversissimi tra loro», dichiarava Massimo Brutti, dei Ds, mentre in precedenza dai banchi dei Verdi e di Rifondazione erano arrivate letture ancora più strumentali, all’insegna della presunta “criminalizzazione” dei giovani da parte del governo. Tra i banchi del governo, oltre al ministro Carlo Giovanardi, che ha ribattuto punto su punto le accuse dell’Unione, sedeva anche il sottosegretario agli Interni di An Alfredo Mantovano, anche lui impegnato a rigettare le tesi della sinistra: «Con cinque spinelli si va in carcere per venti anni? É falso. Sarà posto un limite di quantità oltre il quale la detenzione è penalmente illecita; questo limite sarà certamente superiore ai cinque spinelli; oltre questo limite la previsione immediata è della reclusione da 1 a 6 anni, con la possibilità di applicare ogni tipo di benefici e di sanzioni alternative al carcere, incluse le sanzioni sostitutive». «Noi pensiamo —aggiungeva il capogruppo di An Domenico Nania— che bisognava cambiare rotta nella lotta al fenomeno droga in tutte le sue sfaccettature e le nuove norme vanno in maniera decisa verso questa direzione». E della nuova legge sulla droga si parlerà molto, durante la campagna elettorale di An, come sottolinea il responsabile del Programma Silvano Moffa: «Spiegheremo a tutti, dopo anni di tacita tolleranza ed ipocrita acquiescenza verso la droga, l’importanza di un provvedimento che ristabilisce con chiarezza che drogarsi è illecito». «Una battaglia voluta soprattutto da Alleanza nazionale e dalla destra, da chi sostiene l’azione delle comunità terapeutiche, da chi vuole offrire un'autentica solidarietà a quanti cadono nel vortice della droga», aggiungeva Maurizio Gasparri, che ora attende alla Camera il nuovo testo per imprimere il via libera definitivo. (da Il Secolo d’Italia di Venerdì 27 gennaio 2006)