Esperienzaemozionale

Mai visto il Duomo


Mai visto il duomo di Milano, ci sono stato un paio di volte, ma per motivi di lavoro.Milano l'ho sempre vista come una città grigia e fredda, dove le persone sono chiuse e vanno di fretta, quando sono passato per questa città, un giorno, per recarmi in una azienda, sono arrivato nell'ora di punta di uscita dalle fabbriche, e mi sono ritrovato inscatolato dentro la mia auto e bloccato fra mille semafori, incroci, strade, e, guardandomi attorno, potevo osservare tanti volti pallidi, stanchi, assorti, l'impressione che ho ricevuto era quella di una grande tristezza...Certo esisterà anche un altra Milano, dove il fasto e la ricchezza prevalgono e sommergono ogni cosa, come nelle immagini del duomo di Milano, illuminato come una vetrina di lusso, che appaiono in questi giorni per la TV.Milano comunque rimane una città che non mi ha mai attratto, anche se, sono convinto che conoscendola e frequentandola, sicuramente possiede la sua parte buona e bella, ma quello che vorrei evidenziare, è il “punto di vista”, quello che le persone percepiscono, sentono e vedono... Non è mai univoco e mai è concorde, dipende da molti fattori esponenziali. Credo che non tutti siano consapevoli di questa cosa, per molti le feste sono gioia, acquisti,divertimento, ferie, regali... per altri sono un aumento del disagio dell'umiliazione del degrado e a volte della disperazione.Le festività amplificano il dolore e il disagio di chi si trova in una condizione svantaggiata o di sofferenza, e il vedere che tanti possono permettersi, quello che ad altri viene negato, crea ed amplifica quel malessere che esiste in una società dove esistono grandi differenze di condizione socioeconomica.Per non parlare dei problemi legati alla sofferenza o al disagio psichico, alle depressioni, che in questo periodo esplodono in modo inaspettato.Chi vive una situazione di benessere e non prova sulla propria pelle le difficoltà concrete del confronto giornaliero con le esigenze primarie e di quelle indotte e proposte a suon di spot pubblicitari, non può realmente comprendere nell’animo, cosa significhi…Ognuno tende a proporre ed esternare ciò che vive dentro, se dentro esiste serenità, tenderà a vedere gente serena ovunque, se dentro di se c’è sofferenza , vedrà maggiormente sofferenza attorno a se…Come fosse una calamita che attrae ciò che esiste dentro…Non sempre la gioia e la serenità di molti che gravitano attorno è d’aiuto per chi non la vive, a volte è solo una beffa ed un oltraggio  da aggiungere al proprio disagio e alla propria condizione, e son molti a viverlo, chi non lo dimostra, e nel silenzio della propria dignità lo nasconde, chi lo rappresenta con la rabbia, e chi lo esterna con la violenza.Quindi, prima di dare per scontato che la propria felicità e serenità, che la propria condizione e situazione sia comune a tutti coloro che ci vivono attorno, forse sarebbe meglio riflettere.A volte, esternare un proprio privilegio, sapendo che molti di coloro che ascoltano si trovano in situazioni di bisogno, può provocare sentimenti di rabbia o indurre alla depressione.Ricordo che da piccolo, durante l’infanzia, per me le festività erano il periodo peggiore.Fra tutti i miei parenti ero quello che viveva la condizione economica peggiore, e quando venivano a trovarmi, per farmi vedere tutti i regali ricevuti o per raccontarmi tutte le avventure vissute sulla neve, in montagna, che io non avevo mai visto, mi sentivo qualcuno di serie B, uno che non può, non può essere non può fare, non può andare, in quanto vivevo una condizione che non mi permetteva quello che ad altri era concesso, relegandomi così ad uno scalino inferiore.Odiavo le festività, e a dire il vero ancor oggi non le sopporto, tutto questo sfarzo, questa corsa agli acquisti, tutte queste luci e addobbi che non sono per tutti, ma solo per chi se li può permettere, mi creano ancora un senso di disagio e di rabbia e di frustrazione, anche se oggi le cose vanno un po’ meglio, non riesco a staccarmi da quel vissuto che comunque rimarrà sempre parte di quello che sono, tutto questo mi riporta ad identificarmi con quella parte del mondo che non ha da magiare, muoiono 700.000 bambini al giorno di fame nel mondo, un miliardo di persone soffre la fame, mentre noi sprechiamo! Certo, è nell’animo umano l’egoismo, e quando uno possiede la pancia piena, non può comprendere cosa significhi “aver fame”, ma, le festività con la loro spavalda ostentazione dello spreco del troppo, del di più, del lusso contrastano troppo con la maggior parte di chi quel lusso può solo osservarlo da lontano, quando non sia possibile nemmeno questo.