La candidatura

Post n°80 pubblicato il 28 Maggio 2009 da erasmus09
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Cari amici vici e lontani,

ebbene si ho preso questa decisione di candidarmi per le prossime elezioni amministrative di Ancona.

La mia decisione è stata ponderata bene e quindi ho scelto di appoggiare la lista Di Pietro, che credo nello scenario attuale sia il migòliore.

Ancona ha bisogno di gente convinta e motivata per migliorare le cose e come ci insegnavano i Greci la POLIS era di vitale importanza.

Voglio sin d'ora ringraziare tutti coloro che vorranno votarmi, ma anche chi non vorrà

 
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Post N° 79

Post n°79 pubblicato il 29 Ottobre 2008 da erasmus09

29 Ottobre 2008 Il Parlamento del decreto Gelmini va chiuso

video_intervista_gianulli.jpg
Le interviste del blog: Aldo Giannuli, docente di Storia Contemporanea
Università Statale di Milano

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Il decreto dell’egida Gelmini è stato approvato. Il Parlamento è ormai esautorato. Non serve a nulla. Il Governo decide, decreta, ordina. Io propongo la chiusura della Camera e del Senato. I maggiordomi dello psiconano votano a comando. Hanno la maggioranza. Non discutono con l’opposizione (neppure con questa controfigura di opposizione) i testi delle leggi da approvare.
L’Italia è diventata una repubblica privata e presidenziale, comanda Testa d’Asfalto in nome e per conto dei poteri che lo hanno messo lì, in loro rappresentanza. Morfeo Napolitano è come se non ci fosse, stringe le mani e beve il tè. Il Parlamento è solo una spesa per il contribuente. Va chiuso. E, visto che ci siamo, chiudiamo anche la scuola, quello che resta della scuola dopo anni di ignavia dei governi. A cosa serve studiare se non avrai un lavoro, se non puoi partecipare alla vita democratica del tuo Paese, se vivi sommerso in un’informazione di regime? A sopravvivere? Ma a vent’anni sopravvivere è un insulto.
Ascoltate Aldo Giannuli, docente di Storia contemporanea alla Statale di Milano. Con il decreto Gelmini si tagliano fondi alle università e docenti. Tra "sette-otto anni, il corpo docente diminuirà di circa il quaranta per cento di unità".
Loro non molleranno mai, noi neppure.

Testo:
"La situazione dell'università è già una situazione disastrosa da molti anni, peraltro la Gelmini non ha tutte le colpe che le vengono date perché la Gelmini sta solo ultimando un percorso iniziato con l'ex ministro Ruberti e che va sempre più verso la privatizzazione dell'università e la sua trasformazione in impresa. Questo succede in un'università che già da tempo è ipo alimentata dal punto di vista finanziario. Strutturalmente, ormai, il sottofinanziamento fa parte della storia della nostra università.
Sono ormai più di 35 anni che la nostra università riceve mediamente un quarto in meno, in termini di bilancio statale, in termini di quello che riceve la media delle università europee. E' l'università peggio organizzata, peggio pagata,sulla quale sono state fatte una serie di riforme sbagliate ed è ormai al limite del collasso. In questa situazione si aggiungono nuovi tagli e lei capisce che questo significa il colpo di grazia per una struttura già molto sofferente. Se la stessa riforma dice che per i prossimi anni si può mettere a concorso un posto ogni cinque di quelli che vanno in pensione, lei mi sa dire di quale meritocrazia stiamo parlando? Se non ci sono concorsi di che merito parliamo? Si dice uno su cinque fino al 2011 e dopo uno su due.
Ora, se lei considera che entro il 2014 noi collocheremo in pensione quasi il cinquanta per cento del corpo docente, questo significa che nel giro di sette-otto anni, il nostro corpo docente diminuirà di circa il quaranta per cento di unità. Quindi, tanto per cominciare cominciamo a chiederci perché ci sia riconoscimento ci devono anche essere occasioni per dimostrarlo altrimenti di quale merito parliamo? Meritocrazia è un concetto sul quale io sono profondamente d'accordo, a condizione che non sia solo una parola. Intanto la nostra società non è affatto meritocratica, non solo nell'università ma dappertutto.
Parentopoli c'è nell'università, basti vedere in quelle meridionali ma non solo, dove interi clan familiari si sono installati nelle facoltà universitarie. Però questa storia di parentopoli per esempio, c'è anche una magistratura se andiamo a vedere l'elenco dei vincitori dei concorsi. Non parliamo dei notai dove addirittura dove quello che dovrebbe essere un concorso pubblico si risolve in targhe del tipo: "..Tal dei tali notai dal 1830" perciò una carica manifestamente ereditaria di generazione in generazione da due secoli. Quindi qui c'è una società per nulla meritocratica e molto corporativa. Se poi vogliamo parlare di meritocrazia, e io sono d'accordo, occorre essere conseguenti, per esempio: esistono procedure, in tutto il mondo scientifico internazionale, di valutazione oggettiva delle opere scientifiche: l'impact factor, per quanto riguarda le citazioni, l'analisi dei fondamenti di ciascuna pubblicazione e tutta una serie di parametri prefissati. Perché non li adottiamo?
Siamo l'unica università del mondo sviluppato che non ha parametri oggettivi. Si rimette totalmente a un sommario giudizio delle commissioni che si risolve in: "Un tizio è bravo, quell'altro non è bravo. Perché? Perché lo dico io!" Questa è la premessa di Parentopoli. Se vogliamo introdurre la meritocrazia cominciamo almeno da questo, ossia a introdurre criteri bibliometrici internazionali, criteri di valutazione delle opere scientifiche con parametri oggettivi. Si prosegue in questa illusione che è stata anche di altri, iniziata sostanzialmente con l'ex ministro Ruberti, che è quella di fare come in America, che non ha molto senso perché ogni Paese ha la sua storia, la sua struttura economico sociale, ha i suoi condizionamenti, hai suoi problemi e deve trovare le sue soluzioni. Non si può fare qui, come fanno in America, posto che il modello americano sia più così eccellente, sicuramente preferibile e più funzionale del nostro è, ma non ha molto senso perché le stesse misure applicate in contesti diversi danno risultati diversissimi. Nel nostro consenso quel tipo di soluzione non dà l'università americana, ma dà Shanghai. Anch'io vorrei essere alto aitante ma non lo sono. E' perfettamente inutile comprarmi un vestito da Schwarzenegger, mi andrebbe largo. Tanto varrebbe dire: "facciamo come si fa su Marte".
E' una riforma che applicata darebbe risultati disastrosi probabilmente, al di là delle intenzioni dello stesso ministro Gelmini i risultati sarebbero ugualmente disastrosi. Io provo immaginare cosa significa privatizzare le nostre università con capitale di banche e di imprese. Questo significherebbe smobilitare una serie di facoltà che ovviamente non interesserebbero. Penso ad esempio alle facoltà umanistiche dove sopravviverebbero si e no, una fettina di giurisprudenza ed una di economia, qualche pezzettino di scienze politiche, al massimo una scuola di interpreti e traduttori perché di una facoltà come letterature straniere non ce ne fregherebbe assolutamente nulla, in un quadro di università d'impresa. Avremmo una serie di facoltà scientifiche tutte proiettate immediatamente all'applicazione tecnologica e non di ricerca pura, e la formazione sarebbe ritagliata rigorosamente sulle esigenze delle aziende partecipanti al consorzio. Col risultato di produrre ingegneri che sanno tutto di quella determinata azienda, che se poi perdono il posto di lavoro mai più ne troveranno un altro perché non sapranno fare nient'altro. In ultima analisi è arrivato il momento di riprendere in mano la questione e di scegliere. L'università attuale è al capolinea, non ce la fa più.
L'università burocratica, corporativa che consuma risorse rendendo pochissimo al Paese non è più proponibile. Non possiamo continuare a chiedere risorse con una redditività così limitata. Noi abbiamo indici produttività scientifica tra i più bassi del mondo, abbiamo un tasso di laureati per iscritti tra i più bassi dei paesi sviluppati. Non possiamo chiedere risorse per questo. Non credo che la soluzione sia quella dell'università privata, io credo che sia arrivato il momento di pensare al modello e di arrivare ad un'università pubblico-sociale, sostenuta non solo dall'intervento dello Stato ma con la partecipazione azionaria dei dipendenti e di chi ci lavora con azionariato popolare, con azionariato temporaneo degli studenti. Rivedendo completamente la struttura dell'università dove la divisione fra ordinari e associati non ha assolutamente più senso. E' il momento di riprendere il discorso del docente unico. E soprattutto di rivedere tutti i meccanismi, come si dice in America, di governance.
Non ha senso continuare ad avere questi organi formati per ceti come se stessimo parlando degli stati generali della Francia prerivoluzionaria nei quali gli ordinari votano per gli ordinari, gli associati votano per gli associati, gli studenti votano per gli studenti e così via. Abbiamo bisogno di un'università in cui si rovesci la piramide, sinora hanno parlato tantissimo di ordinari, e in particolare quel ristrettissimo nucleo di ordinari che governa tutto, hanno parlato un po' gli associati, pochissimo i ricercatori e per nulla i lavoratori e gli studenti. Noi abbiamo bisogno di un'università in cui si senta molto di più la voce degli studenti, si senta abbastanza la voce dei ricercatori degli associati e dei lavoratori, e per un po' di tempo gli ordinari, soprattutto quelli più importanti abbiano il pudore di tacere." Aldo Giannuli

 
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Attenti.... alla navigazione!!!!!

Post n°78 pubblicato il 24 Ottobre 2008 da erasmus09

23 Ottobre 2008 Consiglio al Navigante

video_avvisoainaviganti.jpg

Lo psiconano ha lanciato “un avviso ai naviganti”. Ha preso ispirazione dal suo modello, Putin. E ha dichiarato con scansione di parole degna di un padrone che si rivolge ai suoi servi: “Convocherò oggi il ministro degli Interni, darò a lui istruzioni dettagliate” per l’utilizzo della Polizia nelle scuole occupate.
Maroni-prendi-istruzioni è lo stesso condannato a 4 mesi e 20 giorni per resistenza e oltraggio (addentamento di polpaccio) a pubblico ufficiale.
Io, più civilmente, vorrei dare un consiglio, non un avviso, al Navigante: di tagliare la corda. Non è l’unico responsabile dello sfascio, anche se il più in vista. Pagare per tutti non gli conviene. Meglio fare alla romana e filarsela all’inglese.
Il crollo della finanza sta passando il testimone all’economia. Non tutti hanno azioni, ma tutti fanno la spesa e devono mantenere una famiglia.
Le aziende sono strangolate dall’indebitamento e le banche non fanno più credito. In media ogni impresa italiana è indebitata per 176.000 euro. Il gran totale dei debiti aziendali è salito a 916,3 miliardi di euro. Quante imprese chiuderanno quest’anno? Almeno 300.000, ma è un numero prudente, molto ottimista. Nel 2009 la produzione industriale diminuirà, il Prodotto Interno Lordo sarà negativo, le serrate potrebbero raddoppiare. Quando diminuisce la produzione si perdono posti di lavoro. Quanti rimarranno a casa entro la fine del prossimo anno? Due milioni in più è un numero plausibile.
3,2 milioni di famiglie rischiano di perdere la casa. La rata del mutuo a tasso variabile sta diventando insostenibile. Finiranno in mezzo a una strada? E’ possibile.
L’Islanda è fallita, chi l’avrebbe detto un mese fa? L’Italia fallirà? Chi non l’ha pensato almeno una volta? Il debito pubblico si aggira, senza dare troppo nell’occhio sui mezzi di informazione, sui 1.700 miliardi di euro con 80 miliardi di interessi all’anno da pagare.
Non è più il tempo che Gianni Letta filava. Il bel tempo di Alifarsa, del grembiulino nelle scuole e delle impronte ai Rom è finito. E anche quello della legge salvaprocessi e del Lodo Alfano e dell’opposizione fantasma di Topo Gigio.
Da Palazzo Chigi a Hammamet è un attimo. Nel caso, il Navigante porti con sé anche Veltroni.

 
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Post N° 77

Post n°77 pubblicato il 19 Luglio 2008 da erasmus09

19 Luglio 2008 Napoli - Korogocho

Alex_Zanotelli.jpg
Padre Alex Zanotelli, Chiaiano
Clicca l'immagine

Padre Alex Zanotelli, per me una scheggia del cuore di Cristo, mi ha inviato questa lettera da Napoli. Il business dell'emergenza è il futuro della Campania, l'assicurazione sulla vita della politica inquinata. L'emergenza giustifica i mezzi e il fine sono sempre i soldi.

"Carissimi,
è con la rabbia in corpo che vi scrivo questa lettera dai bassi di Napoli, dal Rione Sanità nel cuore di quest’estate infuocata. La mia è una rabbia lacerante perché oggi la Menzogna è diventata la Verità. Il mio lamento è così ben espresso da un credente ebreo nel Salmo 12:
“ Solo falsità l’uno all’altro si dicono:
bocche piene di menzogna,
tutti a nascondere ciò che tramano in cuore.
Come rettili strisciano,
e i più vili emergono,
è al colmo la feccia.”
Quando, dopo Korogocho, ho scelto di vivere a Napoli , non avrei mai pensato che mi sarei trovato a vivere le stesse lotte. Sono passato dalla discarica di Nairobi, a fianco della baraccopoli di Korogocho alle lotte di Napoli contro le discariche e gli inceneritori.Sono convinto che Napoli è solo la punta dell’iceberg di un problema che ci sommerge tutti.Infatti, se a questo mondo, gli oltre sei miliardi di esseri umani vivessero come viviamo noi ricchi (l’11% del mondo consuma l’88% delle risorse del pianeta!) avremmo bisogno di altri quattro pianeti come risorse e di altro quattro come discariche ove buttare i nostri rifiuti. I poveri di Korogocho, che vivono sulla discarica, mi hanno insegnato a riciclare tutto, a riusare tutto, a riparare tutto, a rivendere tutto, ma soprattutto a vivere con sobrietà.
E’ stata una grande lezione che mi aiuta oggi a leggere la situazione dei rifiuti a Napoli e in Campania, regione ridotta da vent’anni a sversatoio nazionale dei rifiuti tossici.Infatti esponenti della camorra in combutta con logge massoniche coperte e politici locali, avevano deciso nel 1989, nel ristorante “La Taverna” di Villaricca”, di sversare i rifiuti tossici in Campania.Questo perché diventava sempre più difficile seppellire i nostri rifiuti in Somalia. Migliaia di Tir sono arrivati da ogni parte di Italia carichi di rifiuti tossici e sono stati sepolti dalla camorra nel Triangolo della morte (Acerra-Nola- Marigliano), nelle Terre dei fuochi (Nord di Napoli) e nelle campagne del Casertano. Questi rifiuti tossici “bombardano” oggi, in particolare i neonati, con diossine, nanoparticelle che producono tumori, malformazioni , leucemie.
Il documentario Biutiful Cauntri esprime bene quanto vi racconto.
A cui bisogna aggiungere il disastro della politica ormai subordinata ai potentati economici-finanziari.Infatti questa regione è stata gestita dal 1994 da 10 commissari straordinari per i rifiuti,scelti dai vari governi nazionali che si sono succeduti. In 15 anni i commissari straordinari hanno speso oltre due miliardi di euro, per produrre oltre sette milioni di tonnellate di “ecoballe”, che di eco non hanno proprio nulla : sono rifiuti tal quale, avvolti in plastica che non si possono nè incenerire, né seppellire perché inquinerebbero le falde acquifere. Buona parte di queste ecoballe, accatastate fuori la città di Giugliano, infestano con il loro percolato quelle splendide campagne denominate “Taverna del re “.
E così siamo giunti al disastro! Oggi la Campania ha raggiunto gli stessi livelli di tumore del Nord-Est, che però ha fabbriche e lavoro.Noi, senza fabbriche e senza lavoro, per i rifiuti siamo condannati alla stessa sorte. Il nostro non è un disastro ecologico -lo dico con rabbia- ma un crimine ecologico, frutto di decisioni politiche che coprono enormi interessi finanziari. Ne è prova il fatto che Prodi, a governo scaduto, abbia firmato due ordinanze:una che permetteva di bruciare le ecoballe di Giugliano nell’inceneritore di Acerra, l’altra che permetteva di dare il Cip 6 (la bolletta che paghiamo all’Enel per le energie rinnovabili) ai 3 inceneritori della Campania che “trasformano la merda in oro -come dice Guido Viale- Quanto più merda, tanto più oro!”.
Ulteriore rabbia quando il governo Berlusconi ha firmato il nuovo decreto n.90 sui rifiuti in Campania. Berlusconi ci impone, con la forza militare, di costruire 10 discariche e quattro inceneritori. Se i 4 inceneritori funzionassero, la Campania dovrebbe importare rifiuti da altrove per farli funzionare. Da solo l’inceneritore di Acerra potrebbe bruciare 800.000 tonnellate all’anno! E’ chiaro allora che non si vuole fare la raccolta differenziata, perché se venisse fatta seriamente (al 70 %), non ci sarebbe bisogno di quegli inceneritori. E’ da 14 anni che non c’è volontà politica di fare la raccolta differenziata. Non sono i napoletani che non la vogliono, ma i politici che la ostacolano perché devono ubbidire ai potentati economici-finanziari promotori degli inceneritori. E tutto questo ci viene imposto con la forza militare vietando ogni resistenza o dissenso, pena la prigione. Le conseguenze di questo decreto per la Campania sono devastanti. ”Se tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge (articolo 3 della Costituzione), i Campani saranno meno uguali, avranno meno dignità sociale-così afferma un recente Appello ai Parlamentari Campani Ciò che è definito “tossico” altrove, anche sulla base normativa comunitaria, in Campania non lo è; ciò che altrove è considerato “pericoloso”qui non lo sarà. Le regole di tutela ambientale e salvaguardia e controllo sanitario, qui non saranno in vigore. La polizia giudiziaria e la magistratura in tema di repressione di violazioni della normativa sui rifiuti, hanno meno poteri che nel resto d’Italia e i nuovi tribunali speciali per la loro smisurata competenza e novità, non saranno in grado di tutelare, come altrove accade, i diritti dei Campani ...
Per questo sono andato con tanta indignazione in corpo all’inceneritore di Acerra, a contestare la conferenza stampa di Berlusconi, organizzata nel cuore del Mostro, come lo chiama la gente. Eravamo pochi, forse un centinaio di persone. (La gente di Acerra, dopo le botte del 29 agosto 2004 da parte delle forze dell’ordine,è terrorizzata e ha paura di scendere in campo). Abbiamo tentato di dire il nostro no a quanto stava accadendo.Abbiamo distribuito alla stampa i volantini :”Lutto cittadino.La democrazia è morta ad Acerra.Ne danno il triste annuncio il presidente Berlusconi e il sottosegretario Bertolaso.” Nella conferenza stampa (non ci è stato permesso parteciparvi!) Berlusconi ha chiesto scusa alla Fibe per tutto quello che ha “subito” per costruire l’inceneritore ad Acerra! (Ricordo che la Fibe è sotto processo).Uno schiaffo ai giudici! Bertolaso ha annunciato che aveva firmato il giorno prima l’ordinanza con la Fibe perché finisse i lavori! Poi ha annunciato che avrebbe scelto con trattativa privata, una delle tre o quattro ditte italiane e una straniera, a gestire i rifiuti.Quella italiana sarà quasi certamente la A2A ( la multiservizi di Brescia e Milano) e quella straniera è la Veolia, la più grande multinazionale dell’acqua e la seconda al mondo per i rifiuti. Sarà quasi certamente Veolia a papparsi il bocconcino e così, dopo i rifiuti, si papperà anche l’acqua di Napoli.Che vergogna! E’ la stravittoria dei potentati economici-finanziari, il cui unico scopo è fare soldi in barba a tutti noi che diventiamo le nuove cavie. Sono infatti convinto che la Campania è diventata oggi un ottimo esempio di quello che la Naomi Klein nel suo libro Shock Economy, chiama appunto l’economia di shock! Lì dove c’è emergenza grave viene permesso ai potentati economico-finanziari di fare cose che non potrebbero fare in circostanze normali. Se funziona in Campania, lo si ripeterà altrove. (New Orleans dopo Katrina insegna!)...
Non abbandonateci. E’ questione di vita o di morte per tutti. E’ con tanta rabbia che ve lo scrivo.Resistiamo!".Padre Alex Zanotelli, Napoli, 12 luglio 2008

Leggi la lettera completa di Alex Zanotelli

Perito_Moreno.jpg

 
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Post N° 76

Post n°76 pubblicato il 05 Maggio 2008 da erasmus09

Cara amici vicini e lontani, volevo segnalarvi questo post di Beppe Grillo e.....meditate gente meditate.

Ciao a tutti e alle prossime by erasmus09!

Giovannino Guareschi

V2-Day_Moro.jpg
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Giovannino Guareschi è nato cento anni fa, il primo maggio. Ha venduto venti milioni di copie all’estero. Nessuno più di lui. Guareschi era soprattutto un uomo libero. Odiato dai politici di destra e di sinistra. I figli di Guareschi hanno voluto ricordarne le opere e la memoria con “Il club dei ventitrè” che ha la sua sede a Roncole Verdi. Chi è iscritto riceve periodicamente un giornale, il Fogliaccio, dedicato a Giovannino. Nell’ultimo numero i figli raccontano la sua vita. Guareschi passò due anni nei lager tedeschi per essersi rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò. Per ricompensa i governi democristiani lo condannarono due volte. La seconda per aver pubblicato due lettere attribuite a De Gasperi che ne ipotizzavano il coinvolgimento in una richiesta di bombardamenti americani per demoralizzare i collaboratori dei tedeschi. Guareschi fu condannato a 409 giorni di carcere per non aver voluto ricorrere in appello.

Dal Fogliaccio numero 53, aprile 2008:
“Poi una domenica pomeriggio ricevette la visita di una persona che doveva consegnargli dei documenti: le fotocopie di due lettere di De Gasperi che pubblicò il 20 e il 27 gennaio 1954 con un duro commento. Nei primi giorni di febbraio De Gasperi querela nostro padre. Viene istruito il processo e, dopo due rinvii, il 13 e il 14 aprile hanno luogo la seconda e la terza udienza e il 15 aprile viene condannato a dodici mesi per diffamazione. Non ricorre in appello e il 26 maggio entra nel carcere di San Francesco di Parma, dal quale uscirà il 4 luglio 1955 (409 giorni) in libertà vigilata. Il 26 gennaio 1956 termina la libertà vigilata. Il nostro commento: nostro padre, querelato da De Gasperi con ampia facoltà di prova, consegnò al Tribunale le lettere accompagnate da una perizia calligrafica che ne attestava l’autenticità e che non venne tenuta in considerazione. Nel procedimento l’ampia facoltà di prova, in pratica, gli fu negata perché non gli furono concessi né le nuove perizie né l’ascolto di testimoni a suo favore. Sulla base delle testimonianze a favore di De Gasperi, del suo alibi morale e del suo giuramento che le lettere erano false, il Tribunale decise di aver raggiunto la “prova storica” del falso, condannandolo a un anno di carcere per diffamazione. La sentenza metteva in evidenza il fatto che, anche nel caso di una perizia grafica favorevole all’imputato, “una semplice affermazione del perito non avrebbe potuto far diventare credibile e certo ciò che obiettivamente è risultato impossibile e inverosimile”. Offeso per questa palese ingiustizia che gli aveva impedito di difendersi decise di non ricorrere in appello. Il giorno prima della scadenza del termine per la presentazione del ricorso nostro padre era nel suo studio nella casa di via Righi a Milano dove aveva terminato il lavoro settimanale del giornale e stava per portarlo in tipografia alla Rizzoli, a due passi da casa. Nostra madre che, come la solito, lo aveva seguito a Milano, saliva nel suo studio dicendogli che giù c’era Mario Scelba (presidente del Consiglio e ministro degli Interni ad interim) che desiderava parlargli. “Digli che non posso scendere perché devo finire il giornale” le disse, e così nostra madre riferiva a Scelba il quale, dopo una lunga inutile attesa di un paio d’ore, se ne andava furioso. I nostri genitori ritornano alle Roncole dove incontrano, con un paio d’ore di ritardo, Pòlden Sgavetta, il falegname di famiglia con il quale avevano un appuntamento a casa sua per il pranzo. Nostro padre spiega a Pòlden la ragione del ritardo concludendo:” Io ho continuato a camminare avanti e indietro nello studio per due ore e ho fumato due pacchetti di sigarette, ma quel… se ne è andato con le pive nel sacco. Perché” conclude “Scelba avrebbe voluto convincermi a ricorrere in appello perché sicuramente era pronta una assoluzione per insufficienza di prove”. Assoluzione che, per uno che ha la coda di paglia, poteva andare bene ma per lui, che era convinto come lo siamo noi di avere ragione in quanto le lettere erano autentiche, sarebbe stata infamante perché avrebbe lasciato su di lui l’ombra del dubbio…
Quando andavamo ai colloqui quindicinali (in carcere ndr) lui sorridente ci diceva che andava tutto bene, che tutti erano gentili con lui. Anche noi fingevamo di non avere problemi. A casa? A scuola? Tutto bene. Era una specie di gioco delle parti. Quando andavamo via, nostra madre spesso si chiudeva nella sua stanza a piangere. Mai però si sarebbe fatta vedere in lacrime da noi, per non renderci più tristi di quanto già eravamo”. I figli di Guareschi

Ps. Per tutto il mese di maggio potete continuare a firmare per i referendum del V2-Day.

Banchetti allestiti per lunedì 5 maggio: Palermo

Banchetti allestiti per sabato 10 maggio: Alessandria, Altavilla Silentina, Arzano, Bologna, Brindisi, Casalnuovo di Napoli, Castellana, Cesena, Corte Franca, Faenza, Ferrara, Forlì, Genova, Impruneta, Lavagna, Mantova, Pesaro, Pistoia, Procida, Putignano, Reggio nell'Emilia, Teramo, Torino, Trento

Banchetti allestiti per domenica 11 maggio: Altavilla Silentina, Andria, Arzano, Caltanissetta, Castellammare di Stabia, Castellana, Chioggia, Empoli, Genova, Pesaro, Piedimonte Matese, Putignano, Rivoli

Tutti i giorni puoi firmare negli uffici dei comuni di: Abbiategrasso, Alba, Alessandria, Altavilla Silentina, Aosta, Bagnacavallo, Bari, Bastia, Bologna, Bologna, Busto Arsizio, Calderara di Reno, Casalecchio di Reno, Castelfranco Veneto, Castel Maggiore, Catania, Chiavari, Chieri, Chieti, Chioggia, Cividale del Friuli, Diano Marina, Empoli, Faenza, Fagnano Castello, Feltre, Ferrara, Firenze, Fiumefreddo Bruzio, Fiumicino, Forlì, Fossano, Genova, Genova, Imperia, Impruneta, Ischia, L'Aquila, Lavagna, Legnano, Lentate sul Seveso, Livorno, Loiano, Lugo, Mantova, Matelica, Mesero, Monghidoro, Monterenzio, Monzuno, Novara, Novi Ligure, Paese, Pegognaga, Pesaro, Pianoro, Pistoia, Pomigliano d'Arco, Prato, Putignano, Reggio di Calabria, Rivoli, Roseto degli Abruzzi, Sala Consilina, San Giovanni in Persiceto, San Lazzaro Di Savena, Sasso Marconi, Senigallia, Sogliano al Rubicone, Soleto, Teramo, Tortona, Trento, Tricase, Trieste, Velletri, Viareggio, Vigevano, Volta Mantovana, Zola Predosa


 
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