Ancora una volta

Galdino (storia di un matto) Terzo Capitolo


Uscendo dal ufficio della direttrice, il dottor Dordoni reprimette a stento l’impulso di sbattere la porta. Brigida l’aveva trattato come un neolaureato al primo impiego, e la cosa lo mandava letteralmente in bestia. Che fosse una donna difficile, l’aveva intuito sin dal primo istante in cui aveva varcato la soglia dell’istituto. A tal proposito, gli tornarono alla mente le parole che Alfio, il suo defunto marito, gli aveva confidato in una delle rarissime occasioni in cui si era soffermato a parlare della consorte.“Brigida sembra uscita di senno Filippo. Dopo i due falliti tentativi di fuga da parte di un paio di pazienti, appare sempre più decisa ad assumere delle guardie private”E le guardie erano arrivate, così come l’infarto che aveva stroncato Alfio.***Avviandosi lungo il corridoio, prese la decisione di rassegnare le dimissioni, e l’avrebbe fatto l’indomani stesso. Gli anni iniziavano a pesare e Alfio, ovunque si trovasse, l’avrebbe di certo capito e perdonato. Prima di farlo però, avrebbe parlato con Galdino. Come direttore sanitario, l’aveva visitato un’unica volta, assegnandolo poi ad uno dei medici dell’istituto. I timori e le preoccupazioni di Brigida infatti, l’avevano lasciato perplesso oltre che dubbioso. Conosceva di vista il padre di Galdino, un anziano muratore in pensione. Giuseppe, nonostante lo scandalo e la vergogna, era sopravvissuto alla tragedia che aveva colpito la propria famiglia. Così come alla repentina scomparsa della moglie, che si ammalò e morì poco dopo la condanna del figlio.Giunto al termine del corridoio, si preparò alla solita manfrina con le guardie, fiscali sino allo spasimo. A quell’ora, i pazienti si trovavano quasi tutti in mensa, e Galdino non avrebbe fatto eccezione.***Galdino non attese oltre. Compiendo un balzo in avanti, svoltò l’angolo con la pistola spianata.E li si fermò.Frenetico, il suo sguardo vagò tra la guardiola e il fondo del corridoio. Girati di spalle, i due sorveglianti non si erano ancora accorti della sua presenza. Non altrettanto si poté dire del direttore sanitario che, colto di sorpresa, si bloccò di colpo. Galdino si trovò nella condizione di dover decidere in pochi secondi. Puntando la pistola verso il medico, si mosse rapidamente nella sua direzione.-Stai commettendo una sciocchezza- disse Dordoni alzando la voce e, contemporaneamente, le mani. Galdino non rispose subito ma, dopo averlo aggirato, gli appoggiò le labbra all’orecchio -Sono stanco dottore. Questa vita non m’interessa mica più sai? Ma, prima della fine, devo fare ciò che è giusto fare, e tu mi aiuterai dottore…- disse nel suo italiano incerto. Un trambusto, alle loro spalle, lo portò a premere con più forza la canna della pistola sulla tempia del medico.Le due guardie, resesi conto di ciò che stava accadendo, si precipitarono fuori, le armi in pugno -Galdino, non fare cazzate. Lascia andare immediatamente il dottore e getta la pistola!- urlò uno dei due al suo indirizzo. Galdino sorrise. E si trattò di un sorriso talmente spaventoso che Carmelo, colui che aveva parlato, fece un passo indietro.-Io non vi voglio uccidere ragazzi. Voi siete bravi, non come quel…quella carogna in mensa. Ma adesso non farà più del male a nessuno, adesso dorme-Dopo un istante di sconcerto, Carmelo scambiò un segno d’intesa con Carlo che, svelto, scomparve in direzione della mensa -Stai calmo Galdino. Qua nessuno vuole farti del male. Vorrei solo che lasciassi libero il dottore e poi ne parliamo va bene?- riprese con più cautela.Galdino smise di sorridere -Non c’è niente da parlare. Io devo fare quello che le voci mi hanno detto di fare. Vai via Carmelo, raggiungi il tuo amico e lasciami in pace altrimenti…- alle parole, fece seguire una maggior pressione sulla tempia del medico. Dordoni, impietrito, evitò persino di respirare. Carmelo abbassò lentamente la pistola quindi, dopo un attimo d’esitazione, sparì dietro l’angolo.-Bene, sembra che abbiano capito, non trovi dottore?-La pressione sulla tempia si allentò e Dordoni, finalmente, tirò un leggero sospiro di sollievo-Chiameranno la polizia Galdino. Tra poco l’istituto sarà circondato e non avrai via di scampo. Pensaci, sei ancora in tempo- Sorridendo, Galdino aprì la porta spingendolo in avanti.-Ma noi ce ne andiamo prima dottore. Solo che manca ancora una persona con cui vorrei scambiare due paroline, e il suo ufficio non è molto lontano vero?-Dordoni lo fissò con gli occhi spalancati.-Non vorrai far del male a...-Pungolandolo con la pistola, Galdino sbatté la porta alle sue spalle.-Non sono affari tuoi dottore. Abbiamo perso sin troppo tempo, andiamo!-