Ancora una volta

Galdino (storia di un matto) Sesto Capitolo


-Dobbiamo aspettarci il peggio, commissario. Se Galdino ha ucciso la guardia, temo che la situazione potrebbe degenerare da un momento all’altro- Nel pronunciare quelle parole, Dordoni si voltò verso l’edificio. Lo sguardo era teso, così come quello del commissario -Il sostituto procuratore sarà qua a momenti, sarà lui a decidere le mosse da prendere…- Una serie di colpi, in rapida successione, interruppe quella replica. Chinandosi al riparo dell’automobile, Vinci trascinò con se anche il medico. In contemporanea, l’ispettore Bardella impartì alcuni secchi ordini agli agenti appostati. Pur nella drammaticità della situazione, Dordoni non riuscì a celare un sorriso ironico-Ecco la risposta, commissario. E’ ancora convinto di ciò che ha appena detto? Mi lasci prendere l’automobile, se riesco a convincerlo, forse riusciremo a salvare la vita della direttrice-***Dopo aver esploso alcuni colpi a caso, Galdino tornò al capezzale della donna-Il tuo amico mi ha tradito, signora. Non ha preso la macchina e si è messo con quelli la!- Le lacrime iniziarono a scendere copiose, ma la mano che reggeva la pistola rimase ben ferma e puntata alla testa di Brigida. Nonostante il dolore, la direttrice riuscì a mettersi su un fianco -Ascolta Galdino, ti uccideranno come un cane se non ti arrendi. So che non sei un violento, e sei ancora in tempo per rimediare se lo vuoi. E poi, perché vuoi andare proprio in quel posto?- Galdino iniziò a misurare la stanza a grandi falcate, le braccia serrate lungo i fianchi. Dopo alcuni, lunghissimi istanti, si fermò -Ho ucciso Onofrio, signora. Gli ho piantato un coltello in un occhio, adesso non farà più del male a nessuno. E voglio tornare a casa mia, non in quel posto- Brigida s’irrigidì. La determinazione di quel uomo la stupì e spaventò al tempo stesso-E tu lo sapevi, signora. Eri a conoscenza del fatto che mi umiliava e maltrattava tutte le volte che poteva. Eppure non hai mai fatto nulla per impedirlo-Quell’ultima frase, proferita con calma serafica, aumentò a dismisura il terrore che la donna stava già provando -Galdino…io…io…- Non le diede il tempo di terminare. Afferrandola per le ascelle, la sollevò di peso trascinandola verso la finestra. Brigida urlò di dolore, ma lui sembrò non accorgersene nemmeno. Dopo aver aperto del tutto le ante, le conficcò la canna della pistola nella gola -Voglio subito il dottore qua davanti con la sua automobile!- urlò verso i poliziotti -Altrimenti la uccido, non sto scherzando-L’ispettore Bardella, meglio appostato degli altri, fissò il commissario in attesa di un ordine. Che non arrivò. Alzandosi lentamente, le braccia ben distese sopra la testa, Vinci avanzò di qualche passo -Va bene Galdino, ma resta calmo. Avrai ciò che hai chiesto, è una promessa- Dordoni, alzandosi a sua volta, lo seguì -Dottore, lei è conscio che…- Il medico, con un gesto, lo interruppe -Lo so commissario- disse semplicemente.Un minuto più tardi, la vecchia utilitaria si fermò dinanzi all’entrata. Facendosi scudo con la direttrice, Galdino apparve sulla soglia-Scendi e apri dietro, svelto!- urlò all’indirizzo di Dordoni. Obbediente, il medico fece quello che gli era stato ordinato -Bene. Adesso esci dal parcheggio e svolta a destra. Più avanti ti dirò la direzione da prendere- Pallido come un cencio, Dordoni ingranò la marcia e partì. Ma, passando davanti agli agenti, Galdino gli intimò di fermarsi. Abbassando appena il finestrino, si sporse quel tanto che bastava -Se mi accorgo che qualcuno mi sta seguendo, giuro che faccio una strage- sibilò all’indirizzo del commissario. Frustrato dalla piega che stava prendendo la situazione, l’ispettore Bardella diede una violenta manata al cofano della volante -Cazzo capo, non possiamo lasciarlo andare via così!- Dopo aver osservato l’utilitaria allontanarsi, Vinci si voltò nella sua direzione -Mi fido del dottore, Bardella. Probabilmente, se avessimo tenuto duro, saremmo anche riusciti a neutralizzarlo. Ma a quale prezzo?-***-Portami a casa, dottore. Sono sicuro che sai dove abito- Dordoni premette a fondo il piede sul freno, rallentando vistosamente l’andatura dell’automobile-Ne sei proprio certo, Galdino? Per quanto mi risulta, tuo padre è molto malato oltre che anziano. Non credo sarà felice di rivederti in questa situazione-Sporgendosi in avanti, Galdino gli sfiorò il lobo con le labbra -Ti sbagli, dottore. Sarà esattamente il contrario. E non potrebbe essere altrimenti visto che, dal giorno del mio ricovero, non ho mai ricevuto una sua visita. Non è forse vero, signora?- Attraverso lo specchietto, il medico lanciò un’occhiata verso la direttrice. Accasciata sul sedile, e sempre più sofferente, Brigida guardò prima uno e poi l’altro, quindi annuì impercettibilmente -E adesso accelera, dottore. Sono stanco delle chiacchiere- Riluttante, Dordoni riprese velocità. La rivelazione di Galdino l’aveva sconvolto. Nessun delitto, per quanto orrendo, poteva giustificare l’abbandono da parte di un genitore nei confronti del figlio.