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L'angolo di Montotto

"Il paese felice dei porcellini (se fai dodici)"

 

 

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Happy feet

Post n°7 pubblicato il 13 Gennaio 2007 da montotto
 

immagineNon ho potuto fare a meno di vederlo.
Il cinema del mio paese ha organizzato una proiezione particolare, sabato scorso, il 6 gennaio.

Sono fidanzato con una ragazza appassionata di film d'animazione, una cultrice del genere fin da quando ha visto al cinema quello che probabilmente è e resterà a lungo, a mio parere, il migliore film d'animazione, "Monsters % Co.". Il nuovo film della Warner Bros. è stato ampiamente pubblicizzato, e bombardato dalla sua tambureggiante promozione non ho potuto fare altro che capitolare alle richieste della mia dolce metà: così siamo andati a vederlo.

Lo spettacolo cominciava alle 14:30, ci siamo resi conto da subito che la proiezione era stata organizzata quasi esclusivamente per i bambini: solo noi, come coppia, non eravamo accompagnati da dei minori.

I bambini, si sa, sanno essere rumorosi e molesti (senza cattiveria), specialmente al cinema: e così durante la proiezione, abbiamo dovuto sorbirci le loro domande praticamente urlate, i loro commenti "spiritosi", addirittura uno che verso la fine, per ammazzare la noia, ha preso a correre su e giù fra le file di poltrone (e la madre non lo richiamava: ma non voglio fare polemiche).

Detto questo, veniamo al film. Dunque, dall'inizio si presenta davvero bene. L'aspetto che più colpisce, sembrerà banale, ma è proprio l'animazione. Cercherò di spiegarmi. La mia ultima esperienza cinematografica d'animazione era "Monster house", film nel quale le figure umane sono state ricalcate pedissequamente sulle movenze di alcuni attori, ottenendo un'effetto pretestuoso ed anche leggermente mostruoso (nel vero senso della parola). La seppur breve storia di tale filone cinematografico ha conferito allo stesso un linguaggio abbastanza ben definito, nel quale, ad esempio, sembra davvero un controsenso assegnare i movimenti umani (caratterizzati tutti dalle loro intrinseche imperfezioni, quali ad esempio l'incostanza delle velocità, la presenza di un numero indefinito di fattori che contribuiscono a rendere tutti i movimenti più complessi di quanto possano essere resi dalla computer grafic) a delle creazioni virtuali (spero di essere stato chiaro). Ed è per questo che riaffermo che il film si presenta bene.

Veniamo alla trama. Non scontata, non banale. Magari all'inizio può sembrarlo: un pinguino che, a causa di una disattenzione del padre durante la cova, nasce con l'istinto per la danza invece che per il canto (come tutti i suoi simili). E questo, ovviamente gli crea notevoli problemi d'adattamento (allena il suo corpo al ballo ma non la sua voce al canto, rimediando tremende figuracce); ma da varie fonti, viene a conoscenza di una specie di "alieni", figure che si ergono su due zampe e che viaggiano su tremendi oggetti volanti (ovviamente gli uomini). E così, il suo coraggio lo spinge ad approfondire l'argomento. Non solo: il pesce, nella zona d'abitazione dei pinguini, sta lentamente ma inesorabilmente calando, e Mambo (così viene chiamato il pinguino danzerino) si impegna, con alcuni amici incontrati lungo il cammino, a proseguire la via per la scoperta della verità.

Dal punto di vista della sceneggiatura, il film scorre abbastanza fluidamente, la musica ben si adatta ai movimenti di macchina ed alle sequenze. I personaggi, tutti molto umanizzati, sanno essere molto interessanti, ognuno a modo suo: i pinguini ballerini, gli anziani del villaggio, la pinguina dalla voce fatata, il guru, sanno tutti aggiungere colori e sfumature alla narrazione. Nessun personaggio rallenta o impoverisce la trama: ogni inserimento la arricchisce di nuovi caratteri, e non caratteristi.
I dialoghi possono sembrare un po' banali, ma non è su questo che il film si impernia, e quindi è abbastanza comprensibile che questo fattore non sia stato particolarmente curato. L'incipit del film è maestoso e potente, con la scena del viaggio dei padri, ognuno col suo uovo fra le zampe, in una vallata ghiacciata spazzolata da una bufera incessante: ed il loro unisono canto conferisce notevole drammaticità alla sequenza. Di poi, si fa leva sulla tenerezza: la scena, al momento della schiusa delle uova, si riempie di tanti piccoli batuffolini nani, ridicoli e teneri al tempo stesso, che muovono i loro primi passi, levano i loro primi gorgheggi e, nel caso del pinguino danzerino, battono i loro primi passi. Ma la reazione degli altri pinguini non si fa attendere, dalle preoccupazioni della maestra di canto alle severe considerazioni degli anziani del villaggio, che imputano al piccolo la causa dell'ira degli dei, che non mandano più cibo (leggi pesce).
Ma dopo, il racconto assume i classici temi eroici stile "Compagnia dell'Anello": un gruppo di volonterosi pinguini lo accompagnerà nella sua ricerca della verità (gli stranissimi "alieni" di cui parla il guru esistono!), fra pericoli e colpi di scena, fra scivolate e litigate (poderosi sono il leone marino, coi quali s'incontrano, e l'orca che tenta di azzannarli: il doppiaggio italiano ha conferito all'orca una voce talmente profonda e potente da far pensare che scaturisca direttamente dal sottosuolo).

A questo punto, vorrei fare una considerazione sul finale, sperando che chi legge non ne venga danneggiato (se ancora non ha visto il film). In una delle ultime scene, i pinguini, raccolti sulla distesa ghiacciata, osservano allibiti l'arrivo di un elicottero a doppia elica. Anche chi non riconosceva l'esistenza degli "alieni" (come i pinguini anziani) è quindi costretto a ricredersi, quando da quell'elicottero scendono alcune figure umane ad osservarli.
Il punto clou giunge ora. Mambo, rinchiuso per qualche tempo in uno zoo, ha imparato che per allietare gli "alieni", per accattivarsi le loro compagnie, basta proprio il difetto che tanto problemi gli aveva causato fra i suoi simili: ballare. E facendolo, gli umani, si intenersicono, prendono a cuore il suo caso e decidono di liberarlo, lasciandolo tornare alla sua terra d'origine. Egli, appena giunto, racconta la sua storia ai suoi compagni. Chi ci crede, chi non ci crede, ma l'arrivo dell'elicottero mette d'accordo tutti.

Ed ecco la considerazione. Nel branco, gli anziani disapprovano il comportamento di Mambo: ma quando alzano gli occhi al cielo, e si vedono minacciati da "alieni" di cui non conoscono le intenzioni, anche loro cominciano a ballare, nella speranza di divertirli ed, al contempo, di intenerirli. E ci riescono. Ma quando cominciano tutti i loro passi di danza (quelli di Mambo, ovviamente), il cinema scoppia a ridere. Chi platealmente, chi sommessamente, tutti gli spettatori in sala (inclusi i bambini) hanno colto solo la parte comica del messaggio.
Personalmente, non m'è venuto per niente da ridere. M'è invece tornata in mente una scena già vista: quella dell'avventore del saloon, invitato a ballare da un cattivo del luogo a suon di spari verso i suoi piedi. Non ho trovato molto divertente il comportamento dei pinguini, che in fin dei conti si umiliano (nel loro concetto) per garantirsi la sopravvivenza. E' la manifestazione della presenza di un potere opprimente, incontrollabile ed indipendente dalla loro volontà, che è comunque capace di commuoversi: ed in base a certi sentimenti umani, suscitati arbitrariamente, può decidere della vita o della morte di un numero sconfinato di altri esseri viventi. Come direbbero Jannacci e Fo: "E sempre allegri bisogna stare, che il nostro piangere fa male al re...". Ed in questo ho apprezzato il regista: è riuscito a veicolare in un unico gesto due messaggi, due visioni del mondo, ha costretto lo spettatore a schierarsi, non gli ha offerto una qualsiasi vecchia, trita morale buonistica, ma gli ha impedito di sottrarsi al giudizio. Ed io, forse perchè più pessimista degli altri, ne ho colto l'aspetto più sconvolgente. Oserei aggiungere, anche più commovente.

Ecco cosa ha suscitato in me questo film. Spero che altri lo vedano: la sua morale è molto meno banale di quanto si creda, e riesce comunque a conciliarsi con il lieto fine (gli umani, una volta attirata l'attenzione dai pinguini, scoprono che con la loro attività di pesca tolgono la principale fonte di sostentamento ai pinguini stessi; quindi avviano la burocrazia per regolamentare la pesca in quelle zone; il pesce torna a popolare quei mari ed i pinguini finalmente sono liberi di cantare e ballare di gioia).

 
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Io ti ho nominato regina.
Ve n'è di più alte di te, di più alte.
Ve n'è di più pure di te, di più pure.
Ve n'è di più belle di te, di più belle.

Ma tu sei la regina.

Quando vai per le strade
nessuno ti riconosce.
Nessuno vede la tua corona di cristallo, nessuno guarda
il tappeto d'oro rosso
che calpesti dove passi,
il tappeto che non esiste.

E quando t'affacci
tutti i fiumi risuonano
nel mio corpo, scuotono
il cielo le campane,
e un inno empie il mondo.

Tu sola ed io,
tu sola ed io, amor mio,
lo udiamo.
 
 

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