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Un Pesce chiamato Sub

Post n°15 pubblicato il 26 Novembre 2009 da maxcervoni

Un nuovo pesce chiamato sub

Il Mare Nostrum, soprattutto dagli anni '60 in poi, ha dovuto subire soprusi di ogni genere, diventando ricettacolo di rifiuti urbani ed industriali.
Inoltre lo sviluppo scriteriato e non pianificato del turismo, la presenza delle navi cisterna con le loro scie di sostanze inquinanti, dal petrolio al materiale radioattivo, lo sfruttamento sistematico del patrimonio ittico, costituiscono minacce inquietanti per il futuro di questo mare.
Anche il diffondersi sott'acqua di una nuova specie, il subacqueo, può lasciare un segno nel mondo sommerso: è praticamente impossibile, per l'uomo, venire a contatto con la natura senza, in un modo o nell'altro, interagire con essa.
Coloro che hanno la possibilità di avventurarsi in questo ambiente così diverso da quello terrestre si trovano in una posizione privilegiata poiché permette loro di osservare dal vivo organismi dallo strano aspetto, dalle forme sorprendenti, che sembrano comportarsi in modo imprevedibile ed inaspettato.
Ma, come ogni privilegio, anche questa opportunità comporta una serie di responsabilità, tra le quali spiccano quelle di rispettare e preservare gli organismi acquatici e l'ambiente in cui essi vivono così che, anche se poco o nulla possiamo fare per cambiare le scelte economiche del mondo industriale, possiamo almeno imparare ad interagire con il mondo sommerso senza apportare, in prima persona, ulteriori danni.

Il primo piccolo passo consiste naturalmente nel prendere coscienza di come le nostre attività subacquee possano influire sulla vita e sulle abitudini di queste creature in quanto già il semplice stare sott'acqua ad osservare gli organismi marini può essere considerata di per sè un'interazione, sia pur minima e non sempre dannosa: il rumore del motore delle barche appoggio, quello delle nostre bolle o degli allarmi sonori dei nostri strumenti, le luci delle torce e dei flash, possono provocare un piccolo scompiglio su esseri apparentemente silenziosi, ma sicuramente estremamente consapevoli del loro ambiente come lo sono gli animali acquatici.

Alcune specie, in effetti, si abituano abbastanza facilmente alla presenza dell'uomo, anzi, talvolta appaiono addirittura incuriosite dai nostri colori e dai suoni che emettiamo; altri animali, invece, soprattutto i più mobili, possono lasciare la zona così repentinamente da non lasciarci nemmeno supporre la loro presenza sul posto, oppure, interrotti nelle loro attività di caccia o corteggiamento, modificano il loro usuale comportamento.
Quando un subacqueo si muove con calma, in armonia con l'ambiente, responsabile della propria presenza in questo mondo, sicuramente provocherà un impatto ambientale pressoché trascurabile; viceversa, quando non si mantiene un buon assetto ed un certo grado di attenzione e si urta con pinne ed attrezzatura la delicata struttura sommersa, ecco che coralli, spugne, gorgonie ed altri organismi, soprattutto i più piccoli, possono subire gravi danni, compromettendo, nel tempo, un intero ecosistema.
I contatti accidentali sono, tra l'altro, quelli che più frequentemente provocano ferite ai subacquei stessi; il fatto di indossare mute intere e guanti spesso ci evita gran parte di questi inconvenienti, ma è importante essere comunque consapevoli del rovinoso effetto della nostra pesante mole su di una morbida gorgonia o su di un piccolo spirografo!

 

La possibilità di avvicinarsi ad un pesce fino ad accarezzarlo o di catturare un polpo per giocarci insieme è spesso un fatto irresistibile, ma abitualmente causa all'oggetto delle nostre attenzioni uno stress non indifferente.
I pesci non amano molto essere toccati; infatti, a parte probabilmente la loro natura schiva, bisogna tener presente che la maggior parte degli organismi acquatici (e non solo i pesci, ma anche le formazioni coralline) è protetta da un rivestimento di muco che costituisce la loro difesa naturale da predatori e da infezioni batteriche; il nostro tocco lo può ledere, asportandolo, compromettendo così l'integrità della protezione e lasciando gli organismi più indifesi rispetto a potenziali danneggiamenti.
Solo acquisendo una più approfondita conoscenza di ciò che tollera i contatti senza subire conseguenze rende l'interazione tra essere umano e creature marine più responsabile, consapevole, e per questo ancor più entusiasmante.

Un'altra attività sempre più popolare e che in genere procura piacevoli emozioni senza conseguenze dannose per l'ambiente è la fotografia subacquea, quando praticata mantenendo un buon assetto e senza infastidire eccessivamente i soggetti.
Certamente, un corallo od una spugna non risentiranno alcun fastidio nell'essere prescelti come soggetti per una immagine, a meno che non ci si appoggi sopra e non si infili il flash fra i loro rami per poter ottenere una miglior inquadratura, ma interrompere una caccia o un corteggiamento, rincorrere un pesce, per quanto possa procurare affascinanti immagini, provocherà ai soggetti quanto meno un brutto spavento ed uno stress fisico.
Far avvicinare i pesci per osservarli o fotografarli, si può ottenere anche semplicemente smuovendo un po' la sabbia o picchiettando su di una roccia: le donzelle zigarelle (o pesce del re) apprezzeranno molto questi gesti, avvicinandosi a frotte verso il cibo da noi messo in evidenza; avremo ottenuto così un gradevole scenario senza necessariamente dover ricorrere all'uccisione di un riccio.

Un'attività che è da considerarsi sicuramente dannosa per l'ambiente è la raccolta di organismi morti o, peggio, ancora vivi, a scopo di collezione.
Prendere una conchiglia non incide sull'habitat, ma questa è una considerazione che fanno tutti, e noi tutti siamo tanti: una conchiglia diventa in breve tante conchiglie, e qual è il limite tra tante e troppe per l'equilibrio dell'ecosistema?
Forse sarebbe meglio cercare di evitare di scoprirlo.

Allora, quali sono le tecniche per ridurre al minimo il nostro impatto con l'ambiente?
Le regole sono poche ed ormai ben note a tutti i subacquei un po' attenti:

Fissare bene fruste e consolle al GAV onde evitare che, ciondolando, possano danneggiare i fondali ed i loro inquilini;

Avere un buon controllo dell'assetto e fare particolare attenzione alle pinneggiate;

Muoversi lentamente ed in modo controllato, mantenendo una respirazione regolare, azioni che, oltretutto, ci affaticheranno meno e ci permetteranno di consumare meno aria;

Evitare di infastidire e di danneggiare volontariamente gli animali;
rispettare le leggi locali e le regole del buon senso;
imparare a conoscere la vita acquatica e ad apprezzarla così com'è.

Buona abitudine potrebbe inoltre essere quella di raccogliere buste, bottiglie, lattine e quant'altro di estraneo e di piccole dimensioni si incontri durante le nostre normali escursioni subacquee, oltre che partecipare a vere e proprie campagne di pulizia delle coste e dei fondali.

Altra iniziativa potrebbe essere quella di sensibilizzare le Autorità competenti sulla possibiltà di sistemare boe permanenti sui luoghi di immersione più frequentati, così da evitare gli effetti dannosi dei ripetuti ancoraggi.

Tutto questo non permetterà di fermare l'inquinamento ed i soprusi di cui il mare è vittima, ma ci eviterà almeno d'essere noi stessi ulteriore causa di danni allo straordinario ecosistema sommerso.


Sergio Discepolo & Manuela Bonacina

 

 

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