Anima di cristallo

Disabilità = Amore


ANTONIO PER LA SOCIETA' E' UN DISABILE, INVECE E' SEMPLICEMENTE ANTONIO!A pochi giorni dal rientro da Lourdes, raccolgo i frutti dell'amore che ho sparso tra la gente. Mi sono rimproverata più volte di aver fatto troppo, di essermi completamente azzerata sia in corpo che in spirito ma ecco, oggi mi nutro di quel bene che ho seminato a gran quantità fino a dimenticare me stessa.Mi è giunta una lettera da Antonio, semiparalizzato da una tetraparesi spastica, due occhi grandi e azzurri come il cielo, un sorriso talmente gioioso che non potevo evitare di stringerlo fino a fargli male ogni volta che lo incontravo al refettorio dove facevo servizio, o lungo la strada verso la grotta o dentro alla sua carrozza del vagone 113.Le parole d'amore e i sorrisi che mi regalava ogni giorno a colazione, pranzo e cena, mi riempivano di gioia ma in alcuni giorni, la mia stanchezza era così tanta che non riuscivo a ricambiare quel sorriso simile ad un raggio di sole. Anche stamattina, parlando con un amico anziano, mi lamentavo di quanto sia stata devastante l'esperienza appena vissuta a Lourdes. In questo momento provo vergogna per tutte quelle lamentele ignorando che chi ha sofferto veramente e che continua a soffrire ogni giorno, sono tutti quegli ammalati e disabili che riempivano fino a far traboccare la mia giornata."...vado volentieri a fare il mio lavoro ogni giorno nonostante le difficoltà fisiche...ho bisogno di comunicare con tutti, purtroppo però devo anche dire che ci sono troppi pregiudizi verso le persone con disabilità. Spero che possa cambiare la mentalità di molte persone..."Riporto solo questo stralcio per rimproverare me stessa di tutte le lamentele fatte per la stanchezza...e Antonio allora? Lui come molti altri, soffre ogni giorno per qualsiasi cosa che fa perchè gli è difficoltoso muoversi, mangiare, lavarsi, scrivere. Mi ha scritto due intere pagine con la mano tremolante e incerta. Poteva scegliere di scrivere a pc ma ha voluto essere se stesso e donarmi una parte di sè. Vorrei anche soffermarmi sul dolore che provo quasi ogni giorno nel sentire come la gente definisce un disabile. Io pongo sempre la stessa domanda "E se un giorno capitasse a te?". La risposta è sempre la stessa "Spero di no". Chiediamocelo: se all'improvviso una malattia ci costringesse a cambiare la nostra vita, vorremmo pietà, sdegno o amicizia, amore, comprensione?