Anima di cristallo

Al caro Giovanni


Con quanto dolore scrivo oggi di Giovanni! Di lui sapevo solo il nome, sapevo che girava per la città in cerca di qualche euro per potersi comprare da bere. Lo incontravo nelle chiese a chiedere soldi ai fedeli ed era sempre ubriaco, sporco, puzzava ma si inginocchiava davanti al Signore e si faceva il segno della croce. Quasi ogni giorno passava davanti al negozio dove lavoro con il suo amico, probabilmente il miglior amico che aveva, e chiacchieravano di cose futili, talvolta di quanti euro era riuscito a racimolare. L’altro ieri parlava delle monete che venivano usate una volta a Bologna. Non so se fosse reale il discorso ma mi divertivo ad ascoltare i suoi sogni. Poche ore dopo, Giovanni è morto al pronto soccorso. Io penso sia morto da solo. Più tragica della morte c’è il morire soli. All’annuncio della sua morte non ho visto molti volti tristi, era forse un uomo inutile per la società? Giovanni caro, tu per me sei stato utile. Io ho visto nei tuoi occhi la dolcezza di un bambino, percepivo nella tue parole il grido disperato di un uomo che si è perso nella strada della vita. Ti aspettavo ogni pomeriggio, guardarti pochi secondi era per me l’incontro con un amico, sapere che c’eri e che stavi bene mi rallegrava anche se tu non sapevi neppure della mia esistenza. Ieri non sei passato e non passerai più. Se la società si è tolta un peso, io ho perso Giovanni, colui che mi ha insegnato ad andare oltre l’apparenza, mi ha insegnato ad ascoltare il cuore, a guardare dentro l’anima e a saper tirar fuori il seme buono che è in ogni uomo. Grazie Giovanni di essere passato attraverso la mia vita, io ti ho voluto bene così com’eri. Mi mancherai.