Anima di cristallo

Sul dolore


Il dolore è come un figlio nel grembo materno: sta dentro di noi e giorno dopo giorno cresce occupando sempre più spazio, si nutre della felicità fino a portarcela via tutta. Schiaccia i nostri organi uno dopo l'altro invadendo e prendendo possesso della nostra vita. Ecco perché il dolore necessità proprio come un figlio, di essere partorito, buttato fuori con una spinta tale da espellere anche le sue radici. Spesso l'uomo ama il suo dolore, si affeziona a quel figlio che si muove e si agita notte e giorno nelle sue viscere; talvolta ci prendiamo persino cura di quel dolore. Ma se tutto quel soffrire nel portarlo in noi, non ci fa maturare la consapevolezza che siamo stati creati per amare e per gioire, a nulla sarà servita questa gravidanza e il dolore resterà nel grembo fino ad indurre alla grande malattia del secolo: la depressione.Il dolore va visto come un momento di crescita, proprio come per una madre che passa dallo stato di semplice donna a portatrice di vita. Partorire il dolore è far uscire la parte più profonda di noi che ci slancia verso nuovi traguardi, con una luce nel cuore che guida i passi su nuove strade illuminate dal sole della vita. Dobbiamo imparare a trasformare il tormento delle doglie in gioia di vita. Spingiamoci dunque verso la libertà e la maturità.