Anima di cristallo

Io e la casa di riposo


Tre anni fa, in questo periodo entravo ed uscivo da quella dannata casa di riposo due, tre volte al giorno. Le Oss e le suore, proprietarie dello stabile, mi detestavano. Quando arrivavo io il loro servizio non serviva e siccome io servivo mia zia con una pazienza, amore e dedizione che a tutt’oggi mi sfugge quell’immensità, le Oss per invidia, rabbia, gelosia, mi maltrattavano e forse, maltrattavano anche mia zia quando me ne andavo. Il 15 dicembre 2013 fu l’ultima volta che entrai in una casa di riposo e non volli mai più sentirne parlare. Ieri mi sono fatta coraggio, molto coraggio e sono entrata in una casa di riposo. Lo scenario era quello di sempre: anziani soli, sofferenti, malati, per lo più in carrozzina; operatrici nervose, truccate, unghie rifatte, distratte, una urlava contro le altre (forse la capo sala), un’altra rideva sul fatto che una volta hanno tagliato un pezzetto di dito ad una signora mentre le tagliavano le unghie, un’altra imboccava distrattamente guardando il cellulare. E poi c’era lei, quella signora in carrozzella, sola, in un angolo con la flebo alimentare che la teneva in vita. Molti sono passati accanto a lei, nessuno l’ha guardata, nessuno le ha sorriso. E c’ero anch’io con un peso nel cuore, nello stomaco e le lacrime che volevano uscire a fiumi ma che ho controllato fino al punto che mi è scoppiato un gran mal di testa. Ero impotente e totalmente assorbita dalla compassione e dalla tristezza. In ogni volto c’era Cristo sulla croce che stava morendo e io ai suoi piedi che non potevo fare nulla se non aspettare che morisse per tenerlo fra le mie braccia un’ultima volta. Un giorno, probabilmente io sarò al posto di quegli anziani, forse sarò sola e soffrirò. Questo mi fa tremendamente paura.