Anima di cristallo

La triste confessione di Cico


Cico è il mio amico non vedente di cui avevo già parlato poco tempo fa in un post. E’ entrato da poco più di un mese nell’associazione di ragazzi disabili di cui faccio parte. Domenica scorsa mi ero presa una giornata tutta per me, per riposare e oziare in giro per casa in solitudine ma Cico ha insistito per vedermi, aveva bisogno di parlare. Quando si è sani si hanno molti amici ma appena subentra una malattia si diventa pericolosi come gli appestati e improvvisamente gli amici scompaiono. Cico ha perso la vista a 37 anni e da allora è solo, non ha modo di parlare con qualcuno se non con il suo scanner che gli legge il giornale tutte le mattine. Cico voleva venire a casa mia in taxi ma io penso che se un amico decide di essere presente, deve esserci al 100% e così sono andata a prenderlo. Prima di arrivare a casa sua suono il clacson in un modo bizzarro, lui arriva in strada e non può che ripetere la stessa frase ogni volta “Tu sei proprio svitata!”. A casa mia, al pomeriggio è d’obbligo bere un the con i biscotti; è un momento intimo in cui ci si scambiano le confidenze e le  idee. Cico, domenica mi ha detto delle cose che non passano inosservate alla mia anima:“Quanto sto per dirti è il peso più grande che ho nel cuore, non ne ho mai parlato con nessuno perché me ne vergogno ma credo che tu possa capirmi e magari perdonarmi. Quando stavo bene e ci vedevo, mi sono goduto la vita, mi sono ubriacato tante volte, andavo in discoteca, uscivo di casa alle 11 di sera e tornavo alla mattina. Ma la cosa peggiore di tutte è che mi facevano schifo i disabili.” La sua voce si blocca in gola, percepisco la fatica nel dirmi quelle parole. Cico fa il possibile per trattenere le lacrime. Io rimango impassibile, non mi uscivano parole. Cerco di spezzare quel silenzio di ghiaccio con una domanda: “In che senso ti facevano schifo?”“Schifo Elisa, provavo schifo quando incontravo un down, mi giravo dall’altra parte se incrociavo qualcuno in carrozzina e schivavo i ciechi col bastone. Mi facevano tanto schifo! E poi è capitato a me di essere dalla loro parte e ora quando qualcuno fa qualcosa per me mi chiedo perché lo fa. Alla stazione delle corriere trovo sempre qualcuno che mi viene incontro e mi chiede se ho bisogno di aiuto. Io non l’avrei mai fatto. Capisci Elisa come posso sentirmi adesso?” E’ seguito un pianto liberatorio e disperato. Io non sapevo cosa dirgli ma ho accolto le sue lacrime nel mio cuore e l’ho amato tanto. “Cico, non è mai troppo tardi per fare qualcosa per gli altri. Il tuo momento è arrivato ora”. Scrivendo questo post nella mia mente sono balzate tutte le parole che mi sento in dovere di dire a Cico. Più tardi gli scriverò una mail e poi la posterò. Penso che queste confessioni possano essere una ricchezza per chi le legge.