Anima di cristallo

Post N° 322


Il sogno: l'eterna speranza. (è consigliato l'ascolto di questa musica come sottofondo alla lettura)Era una mattina presto. Non avevo portato nemmeno l'orologio con me in quella sperduta isola ma da quel che avevo imparato orientandomi con il sole e le stelle, saranno state le cinque del mattino. La sottile luce rosea del sole stava timidamente salendo da dietro le montagne.Uscii dalla mia capanna fatta di canne di bambù e tronchi portati dal mare. Ero assonnata, non avevo dormito molto bene a causa della luna piena che per tutta la notte ha filtrato la sua luce tra le foglie di bambù. E' incredibile come la potente energia della luna influisca sulla mia psiche fino a procurarmi forti mal di testa e un continuo dormiveglia.Sciacquai velocemente il viso nel piccolo catino in ferro laccato di bianco e mi avviai verso la battigia ad occhi semichiusi con lo sguardo rivolto all'insù cercando di catturare nei polmoni quell'aria così fresca e profumata. Al contatto dei piedi con l'acqua fredda del mare avvertii un brivido lungo la schiena e iniziai a correre fino a Mag, il piccolo paese che piano piano iniziava a svegliarsi ed animarsi di ridenti "Buongiorno". Per arrivare dal fornaio avevo 20 minuti di corsa al mare e 10 minuti di passeggiata in Via Cruv. Al civico 12 c'era Paoul, il fornaio alto e magro dalla carnagione sempre abbronzata e un sorriso che sapeva cancellare ogni traccia di malinconia a chi gli stava un pò insieme. Paoul aveva sempre una parola di speranza per tutti e ogni sua parola era espressione di saggezza. I suoi occhi grandi e scuri catturavano la mia attenzione e spesso abbassavo lo sguardo per non lasciare che Paoul potesse leggere dentro di me, cosa che lui sapeva fare benissimo. Sapeva che ero estramente felice di essere li, tra gli abitanti di Mag ma sapeva anche che ogni sera calava nel mio cuore un lungo e profondo pianto di dolore sapendo che prima o poi sarei dovuta andarmene da quel paradiso. Quella mattina presi una bella scorta di pane caldo che profumava di legna arsa, sapeva di lontani ricordi, quando la mia nonna si alzava alle quattro per prepare il pane alla numerosa famiglia che eravamo."Etty cos'è quel sorriso triste che ti porti appresso stamattina?" mi disse delicatamente Paoul."Oh niente di particolare Paoul, stanotte ho dormito poco, sono solo un pò assonnata" risposi guardando il pavimento imbiancato di farina."I sogni, Etty, sono l'eterna speranza, l'unica cosa che possediamo dalla nascita alla morte, stringili forte dentro di te perchè sono la realtà del tuo cuore. Non lasciare che il quotidiano te li porti via come cenere al vento".Non risposi, gli volsi le spalle accennando un sorriso e prosegui per Via Cruv fino alla cima di Monte Sel; rimasi seduta con le gambe stese e le mani appoggiate dietro la schiena, in un manto erboso che sapeva di menta e di pino. Guardai il sole che lentamente saliva al cielo incantandomi con i suoi straordinari colori arancio, lilla, rosa. Non avevo mai visto un'alba più bella e mi commossi a tal punto che il mio viso era inondato di lacrime dallo stesso sapore del mare. Era l'alba del sogno, l'alba della mia speranza. Avrei tanto voluto aggrapparmi a quei colori forti, al tepore dell'aria. Avrei voluto possedere Mag fino ad essere io stessa Mag, essere un ciotolo delle strade di Mag, una pietra delle case di Mag, un fiore giallo di Via Cruv. Avrei voluto possedere il mio sogno e con quella speranza iniziai a correre veloce verso la spiaggia...dovevo tornare alla mia capanna.Misi il pane nella bisaccia che mi ero portata dietro e mi immersi fino alle ginocchia su quell'acqua cristallina. Vedevo le mie lacrime cadere pesantemente tra la schiuma delle onde mentre cercavo di correre veloce, frenata dalla forza dell'acqua. Più correvo e più la mia corsa rallentava, come nei sogni. Piangevo di gioia, di immensa gioia. Ero nell'isola di Mag, avevo realizzato il sogno di una vita intera!Arrivai alla mia capanna e spalmai subito la marmellata di rosa canina sul pane ancora caldo. Era così buona la marmellata che mi aveva insegnato a fare la Signora Punch! Ricordo ancora quel giorno in cui bollii centinaia di rose canine, sembrava che quel sugo non volesse mai diventare marmellata; "Pazienza, pazienza ci vuole Etty, per tutte le cose, calma e pazienza" mi disse con voce tremante di vecchietta.Mangiai un altro panino e mi distesi un pò sulla bianca sabbia aspettando che il sole completasse il suo risveglio e annunciasse l'inizio di un nuovo meraviglioso giorno."Don, don, don, don" cantava la campana...mi ero assopita e sentivo in lontananza le campane della Chiesa di Santa Chiara echeggiare per tutta l'isola. "Don, don, don, don" sempre più forte gridavano le campane, come se fossero proprio li, accanto al mio orecchio. Aprii gli occhi, il cellulare continuava a darmi la sveglia mentre il mio corpo stava inerte e muto sul grande letto. E in un attimo ogni sogno fu spazzato via dal vento della quotidianità, da quel grigio cielo che ricopre ogni giorno su questa terra cui sono chiamata vivere.I sogni sono l'unica cosa che possediamo. Nasciamo nudi, senza nulla ma con tanti sogni nel cuore che nessuno può portarci via, mai!E la speranza è credere con tutte le forze che un giorno noi saremo parte di quel sogno, di quel progetto che spesso non coincide con il progetto di Chi ci ha permesso di essere qui, su questa terra, tra questo Universo che in ogni attimo ci stupisce con l'incanto della sua voce, dei suoi profumi, dei suoi colori.