Creato da Anna_san il 30/01/2009

La via del ritorno

Quando le stelle non stanno a guardare

 

 

Tratto da "La crisi della morte" di Ernesto Bozzano 5

Post n°109 pubblicato il 13 Marzo 2024 da Anna_san
 

«Io fui lieta e confortata moralmente nel riscontrare che, quando esulai dal corpo, mi era concesso di progredire spiritualmente di un passo alla volta: non di più. La conseguenza è che le condizioni del paesaggio spirituale in cui mi trovo appaiono estremamente analoghe al paesaggio terreno, escluso tutto ciò che in quest'ultimo vi è di brutto, come pure escluse le infermità e i dolori». 


Barret ripiglia a questo punto la comunicazione, osservando: «Per conto mio, le cose si svolsero ben diversamente. Mi trovai circondato da tutte le persone care che avevo conosciuto in vita, proprio come mi aspettavo, mentre l'ambiente che mi accolse era di gran lunga più meraviglioso di quello terreno, molto al di là di quanto potevo immaginare. E dopo un breve intervallo per adattarmi al nuovo ambiente, mi sentivo felice come un fanciullo in vacanza, ed esuberante di gioia mi diedi ad esplorare quell'ambiente di paradiso, di cui tanto avevo letto, immaginato e prospettato, ma che mi apparve di gran lunga superiore ad ogni aspettativa»

*****

 «Nel mondo spirituale il pensiero è tutto, diversamente che nel mondo dei viventi. Comunichiamo tra di noi, con il pensiero, e con la forza del pensiero combinata alla volontà possiamo creare tutte le cose che ci abbisognano. Per utilizzare in tal senso la forza del pensiero non basta pensare alla cosa desiderata, ma occorre una concentrazione sostenuta del pensiero sulla cosa medesima, pensandola in tutti i suoi particolari. Per esempio, se noi pensiamo ad una bianca tunica, possiamo crearla nella sua forma più semplice; ma se vogliamo produrla in una forma speciale, di un colore speciale, con disegno determinato, allora dobbiamo concentrare il pensiero sopra tutti questi particolari, così come si vuole disporli nella tunica. Allo stesso modo, se noi vogliamo creare un dipinto con il pensiero poniamo la riproduzione di un paesaggio - dobbiamo prospettarlo nella mente con la medesima chiarezza; in caso diverso verrà creato un abbozzo più o meno confuso ed informe. Ed è per questo che l'esercitarsi nelle creazioni del pensiero conduce gli spiriti a pensare con sempre maggiore chiarezza e a concentrare la volontà con sempre maggiore efficacia. Fatto, questo, che torna utilissimo, poiché anche nel mondo spirituale vi è grande bisogno di pensare con chiarezza...».

 
 
 

Tratto da "La crisi della morte" di Ernesto Bozzano 4

Post n°108 pubblicato il 13 Marzo 2024 da Anna_san
 

«Mia cara, desideravo ardentemente di comunicare con te. Sono felice di poterlo fare. Ho pregato che ciò mi venisse concesso. E' un fenomeno meraviglioso. Mia cara, quante cose ti vorrei dire! Comincio da questa: che la morte non esiste. Il significato della parola è una scempiaggine. Io così pensai sempre in vita, ma talvolta il corpo non era d'accordo con lo spirito. Ora io conosco. 


«Fu per me così facile il trapasso! Mi sentii stanca e sonnolenta; verso il mattino mi addormentai leggermente. Fu allora che vidi delle strane luminosità, dei curiosi filamenti luminosi. Quindi mi sentii come galleggiare nello spazio e la mia mente divenne chiarissima. Dissi tra me: "Come mi sento bene! Già lo sapevo che sarei guarita". La mia intelligenza era tornata così sveglia che già mi proponevo di rimettermi a scrivere per informare gli amici che mi sentivo come se avessi vent'anni... Era un senso di benessere stupefacente... Ma non tardai a realizzare che cosa significava quella improvvisa guarigione!... 

«Quindi mi riprese un po' di sonnolenza, giacché quei filamenti luminosi mi vincolavano ancora al mondo dei viventi, rendendomi la mente intorpidita. Riposai qualche tempo... Ma non si trattava di sonno: era una sorta di torpore delizioso. E allora una folla di antichi e felici ricordi m'invase la mente: ricordi di tempi trascorsi con te e con molti altri. Il tutto si svolgeva con tranquilla serenità... 

«Quindi vennero a me varie persone tra le più care che avessi; e tra queste, vi era la più cara fra tutte: mia madre! Ma com'era cambiata! La rividi quale era da giovane... Vorrei che ti persuadessi che la vita terrena è la parte più desolata della nostra esistenza. Essa in realtà non è vita... 

«Mi vedevo ancora immersa in una sorta di nebbia perlacea, e gli spiriti m'informarono che mi avrebbero aiutata con il loro consiglio per facilitare la rottura dei filamenti luminosi che ancora mi avvincevano al corpo. Feci quanto mi consigliavano: procurai di mettermi in una calma di spirito assoluta, e con ciò vidi sparire i filamenti luminosi e in me si determinò lentamente un radicale mutamento. La nuvola perlacea in cui mi vedevo avvolta prese gradatamente una forma; e compresi che si trattava del mio corpo, il quale assumeva lentamente forma umana. Allora mi dissero che con la forza del pensiero potevo modellare le mie sembianze secondo il mio desiderio. Non è forse meraviglioso?... «Nondimeno, a creare l'intima natura del nostro "corpo" concorrono i pensieri formulati e le opere compiute durante l'esistenza terrena. Tutto sommato, tu vedresti ora una Felicia assai più giovane e, ritengo, assai più attraente. Comunque, io sarei sempre la stessa per te mia carissima amica...

 «Volsi lo sguardo al mio vecchio corpo livido e disfatto. Mi parve ben povera cosa! Ero felice di sapere che non era più mio. Quale sollievo! Rivolsi il pensiero ai miei cari abbandonati in terra, e soprattutto desideravo ardentemente di rivedere ancora una volta te. Istantaneamente ti rividi nel letto, profondamente addormentata! Avevi un aspetto molto stanco, ma tranquillo. Cercai di entrare in comunicazione con il tuo spirito, ma il tuo spirito non era preparato alla prova. Tenterò un'altra volta: ma per tale evenienza, tu prima di addormentarti dovrai pensare intensamente a me, e raffigurarti la mia immagine. Se farai così, riuscirò a tirarti fuori temporaneamente dal corpo e condurti con me. Questo è ciò che noi chiamiamo "un'intervista nel sonno". Tu mi vedrai e mi riconoscerai, ma già si capisce che quando ti sveglierai, crederai di aver sognato. Ricordati che invece ci saremo incontrate realmente...

«Fui subito condotta via dagli spiriti che vennero ad accogliermi, i quali mi spiegarono com'essi avessero costruito il loro piccolo mondo meraviglioso traendolo fuori da quella nebbia perlacea ch'io scorgevo, condensandone con la potenza del pensiero le "vibrazioni" infinitamente sottili. Essi proiettavano con quel mezzo le forme del loro pensiero, le quali si rivestono di sostanza spirituale, e con ciò pervengono gradatamente a creare il loro ambiente. Io, naturalmente, non ero ancora in grado di proiettare le forme del mio pensiero in questo mondo esclusivamente mentale; gli spiriti mi condussero allora nella dimora meravigliosa che essi stessi mi avevano creato. Più tardi imparerò anch'io a costruire il mio piccolo mondo personale...

«Quanto all'ambiente in generale, siamo sempre noi stessi che concorriamo collettivamente a crearlo e ciascuno vi apporta la sua piccola parte. Naturalmente ci dividiamo il compito, dopo esserci prima trovati d'accordo sul complesso da creare. Un grande numero di spiriti non lavora a tali creazioni, poiché il farlo è riservato a quelli che manifestano disposizioni naturali per tale sorta di compito. Il paesaggio che mi circonda appare completo in se stesso e meraviglioso; ma non è che il nostro paesaggio. Mi si dice infatti che al di là di esso se ne trovano altri assai diversi, in quanto vi sono molte anime poco sviluppate le quali non possono apprezzare nulla che si discosti dall'ambiente terreno.

«Tu non puoi immaginare quanto sia elettrizzante il sentimento di creare a questo modo. L'intensità passionale con cui tutti vi s'immergono non si può rendere a parole... 

«Mi si disse dell'esistenza di altre Sfere di gran lunga superiori alla nostra, a cui anelo e spero di pervenire un giorno, per quanto questo giorno abbia ad essere per me ancora lontano. Gli spiriti eletti che vi soggiornano con la potenza della volontà compiono cose che a voi sembrerebbero impossibili; il che non impedisce che siano vere. E' da queste Sfere che si sprigionano le "scintille di Vita", sotto forma - dirò così - di un "flusso vitale" che arriva al vostro mondo e viene assorbito dal regno vegetale. Per arrivare a tanta potenza, occorre raggiungere una estrema perfezione spirituale; ma tutti possiamo arrivarci. Così mi dicono...».

 
 
 

Tratto da "La crisi della morte" di Ernesto Bozzano 3

Post n°107 pubblicato il 13 Marzo 2024 da Anna_san
 

 «Quante domande avrei da rivolgerti! Le Sfere spirituali sono dunque analoghe al nostro mondo?». 


 «Analoghe sotto ogni rapporto. Tuttavia la differenza è grande in quanto si determina un mutamento radicale nelle condizioni di esistenza. Il paesaggio è assolutamente identico, ma sublimato. Anche noi abbiamo fiori, prati ed alberi, animali ed uccelli; ma le condizioni di ambiente non sono più fisiche, con la conseguenza che noi non abbiamo bisogno di nutrirci, e tanto meno di uccidere per vivere. La materia, come voi la pensate, più non esiste per noi; quanto ai mezzi di sussistenza noi li assimiliamo con l'aria che respiriamo. I nostri liberi movimenti non sono più ostacolati dalla materia, come avviene nel mondo vostro. Ci trasportiamo ovunque con un atto di volontà. Come accade ai bimbi in ambiente terreno, a me pure avviene ogni giorno di apprendere sempre nuove cognizioni preziose, e mi vado con ciò sempre meglio adattando all'esistenza spirituale».

«L'ambiente che vi circonda, è dunque reale per voi?». 

«Reale, realissimo, ed anche supremamente bello».


********


«Mi alzai guardandomi attorno: il panorama che mi si presentò era di una bellezza incomparabile e pareva estendersi all'infinito. Su di esso splendeva un cielo azzurro meraviglioso... Il paesaggio era una pianura ondulata, non dissimile per talune caratteristiche dalle bellezze rurali dell'amata mia terra natìa... Ma il particolare più meraviglioso del panorama contemplato consisteva nel fatto che gli oggetti lontani non apparivano affatto diminuiti nelle proporzioni in ragione della loro distanza, come avviene in ambiente terreno. La prospettiva risultava quindi letteralmente trasformata. E ciò non è tutto, poiché mi avvidi che percepivo simultaneamente gli oggetti in ogni loro lato, non già soltanto dal lato esposto al mio sguardo, come avviene nel mondo dei viventi. Questa facoltà di visione ampliata e perfezionata produce effetti meravigliosi. Allorché si guarda la superficie esteriore di un oggetto qualunque, si vede nell'interno di esso, attorno ad esso e attraverso di esso, perché la visione spirituale pone in grado di compenetrare nella sua integrità ciò che si sta osservando...

«[...] L'ambiente in cui mi trovavo era meraviglioso, ma cominciavo a sentire un vivo bisogno di compagnia; e con il nascere di tale sentimento vidi trasformarsi l'ambiente a me intorno, il quale parve espandersi, rinnovarsi, divenire più bello che mai. Dopo di che vidi sbucare da ogni parte esseri spirituali, i quali mi vennero incontro esultanti. Seppi in seguito che quel miracolo era dovuto al fatto che il mio vivo desiderio aveva avuto per effetto di creare il necessario "rapporto psichico" tra me e gli altri esseri esistenti nel medesimo piano spirituale, i quali si erano affrettati a venire incontro al nuovo arrivato...

 
 
 

Tratto da "La crisi della morte" di Ernesto Bozzano 2

Post n°106 pubblicato il 13 Marzo 2024 da Anna_san
 

«"Il primo sentimento che si prova non appena ci si risveglia con piena coscienza di ciò che siamo e dove ci troviamo - e cioè che siamo spiriti sopravvissuti alla morte del corpo e che ci si trova in un altro piano di esistenza - è il sentimento di un'enorme curiosità, combinata a un grande desiderio di esplorare il nuovo ambiente, e conoscere di più.

Riscontriamo anzitutto che intorno a noi esistono delle 'cose', e questa è la prima osservazione che ci colpisce di stupore; tanto più che queste 'cose' appaiono della stessa natura di quelle a noi note in terra, per quanto sembrino anche diverse, ma in modo non ben compreso. 

 «"Esse sono reali, realissime: questo lo vediamo bene, abbiamo tuttavia l'intuizione ch'esse sono solo temporanee e appartengono unicamente allo stato spirituale consecutivo al risveglio. Dopo di che non tardiamo a scoprire - e ciò appare molto curioso e interessante - che possiamo trasformare certe cose che scorgiamo a noi dintorno, semplicemente desiderando che si trasformino. Tuttavia lo possiamo fare unicamente per oggetti che non abbiano importanza. Così, ad esempio, se io scorgo ai miei piedi un ago di pino, e comincio a pensare ch'esso divenga un ago di acciaio, eccolo tramutato in un ago reale da cucire, che posso raccogliere ed osservare. Comunque, noi non possiamo trasformare gli oggetti voluminosi, e tanto meno l'ambiente in cui viviamo. E non possiamo farlo perché il paesaggio intorno a noi non è soltanto il nostro 'scenario', ma è lo 'scenario' di tutti gli spiriti. Possiamo soltanto trasformare qualsiasi piccola cosa, quando il farlo non arrechi noia o danno ad altri. 

«"Dopo ripetute esperienze di tal natura, si comincia a comprendere la verità, ossia che l'ambiente in cui viviamo non è in realtà costituito che da 'forme del pensiero' o da 'proiezioni della memoria', e che tutto ciò è predisposto al fine di rendere più facile agli spiriti nuovi arrivati il periodo di transizione dall'esistenza terrena all'esistenza spirituale propriamente detta. E apprendiamo molto al riguardo cercando intorno a noi tutto ciò che possiamo trasformare con un atto di volontà, e tutto ciò che rimane inalterato malgrado gli sforzi del nostro volere.

 
 
 

Tratto da "La crisi della morte" di Ernesto Bozzano

Post n°105 pubblicato il 13 Marzo 2024 da Anna_san
 

  «Io sapevo di dover morire, ma non tremavo e non rabbrividivo a tal pensiero. Da lungo tempo i terrori dell'ortodossia avevano perduto ogni efficacia sull'animo mio, e mi sentivo preparata ad affrontare l'inevitabile crisi con serenità filosofica. Dirò, anzi, che vi era qualche cosa di più nel mio stato d'animo, poiché mi disponevo a vigilare ed analizzare con interesse di studiosa il lento avvicinarsi della Grande Ora. Non volevo perdere questa suprema opportunità di acquisire cognizioni psicologiche sfuggite alle indagini della scienza. Rimasi pertanto impassibile osservatrice dei lenti progressi della mia propria agonia, nutrendo speranza di poter comunicare ai presenti le mie osservazioni, e rendere con ciò un ultimo servigio all'umanità: quello di dissipare il terrore che a tutti incute l'ora fatale. 

 «Pareva che l'ambiente terreno si ritirasse attorno a me e mi sentivo come galleggiare fuori dal corpo, in un mezzo di esistenza ignoto. Nulla intervenne di quanto mi attendevo di dover provare durante la crisi della morte. Così, ad esempio, avevo letto descrizioni intorno a una sorta di "epilogo della morte" che si genererebbe nella mentalità dei moribondi, e in conseguenza del quale passerebbero dinanzi alla visione soggettiva dei medesimi tutte le vicende della loro vita. Nulla vi fu per me di tutto questo: io non mi sentivo attratta né dal passato, né dal futuro. Un pensiero solo, un sentimento solo dominava la mia coscienza: quello dei miei cari che abbandonavo. Eppure io non avevo mai considerata me stessa come una donna eccessivamente tenera, ed avevo allenata la mia ragione a disciplinare tutti gli impulsi e tutte le emozioni; al qual proposito ritengo che tale disciplina abbia influito molto favorevolmente sull'efficace rendimento della mia attività nella vita. Nonostante ciò, in quell'ora suprema, l'amore mi apparve come la somma e la sostanza di tutto ciò che di pregevole esiste nella vita...

 «Quel mio stato di attenzione vigilante sull'approssimarsi della morte finì per esaurirmi e a poco a poco m'invase una dolce sonnolenza; tanto dolce, tanto riposante che in quel periodo di semiincoscienza, precedente lo stato di totale incoscienza, riflettevo sul fatto di non aver provato che due sole volte una sensazione analoga di sonnolenza deliziosa...

«Mi risvegliai provando quasi un senso di rimorso, così come avviene quando si ha coscienza di aver dormito troppo a lungo, al di là delle convenienze sociali. Quel risveglio mi parve anche più dolce del periodo che precedette il sonno. Non mi curavo di aprire gli occhi, e giacevo beandomi deliziosamente in quel senso di pace e di serenità cui tante volte nella mia provata esistenza avevo desiderato invano di pervenire. Com'era dolce! Com'era perfetto quel senso di pace! Oh, fosse potuto durare in eterno! Comunque, io mi sentivo bene; segno che dopo tutto non ero prossima a morire. Avrei dovuto, forse, sottomettermi ancora all'antico servaggio, e conoscere ancora il tedio e l'irrequietudine della vita. D'un tratto, mi avvenne di udire il suono di alcune voci che conversavano nella camera attigua con tonalità abbassata. Sebbene io le udissi chiaramente attraverso la porta aperta, non pervenivo ad afferrare il senso dei loro discorsi. Ma, risvegliandomi maggiormente, arrivai ad afferrare una sentenza che fissò la mia attenzione, per quanto io non vi attribuissi importanza. La frase era questa:

 «"Non dubito ch'essa lo facesse a fin di bene; ma, del resto, era così eccentrica!". «L'altra rispose: "Sì, molto eccentrica, ed anche ostinata nelle sue ubbìe". «E la prima così riprese: "Ha avuto un'esistenza molto provata dalla sventura, ma bisogna pur convenire che la causa dei suoi mali fu quasi sempre se stessa. Ed è quasi sempre così". «"Sì, è proprio vero. Per esempio, io ben so...". E qui seguì la descrizione grottescamente travisata di taluni incidenti della mia vita. 

 «Ero stupita: parlavano di me, e ne parlavano facendo uso del verbo nei tempi del passato. Che cosa intendevano dire? Mi credevano morta? Pensai ch'esse avrebbero potuto supporre ch'io fingessi di essere morta col proposito di udire i loro discorsi confidenziali sul conto mio; e perciò mi affrettai a chiamare l'una delle amiche onde assicurarla ch'io vivevo e mi sentivo assai migliorata... Ma loro non fecero nessun caso alla mia chiamata e continuarono la conversazione senza interrompersi. Chiamai nuovamente con voce sonora, ma neanche questa volta se ne curarono. Io mi sentivo così bene nel corpo e nella mente che mi decisi a interrompere i loro imprudenti discorsi presentandomi ad esse nell'altra camera... Ma... che cosa mi avveniva? Rimasi un istante allibita dal terrore, o da un alcunché di simile. Che cos'era quel fantoccio che qualcuno aveva deposto nel mio letto, dove pure avrei dovuto trovarmi io gravissimamente inferma, e che lì giaceva rigido al mio posto, livido in volto, e in tutto simulante un cadavere sul letto di morte? Lo scorgevo di profilo: aveva le braccia incrociate sul petto, le gambe rigidamente distese, con le punte dei piedi rivolte in alto. Su di esso era disteso un bianco lenzuolo; ma, caso strano! Io lo scorgevo ugualmente sotto il bianco lenzuolo, e ravvisavo in quel fantoccio le mie sembianze! Mio Dio! Ero dunque morta davvero? Fui colta da una enorme emozione, che parve scuotermi dai recessi più profondi dell'anima. Allora soltanto, non già prima, tutto il mio passato emerse improvviso ed invase come una grande ondata la mia coscienza; mentre tutto ciò che mi avevano insegnato, tutto ciò che avevo temuto, tutto ciò che avevo sperato intorno al grande transito della morte e all'esistenza spirituale mi si affacciò alla mente con chiarezza indescrivibile. Fu quello un solenne e pauroso momento; ma il senso di terrore passò fugacissimo, e rimase la solennità grandiosa dell'evento...

 «Comunque, proprio come avviene nel mondo dei viventi, in cui il sublime rasenta qualche volta il ridicolo, e ciò in maniera tanto immediata da bastare un altro passo avanti per cascare dal solenne nel faceto, dal dolore nella gioia, dalla disperazione nella speranza, così avvenne per la mia prima esperienza in ambiente spirituale. Infatti non potendo arrestare le lingue di quelle donne pettegole e maldicenti, dovetti rassegnarmi ad ascoltare il male che dicevano di me. E così per la prima volta ebbi a contemplare me stessa nella luce in cui mi vedevano gli altri. Ebbene, la lezione fu per me istruttiva, per quanto avessi varcata una frontiera che toglieva qualunque importanza alle vicende mondane. Tali discorsi maldicenti furono per me comparabili a uno specchio convesso posto dinanzi alla mia visione spirituale, in cui i difetti del mio carattere venivano esagerati e contorti in modo grottesco dalla convessità dello specchio che li rifletteva; e così avvenne che la mia prima lezione spirituale mi fu impartita dalle amiche viventi. 

 «Quando ebbero soddisfatto i loro istinti pettegoli, le due donne si alzarono per venire a contemplare un'ultima volta le sembianze dell'amica defunta, il cui carattere avevano anatomizzato con tanta spietata crudezza. Eravamo in tre a contemplare quel cadavere, per quanto una tra di loro fosse invisibile alle altre. E siccome le altre non avevano consapevolezza della mia presenza, io me ne disinteressai, assorbendomi nella contemplazione di quella salma inanimata che una volta era stato il mio corpo. Guardavo le pallide sembianze stravolte dalle sofferenze, e con la mia mano invisibile cercavo di allontanare dalla fronte i capelli incanutiti che la invadevano, mentre una pietà ineffabile mi opprimeva l'anima pensando alla sorte di quel vecchio corpo, dal quale mi sentivo per sempre separata.

 «Ero dunque morta? Strana sensazione invero quella di sapersi morti e di sentirsi esuberanti di vita! Com'è frainteso dai viventi il significato di tale parola! Essere morti significa animarsi di una vitalità diversa e straordinaria, di cui l'umanità non può formarsi idea. Probabilmente la mia morte era avvenuta da ventiquattr'ore: ero caduta nel sonno nel mondo dei viventi, e mi ero risvegliata in ambiente spirituale. Strano a dirsi. Solo in quel momento, per la prima volta, mi ricordai di trovarmi in ambiente spirituale. Fino a quel momento i miei pensieri e le mie emozioni si erano manifestati vincolati al mondo dei viventi. Ma dov'erano gli spiriti di tanti miei cari che prima di me avevano varcato la frontiera della morte? Mi aspettavo di vederli accorrere a darmi il benvenuto sulla soglia della dimora celeste, per servirmi quindi da consiglieri e da guide. L'isolamento in cui mi trovavo non mi preoccupava, e tanto meno mi spaventava, ma provavo un senso di delusione e di disorientamento penoso. Comunque, tale stato d'animo ebbe la durata di un attimo, poiché non appena ebbi formulato nella mente quei pensieri, vidi dissolversi e sparire la camera in cui mi trovavo e tutto ciò che in essa era contenuto, ritrovandomi, non so come, nel mezzo a una sorta di vasta campagna pianeggiante...

La bellezza del paesaggio era indescrivibile. Anche il paesaggio terrestre è bello, ed io ne avevo sempre sentito intensamente la bellezza, ma quello celeste è di gran lunga più meraviglioso... Io camminavo, ma, così strana! I miei piedi non toccavano il suolo. Scivolavano su di esso, così come avviene nei sogni... Ma dov'erano i miei cari? Dov'erano tanti amici defunti che avevo amato in terra? Non ero consapevole di avere esternato a viva voce tali pensieri, ma come se qualcuno avesse udito e si fosse affrettato ad esaudirmi, vidi a me dinanzi due giovani, la cui radiosa bellezza era superiore a tutto ciò che mente umana può immaginare... Molti anni prima avevo deposto nella tomba, con lacrime di cordoglio disperato, due miei bimbi adorati; l'uno dopo l'altro. E molte volte piangendo sulle loro tombe, avevo proteso avanti le braccia come se sperassi di riprenderli alla morte che me li aveva rapiti. Oh! I miei bimbi! I miei bimbi! Quanto ansiosamente li avevo desiderati!... Quando mi vidi dinanzi quei giovani radiosi, un istinto subitaneo ed infallibile mi avvertì che quelli erano i miei bimbi fatti adulti. Non esitai un istante a riconoscerli. Protesi avanti le braccia come avevo fatto tante volte in terra, e questa volta li strinsi realmente al mio seno!...»

Con vero rincrescimento interrompo a questo punto la narrazione dell'entità comunicante, narrazione che diviene sempre più interessante, allorché le si manifestano i genitori, i parenti e i conoscenti, nonché il suo spirito-guida. Ma non essendo possibile citare tutto, mi limito a riferire ancora un brano di dialogo in cui viene spiegato per quale motivo la personalità della defunta comunicante rimase per qualche tempo in solitudine nel mondo spirituale. Essa domanda allo spirito-guida: «Perché fui condannata a passare da un mondo all'altro completamente sola?». (Spirito-guida) «"Condannata" non è la parola, mia cara. Tu non eri sola. Sembrava a te di esserlo, ma in realtà io con molti altri spiriti di congiunti ed amici, ti stavamo ansiosamente vigilando in attesa del momento in cui fosse a noi possibile di manifestarci a te. Per molte anime di defunti, il transito dal mondo dei mortali a quello degli immortali è un periodo di crisi morale assai penosa ed essi abbisognano dell'assistenza immediata dei loro cari che li confortino ed incoraggino, fino a quando non si siano familiarizzati con il nuovo ambiente; ma tu non eri un'anima come tante altre. Nelle più critiche vicende della vita, tu scegliesti sempre di agire da sola; tu rinchiudesti costantemente in fondo all'anima i tuoi pensieri, le tue meditazioni, il frutto della tua esperienza, e perfino le tue emozioni. Tu sapesti, con fermezza da eroina, guardare in faccia la morte. Orbene, a un temperamento come il tuo, si richiedeva di trovarsi in ambiente spirituale in apparente isolamento, onde meglio apprezzare in seguito il valore del consorzio spirituale. Ma non appena tu sentisti il bisogno di compagnia, e la desiderasti con il pensiero, immediatamente noi fummo in grado di rispondere alla tua chiamata».

 
 
 
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