DallaParteDelTorto

Post N° 69


 
LA STRAGE È DI STATOAgosto, Improvviso si senteun odore di brace.Qualcosa che brucia nel sanguee non ti lascia in pace,un pugno di rabbia che ha il suono tremendodi un vecchio boato:qualcosa che crolla, che esplode,qualcosa che urla.Un treno è saltato.Agosto. Che caldo, che fumo,che odore di brace.Non ci vuole molto a capireche è stata una strage,non ci vuole molto a capire che niente,niente è cambiatoda quel quarto piano in questura,da quella finestra.Un treno è saltato.Agosto. Si muore di caldoe di sudore.Si muore ancora di guerranon certo d'amore,si muore di bombe, di muore di stragipiù o meno di stato,si muore, si crolla, si esplode,si piange, si urla.Un treno è saltato.“AGOSTO” [C. LOLLI]SAN BENEDETTO VAL DI SAMBROAlle ore 01:30, del 4 agosto 1974 in una notte afosa (quell’afa estenuante e oppressiva della mezza estate), il treno Italicus, partito da Roma viaggiava verso il Brennero.Ma non giunse mai a destinazione, si fermò appena fuori dalla galleria che porta ad un piccolo comune in provincia di Bologna, San Benedetto Val di SAmbro. Si fermò sventrato da un’esplosione che causò dodici morti e circa 50 feriti (ma se l’esplosione fosse avvenuta solo qualche decina di metri prima le vittime sarebbero state centinaia).http://www.reti-invisibili.net/italicus/ BOLOGNAAlle ore 10.25 del 2 agosto 1980, i neofascisti dei NAR spalleggiati dai servizi segreti misero una bomba alla stazione centrale di Bologna, causando 85 morti e 200 feriti. Questo è più o meno l’incipit che ogni anno ricorre nell’anniversario della strage di Bologna. Sono trascorsi 27 anni da quel torrido mattino e, nel corso del tempo, i depistaggi di stato e l’omertà di stato (sia quella dei governi di centrodestra sia di centrosinistra) hanno impedito di accertare i mandanti e di conoscere pienamente la verità.Ogni anno, il palco delle commemorazioni è gremito quasi esclusivamente di divise militari, fasce tricolori, abiti impeccabili di politici, burocrati, sottosegretari. Nell’agosto 1980 il sindaco di Bologna Zangheri non si fece trovare per un mese intero (era in crociera sul Mar Nero), ma al ritorno fece poi il suo bel discorso dal palco. Anche il sindaco Cofferati non ha perso né perderà l’occasione di dire belle parole.Ma, se la strage è di stato, lo stato non ha alcun diritto di parlare in piazza il 2 agosto. Se lo stato ha intralciato e intralcia la verità, non ha il diritto di parlare né di commemorare.http://www.granmai.cubasi.cu/italiano/2006/agosto/mier2/bologna.htmlDalla strage di piazza Fontana del 1969 a quella di Bologna del 1980, l’Italia ha sperimentato dolorosamente una lunga “strategia della tensione” condotta da uomini degli apparati più coperti dello Stato o da neofascisti da essi personalmente organizzati, indirizzati, finanziati e protetti. Fin dal principio lo scopo era quello di promuovere con la violenza un “ritorno all’ordine cosituito”, di costringere la volontà diffusa di una diversa e più giusta organizzazione sociale nuovamente entro i ranghi oppressivi del lavoro salariato e dell’autoritarismo scolastico, senza più dibattiti, contestazioni, antagonismi.Ogni anno da quel palco vogliono farci credere che il terrorismo sia qualcosa che viene sempre e soltanto da lontano, senza rapporti con lo stato e con le sue strategie.Vogliono farci dimenticare che il nemico si trova "sempre alla nostra testa", ben visibile, dinnanzi a noi: il nemico è la violenza "legale" degli apparati militari e di polizia, sono lo sfruttamento e la flessibilizzazione del lavoro, è la rapina dalle tasche dei lavoratori per finanziare eserciti e servizi segreti, è il taglio delle pensioni e dei diritti sociali, è il caro affitti, sono le leggi razziste sull'immigrazione, è la sempre maggiore compressione delle libertà di associazione e di espressione, è il carcere per chi si ribella e le bombe sui civili. E' ora di smettere di commemorare, di far tacere questo stato coccodrillo, ora dobbiamo solo ricordare,rivelare una volta per tutte le verità e, con la giusta rabbia di chi sempre sta "dalla parte del torto" ricominciare a lottare.