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Pretese islamiche a Grosseto.

Foto di Antares_89

Riconosco che il repertorio dei miei post non sia molto vario, in particolar modo quando parlo dei rapporti con i musulmani. D’altra parte, non è colpa mia se ogni giorno i seguaci di Allah si rendono protagonisti di fatti spiacevoli, il cui obiettivo occulto è sempre uno solo. Lunedì, sfogliando Libero, sono stato colpito da una notizia: la comunità musulmana di Grosseto aveva intenzione di adibire a centro culturale un edificio situato a pochi metri dalla chieColonizzazione islamiccsa della città. Questo edificio è l’ex cinema Marraccini, al cui proprietario la comunità islamica ha fatto un’offerta d’acquisto. La reazione politica è stata quasi bipartisan nell’opporsi all’operazione. Il sindaco Bonifazi (PD) ha dichiarato che tempo fa Provincia e il Comune si erano mostrati interessati all’acquisto del cinema per farne un centro congressi, ma la trattativa non si era concretizzata.  Insieme all’assessore per il patrimonio culturale Guidoni, Bonifazi spiega che “La trattativa in corso tra il proprietario dell’ex cinema Marraccini e la comunità musulmana è trattativa tra privati”, che non può essere impedita dal Comune, ma anche che “nessuno strumento urbanistico prevede in quel palazzo la realizzazione di un edificio di culto, cosa che invece è prevista in zone periferiche della città”. Il centrodestra, intanto, ha organizzato una raccolta di firme, che in poche ore sono state più di 3.000. A parlare è stato il coordinatore provinciale del PdL Agresti: “Di fronte alla concreta possibilità che l’ex cinema Marraccini possa essere acquistato dalla comunità islamica per realizzarci un centro culturale islamico, pur riconoscendo alle persone di fede musulmana il diritto di praticare il loro culto e di disporre di un apposito luogo dove riunirsi, riteniamo l’ipotesi Marraccini la meno opportuna per ragioni di ordine culturale e logistico”. Finora, nessuna dichiarazione da parte della curia, che qualche mese fa aveva fatto un’offerta per trasformare il palazzo in un museo d’arte sacra. Non tace, invece, il presidente della comunità islamica Mohamed Rhallab: “Non vedo perché dovremmo rinunciare all'acquisto dell'ex cinema. È un nostro diritto e sono convinto che la maggior parte dei grossetani sia favorevole a questa possibilità”. L’ultima affermazione suona quantomeno fuori luogo, ricordando le 3.000 firme di cui sopra. Ma Grosseto non è che l’ultima città toscana vittima delle pretese musulmane. Uno dei primi casi fu Colle Val d’Elsa, dove la giunta di centrosinistra concesse alla comunità islamica di costruire una moschea capace di contenere mille persone, con un minareto di otto metri e una cupola. I lavori, iniziati, hanno subito uno stop, a causa di un problema giudiziario: a giugno saranno processati l’imam e i responsabili del progetto e dei lavori per abuso edilizio, poiché nel seminterrato erano stati costruiti due locali più grandi di quanto previsto. Oriana Fallaci nel 2006 dichiarò al “The New Yorker”: “Se sarò ancora viva andrò dai miei amici anarchici di Carrara, prendo gli esplosivi e la faccio saltare per aria. Non voglio vedere un minareto nel paesaggio di Giotto”. Purtroppo il cancro l’ha portata via prima, in tempo per evitarle di sentire che nel suo paese, Greve, nel Chianti, si parlava di costruire una moschea. Tornando a Grosseto, è curioso che l’attenzione della comunità islamica si sia posata proprio sull’edificio che la curia aveva intenzione di comprare per farne museo d’arte cristiana, ed è curioso che l’edificio prescelto sia a pochi passi dalla cattedrale e vicino al municipio e al palazzo della Provincia. Curioso. O no? In effetti, non meraviglierebbe nessuno se la scelta fosse caduta proprio su quell’edificio. Una posizione che imponga la presenza culturale e religiosa musulmana tra il centro del culto cristiano e i palazzi del potere amministrativo statale. Questo spiega il significato della seconda frase del post: l’obiettivo occulto (per modo di dire, poiché è chiaro a tutti) è sempre e solo quello di imporre il potere religioso e culturale islamico al centro delle nostre città. Non è certo un caso che il ‘centro culturale’ sia vicino alla chiesa: l’osservatore che guarda la chiesa non potrebbe fare a meno di notare anche l’edificio musulmano. Questa contiguità non è certo un segno di pace, ma di sfida. Come sfide lanciate alla nostra religione sono le pretese di costruire minareti più alti dei nostri campanili, con i berci del muezzin che sovrastano il suono delle campane, che da più di dieci secoli è parte della nostra vita e della nostra cultura. Sfide sono i fondi provenienti dai Paesi musulmani per costruire moschee in Europa, veri e propri atti di colonizzazione culturale. E sfide sono gli episodi come quelli di Colle Val d’Elsa, dove i musulmani non solo costruiscono moschee enormi con l’intento di sovrastare le nostre chiese, ma tentano anche di ampliare illegalmente i loro spazi, rubandoci più terra di quella che i comunisti gli regalano. Certo, come non parlare dei comunisti, che con il loro maledetto buonismo ci stanno portando alla sconfitta? Fanno esattamente come fecero i nativi americani con gli spagnoli, subendo una colonizzazione che li portò a vivere nelle riserve. In pratica, i comunisti ragionano come uomini di cinquecento anni fa che praticavano ancora i sacrifici umani. Non c’è da stupirsi, tra belve ci s’intende. Come sempre non faccio di tutte le erbe un fascio, e come sempre non dico che tutti i musulmani sono cattivi. Ma solo il più testardo buonista con paraocchi grandi come ombrelloni riesce a non accorgersi dell’invasione che stiamo subendo, sempre più veloce. Basta contare quante erano le moschee cinquant’anni fa e quante sono adesso. I musulmani hanno capito che siamo molto diversi dai crociati che sbarrarono loro le porte dell’Europa, che ci siamo rammolliti, che chi grida all’invasione viene zittito e condannato. Il re fa imprigionare le sue guardie credendo stupidamente che i barbari che sono alle porte siano amici che gli tendono la mano. Alcune luci grazie a Dio feriscono le tenebre: in Olanda ha vinto il partito di Geert Wilders, che da anni combatte la minaccia islamica, e per questo condannato a morte secondo la shari’a. Evidentemente gli olandesi si sono svegliati. È giunta l’ora che anche noi solleviamo la testa, e che ci opponiamo alla minaccia. Il vero nemico, però, non viene da fuori: il vero nemico è il cancro del buonismo comunista, che, come l’HIV, impedisce alle nostre difese di reagire. Tolleranza per coloro che rispettano la nostra cultura e le nostre leggi, e soprattutto non vogliono imporre la loro cultura nel nostro Paese. Di fronte a tutti gli altri, invece, alziamo gli scudi e sguainiamo le spade, e prepariamoci a difendere la nostra terra!

 
 
 
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