Le Torri di Malta

La pillola della morte.


Il metodo è cambiato: dalle lame degli strumenti chirurgici si è passati al veleno delle pillole, ma la sostanza non cambia. L'omicidio rimane lo stesso. Rimane la soppressione di una vita che sta crescendo dentro di sé, una vita che non è cominciata da sola, ma perché la donna l'ha voluta, salvo poi decidere di non desiderarla più. Con estrema soddisfazione dei gruppi ateo-laico-comunisti, anche nel nostro Paese è arrivata la famosa pillola abortiva Ru486. Dopo ore di discussione, il consiglio d'amministrazione dell'Aifa, l'Agenzia del Farmaco, ne ha autorizzato l'immissione in Italia; quattro i voti a favore, uno contrario. Già pronte le procedure di attuazione, con il comitato tecnico-scientifico che ha dato il suo nulla osta, mentre il comitato economico ne ha prontamente stabilito il prezzo: 14,28 euro costerà la confezione da una compressa. La pillola dovrà essere assunta in una struttura ospedaliera, entro e non oltre il quarantanovesimo giorno di gravidanza. Entro, cioè, la settima settimana di gestazione, e non la nona, come nel resto dei Paesi europei. Questo perché tra la settima e la nona settimana sorgono le maggiori complicanze ed aventi avversi, che renderebbero necessario l'intervento chirurgico. L'Aifa ha subito rilasciato un comunicato dove spiega come e quando dovrà essere usata la pillola. Avvalendosi dei pareri del Consiglio Superiore di Sanità, l'Agenzia ha raccomandato ai medici la scrupolosa osservanza della legge, la 194/78, "a garanzia e a tutela della salute della donna". Sempre per prevenire complicanze e eventi indesiderati, e nel rispetto dell'articolo 8 della legge sull'aborto, è necessario il ricovero in ospedale, dove la donna potrà essere informata sulle metodiche alternative e monitorata al fine di evitare reazioni avverse, come infezioni, emorragie o morte. In una nota, si dichiara come la decisione presa "rispecchia il compito di tutela della salute del cittadino che deve essere posto al di sopra e al di là delle convinzioni personali di ognuno pur essendo tutte meritevoli di rispetto". Raggiante, il promotore della liberalizzazione della pillola, Silvo Viale, ginecologo torinese dei Radicali, afferma come questa sia una vittoria e un'opportunità in più per tutte le donne italiane, ma che la battaglia non è ancora finita, in quanto l'aborto medico deve essere garantito in tutta Italia.
Sordo anche all'appello dell'ex ministro della Sanità Livia Turco, che ha dichiarato come l'evento non sia un tema da "crociata ideologica", Viale ha anche volutamente sorvolato sulle ventinove morti associate alla pillola. Sottolineate, invece, dal sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella: il farmaco mifepristone (Mifegyne) ha provocato la morte, dal 1988 e in molti Paesi, di ventinove donne che l'avevano assunto. "Quella pillola è pericolosa", afferma, chiedendo chiarezza all'Aifa, poiché "non sono stati chiariti alcuni punti oscuri del metodo relativi alla sicurezza nell'utilizzo", e aggiungendo che deve essere verificata la compatibilità con la legge 194 nonché la sicurezza delle donne. Sicurezza messa in pericolo dalla possibilità, da parte delle donne, di assumere la Ru486 direttamente a casa. Ovviamente non si potrebbe prevedere il momento dell'espulsione, e questo sarebbe in aperto contrasto con la legge sull'aborto. "Clandestinità legalizzata" sono state le sue parole, in merito ad una pratica che, di fatto, permetterebbe di attuare l'aborto a domicilio, senza la sorveglianza medica. Che la pillola in questione provochi innegabili danni alla donna è confermato anche dal primario del Policlinico Gemelli di Roma, professor Antonio Lanzone, che denuncia anche come la tendenza all'aborto aumenti nettamente nelle zone dove la pillola viene somministrata già da anni. Critica unanime, ovviamente, dal Vaticano, da sempre avverso alla Ru486. A parlare è monsignor Giulio Sgreccia, emerito presidente dell'Accademia per la Vita, che auspica un intervento immediato del Governo e dei ministeri competenti, poiché la pillola non è un farmaco, bensì "un veleno letale". Che, oltre ad uccidere la vita appena concepita, è pericoloso anche per la madre. In merito, ricorda le suddette ventinove donne morte a causa della pillola abortiva. Il Vaticano non trova differenza, sempre per bocca di monsignor Sgreccia, tra la Ru486 e l'aborto chirurgico: entrambe le soluzioni sono, vale a dire, un "delitto e peccato in senso morale e giuridico". Delitto che comporta la scomunica latae sententiae, cioè automatica, per chiunque prescriva la pillola, la assuma o partecipi all'iter. Ma questo non sembra preoccupare più di tanto i sostenitori della pillola, che hanno colto l'occasione per esultare. Non tanto per l'approvazione della pillola abortiva, quanto per il fatto che il Vaticano abbia 'perso' questa battaglia. Seguendo l'esempio del ginecologo torinese, presto tutti gli ateo-comunisti della politica gioiranno dai loro pulpiti per questa che, secondo loro, è una vittoria della laicità sulla religione.
Sentimenti di gioia sfrenata, ovviamente, anche sui forum di Libero, dove i talebani del laicismo, non ancora soddisfatti, si divertono ad irridere e offendere la gerarchia ecclesiastica cattolica. Comportamento consueto anche se, invero, contrasta con la solita affermazione, da parte loro, di vivere in uno Stato confessionale, completamente asservito alla Chiesa. Strano, poiché se fosse così non penso che potrebbero infangare a ritmo continuo il Papa, e non penso esisterebbero diritti come divorzio e aborto. Né, a questo punto, la possibilità di assumere la pillola omicida. Tutto questo esiste, e presto, se l'iter sarà completato, nelle farmacie le donne potranno acquistare la loro pillola, uccidendo tranquillamente la vita che portano in grembo, senza alcun rimorso. Per una che andrà in ospedale un'altra deciderà, per un motivo o per un altro, di ingerirla in casa, rischiando la propria vita e andando deliberatamente contro l'articolo 8 della legge sull'aborto. Ai medici è stata prescritta scrupolosa osservanza della legge, ma chi controllerà le donne? Nessuno si accorgerà se una donna assumerà la pillola in casa propria, almeno fino a quando una non morirà, divenendo la trentesima della serie. Una vera 'clandestinità legale', come espresso perfettamente dal sottosegretario Roccella, che consente di aggirare l'articolo 8 della legge. Ma né il signor Viale né i suoi seguaci si fermeranno davanti a questo. L'importante è attaccare la Chiesa anche da questo lato, facilitando e rendendo quasi piacevole l'aborto, argomento cui il Vaticano è molto sensibile. La pillola farà credere che l'aborto sia una passeggiata, aumentandone sicuramente i casi, come spiegato dal professor Lanzone. Presto diventerà così semplice abortire che nessuno prenderà più precauzioni, tanto la soluzione è nella pillola da 14,28 euro. Tanto vale la vita di una persona: non una persona adulta, certo, ma un bambino chiamato alla vita per esserne bruscamente respinto proprio da quella donna che sarebbe dovuta essere sua madre. Lo scrittore Uberto Scarpelli si è sempre impegnato in tema di bioetica, e anche lui, dichiaratamente laico, riconosceva l'importanza della 'razionalità potenziale' del nascituro, feto o embrione che fosse. Molti dicono che un embrione non è una persona. Essi parlano di persona, però, riferendosi evidentemente all'uomo adulto e cosciente di sé. Ma anche quell'embrione lo sarebbe diventato. Anche lui sarebbe diventato cosciente. Eppure, per il capriccio di una donna, quel bambino non vedrà mai la luce. Morirà senza avere mai vissuto la vita, ucciso dalla persona che lo ha concepito. Per poi buttarlo come un rifiuto organico.