Le Torri di Malta

Tre sfide per la pace.


Durante un forum a Gerusalemme, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha parlato di tre sfide che dovrebbero essere affrontate per riportare la pace, finalmente, in Medio Oriente. Alla presenza dell'ex-Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, Netanyahu ha proposto una possibile via d'uscita dall'eterno conflitto israelo-palestinese. Secondo il premier, bisogna innanzitutto impedire che l'Iran del folle Ahmadinejad riesca a dotarsi di armi nucleari, poiché questo significherebbe il terrore continuo per tutti gli ebrei di essere spazzati via da una bomba atomica. Serve, inoltre, distruggere tutte le postazioni missilistiche di Hamas a Gaza e di Hezbollah in Libano, che bombardano incessantemente le città israeliane di confine, e, infine, respingere in blocco il tentativo di limitare il diritto israeliano alla sola autodifesa. Come negare che, se tutto ciò fosse applicato, il conflitto fra palestinesi e israeliani potrebbe giungere a quella pace tanto sognata e mai realizzata? Procedendo per i punti elencati dal premier, è chiaro che quello più importante riguarda l'Iran. "Il tempo stringe", ha affermato Netanyahu. Da vari mesi, infatti, tutto il mondo guarda con apprensione il procedere, lento ma costante, delle ricerche degli scienziati iraniani verso la costruzione della prima testata nucleare. Se queste ricerche non saranno bloccate in tempo, e il tempo è davvero poco, Ahmadinejad avrà la sospirata bomba atomica, con cui potrà minacciare non solo il "Grande Satana" Israele, ma anche tutti i Paesi liberi che i suoi missili a lunga gittata possono raggiungere.
Eppure il mondo rimane immobile. Soprattutto chi dovrebbe garantire la pace, cioè la sempre più miope e inutile istituzione che è diventata l'ONU, resta ferma, in attesa che qualcosa succeda. Che qualsiasi cosa succeda. Come, per esempio, quando Tel Aviv sarà stata rasa al suolo da una bomba nucleare firmata Ahmadinejad, oppure quando il regime iraniano avrà abbastanza testate e abbastanza missili da minacciare il mondo intero. E magari lo stesso Palazzo di Vetro. Forse, allora, capiranno il loro errore, ma sarà ormai troppo tardi. Cosa dire, poi, del continuo bombardamento che Israele deve subire da parte di Hamas e Hezbollah? Quanti razzi sono caduti sul territorio israeliano senza che nessuna organizzazione internazionale dicesse niente? Eppure queste organizzazioni ci sono, ma non si preoccupano certo di Israele. In particolare, ovviamente, sto parlando di Amnesty International, che lamenta da anni le precarie condizioni di vita degli abitanti della striscia di Gaza, e che accusa Tel Aviv di colpire indiscriminatamente la popolazione civile. Non si sono mai chiesti perché Israele faccia così? Non penso che gli ebrei vogliano apparire al mondo come i cattivi soldati che uccidono i poveri palestinesi indifesi, che non hanno nessuna colpa. Non penso proprio che sia questo il loro obiettivo. Credo che sarebbe opportuno che Amnesty studiasse a fondo la questione, prima di parlare a vanvera. Che si chiedesse come mai gli israeliani bombardano le case. Cosa dovrebbero ottenere distruggendo qualche casa? Se fossero obiettivi, Amnesty ed Emergency, ammetterebbero quello che è sotto gli occhi di tutti. Sono i militanti di Hamas che piazzano i loro lanciarazzi sulle case e sulle scuole, in modo che Israele non possa distruggerli senza apparire al mondo come un Paese che uccide i civili per passarsi il tempo. I veri colpevoli sono proprio i membri di Hamas, che si fanno scudo della popolazione, ma questo l'ha mai ammesso Amnesty? Non lo ricordo. Quanto alla stessa popolazione, i casi sono due: se proteggono i terroristi e li supportano sono colpevoli come loro, e non si devono lamentare se un missile israeliano gli distrugge la casa, e se, invece, hanno solo paura dei terroristi e li assecondano sarebbe ora che si ribellassero, e fossero loro stessi a cancellare Hamas. Se i terroristi lasciassero Gaza perché Israele dovrebbe bombardarla? L'ultimo punto riguarda la limitazione che obbligherebbe Israele alla sola, semplice autodifesa. Il che significherebbe, in pratica, continuare a subire il lancio delle bombe di Hamas e Hezbollah, e, perché no, magari anche di quelle atomiche iraniane, senza fare nulla. Agire solo e se un esercito nemico invadesse il suo territorio. Non conosco a fondo cosa significhi questa limitazione, ma quanto detto da Netanyahu parla chiaro. Se la limitazione fosse accettata, Israele sarebbe costretto ad accettare passivamente i bombardamenti dei terroristi, fino a essere completamente distrutto dai missili nucleari che Ahmadinejad sta confezionando. È un'ipotesi assurda, e Israele non la accetterà mai, perché questo significherebbe la sua distruzione. Israele è un piccolo, seppur molto potente, Paese mediorientale, immerso in un gruppo di Stati islamici che non bramano altro che la sua distruzione. I musulmani a capo di quei Paesi e i loro elettori non accettano che uno Stato non musulmano spezzi la continuità islamica in quel territorio, soprattutto se abitato dagli odiati ebrei.
Già una guerra c'è stata, brillantemente e facilmente vinta da Israele, ma il futuro cosa porterà? Il pericolo iraniano è incombente, e non si può privare Tel Aviv dell'iniziativa, qualora fosse necessaria. E necessaria potrebbe davvero rivelarsi, se l'Iran ottenesse la sua bomba atomica. Israele ha già programmato di distruggere con bombardamenti aerei ogni base di ricerca atomica e ogni postazione missilistica iraniana, ma non è detto che riescano a fermare tutti i missili. Ne basterebbe uno solo per incenerire completamente la capitale ebraica. Inoltre, un attacco preventivo da parte di Israele sarebbe immediatamente condannato dalle Nazioni Unite, la cui stupidità è fin troppo evidente. Ne deriverebbe, probabilmente, la Terza Guerra Mondiale. Siamo già in stato di guerra fredda, tra Tel Aviv e Teheran, e la guerra potrebbe diventare, in futuro, davvero calda. Confido che Israele riesca a distruggere tutti i missili iraniani prima che sia troppo tardi, e confido nel fatto che gli Stati Uniti agirebbero senza esitazione a favore degli ebrei. Al pari dell'ONU, è facile immaginare che l'Unione Europea rimarrebbe pavidamente neutrale, ma sicuramente Paesi come il Regno Unito e, spero, l'Italia, attaccherebbero Teheran e i Paesi islamici che si alleassero con Ahmadinejad. È uno scenario terribile, ma forse cancellerebbe definitivamente il pericolo islamico contro Israele. O, meglio, il pericolo che un intero Stato decida istituzionalmente che Israele vada 'cancellata dalla cartine geografiche'. L'unica speranza che questo non accada è riposta negli stessi iraniani. La rivoluzione islamica rovesciò il regime monarchico, e dobbiamo sperare che una nuova rivoluzione, che ha già dato le prime avvisaglie, smantelli il regime di terrore di Ahmadinejad e del suo amico Khamenei. Questo, unito ai tre punti elencati da Netanyahu, risolverebbe davvero, una volta per tutte, un conflitto che va avanti da troppi anni e che ha causato troppi morti. Distruzione delle organizzazioni terroristiche di Hamas e Hezbollah e di tutte le testate iraniane. È solo questa la soluzione.