Le Torri di Malta

Atene: terrorismo anarchico.


Mi dispiace parlare oggi, 8 dicembre, di violenza, ma la furia ideologica non si ferma certo per questa ricorrenza. Sono cominciate sabato le manifestazioni di piazza, in Grecia, per ricordare la morte di Alexandros Grigoropoulos, il 15enne ucciso un anno fa da due agenti di Polizia. Atene è stata tappezzata di manifesti riportanti "Non dimenticheremo, non perdoneremo", e, nonostante l'appello dei familiari di Alexandros, la manifestazione è degenerata, come sempre accade in questi casi. 6.000 agenti hanno dovuto fronteggiare centinaia di terroristi, che hanno lanciato sassi e molotov, distrutto vetrine e auto, e dato alle fiamme cassonetti. Vari licei sono stati occupati, mentre gruppi ai facinorosi hanno assaltato l'università, sostituendo la bandiera greca con quella rossonera anarchica. Durante l'attacco il rettore Kittas è stato aggredito e ferito alla testa, subendo poi un attacco cardiaco. Nonostante questo, anarchici hanno scritto sul sito Indymedia che il ferimento era solo una "montatura", erano "manipolazioni", ma la magistratura ha aperto un'inchiesta. "Non consegneremo Atene nelle mani dei vandali", ha dichiarato il Ministro dell'Ordine Pubblico Chrysohoidis; la Polizia ha quindi risposto ai manifestanti con cariche e lacrimogeni. Il partito di estrema sinistra Syriza ha allora avuto il coraggio di chiedere l'intervento del Premier Papandereou contro la "militarizzazione del conflitto", sostenendo che la Polizia fosse troppo violenta. Gli agenti sono saliti a 12.000, poiché i disordini sono continuati il giorno seguente, grazie anche ai sindacati, che hanno dichiarato una sospensione di tre ore per permettere ad altri esaltati di scendere in piazza. Non solo Atene ne è stata teatro, ma anche Salonicco, Patrasso e Ioannina, e i protagonisti sono stati soprattutto studenti delle scuole superiori.
Il copione è stato, ovviamente, sempre lo stesso: molotov, sassi e incendi. Per la stampa "le cause dell'insurrezione del dicembre 2008 non sono state rimosse", e si scrive che gli incidenti sono stati meno gravi di quanto si temesse. Dopo tre giorni la calma è tornata, ma altri raduni sono stati organizzati per chiedere la liberazione degli arrestati. Che sono 150, mentre 1.000 sono i fermi (una ventina i minorenni), e decine i feriti. È stata la "prima rivolta locale a livello mondiale" per la Grecia, poiché i partecipanti provenivano da ventisei Paesi di quattro continenti. L'Italia ha fatto la sua bella figura, con cinque terroristi arrestati e in attesa del processo che avverrà il 16 dicembre. Davvero una bella figura la nostra, ma bisogna riconoscere che i nostri terroristi hanno una certa esperienza: dopo gli scontri del G8 di Genova quella greca sarà stata solo una scaramuccia. Spero che la giustizia ellenica sia veramente giustizia, e che quella feccia umana rimanga in carcere per tutto il tempo che si merita. Stesso discorso, chiaramente, per il resto dei 'manifestanti'. Ma quello che mi preoccupa seriamente è il modo in cui sono gestite queste situazioni. In particolare, rimango allibito vedendo che, puntualmente, sono i poliziotti ad avere il maggior numero di feriti. E solo perché devono rispettare le regole. Ma che regole sono?? Regole che permettono a terroristi anarchici di distruggere le città tranquillamente senza dare agli agenti la concreta possibilità di intervenire. Ottime regole davvero! Nessuno si stupirà quando dirò che, se fosse per me, quei terroristi li farei massacrare. La Polizia ha i manganelli? Sì, quindi perché non li usa? Perché quei selvaggi non tornano a casa dalla mamma con un braccio rotto o il naso spaccato? Non sono stati i cittadini normali a chiamarli, per distruggere strade e devastare tutto quello che capitasse loro a tiro. È assurdo che i feriti, tra loro, siano così pochi, soprattutto a fronte dei feriti tra gli agenti, molto più numerosi. Chiunque, se le mie regole venissero applicate, si azzardasse a lanciare una molotov andrebbe preso a manganellate finché non implora pietà, e poi arrestato. Niente fermi, che non servono a nulla, solo arresti. E che durino anni. Se fosse questa la prassi da utilizzare in questi casi sono sicuro che i terroristi ci penserebbero due volte prima di incendiare un cassonetto. Ma le regole sono diverse, e questo è il risultato. Una 'manifestazione', tra l'altro, indetta per commemorare la morte di un ragazzo che santo non era. La sua morte, accidentale, avvenne durante uno scontro fra il suo gruppo di giovani sbandati e due agenti. In pratica, se il 15enne fosse stato a casa a studiare, adesso sarebbe ancora vivo. Qualcosa mi riporta ancora al G8: anche lì qualcuno morì.
Morì Carlo Giuliani. Un eroe per il mondo anarchico, che ha intitolato Piazza Alimonda a lui: "Piazza Carlo Giuliani - ragazzo". Anche se forse sarebbe stato più corretto scrivere "Piazza Carlo Giuliani - ragazzo con volto coperto che lancia un estintore contro una camionetta dei Carabinieri". Il significato suppongo sia uguale. Tratto l'argomento con molto tatto, perché Carlo è sacro, e qualcuno della sua razza potrebbe offendersi. Vorrei semplicemente ricordare come il "ragazzo" avrebbe potuto, al pari di Alexandros, rimanere a casa a fare qualcosa di utile. E invece ha preferito combattere contro i Carabinieri, che si sono difesi. Forse era proprio questo il suo sogno: diventare un martire dell'anarchia, un eroe nell'Olimpo del mondo del terrorismo di strada. Penso, tuttavia, che anche se Grigoropoulos non fosse morto, gli scontri ci sarebbero stati comunque. Perché i terroristi e gli esaltati non hanno bisogno di un motivo per incendiare i cassonetti e prendere a sassate la Polizia. Lo fanno semplicemente perché così dimostrano di essere 'contro'. Contro non si sa cosa, ma comunque 'contro'. E se in una di queste occasioni uno di loro muore, trovano anche un nome cui inneggiare, mentre sventolano la bandiera anarchica. Io non capisco come si possano difendere certe persone. Un anarchico cosa vuole dalla vita? A cosa punta? Se rovescia il sistema si creerà un altro sistema, anche se opposto al primo. Se vi fosse qualche anarchico che legge vorrei una risposta a queste domande. Chiaramente la morte di un ragazzo è sempre triste, ma in questi casi è perfettamente giustificata: sarebbe come partecipare a un incontro di boxe pretendendo di non essere colpito. Se una persona decide di lanciare un estintore contro i Carabinieri deve anche assumersi le responsabilità del suo gesto. Anche se la parola 'responsabilità' penso sia sconosciuta al mondo no-global. Gli scontri in Grecia sono sintomatici di quanta barbarie esiste ancora in Occidente, di quanta gente ancora si diverta a lanciare molotov, di quanti ragazzetti provino a imitare i coetanei del '68. Tutto questo non accadrebbe se le regole per la Polizia fossero normali, ma, poiché i terroristi sanno che i poliziotti non possono fare nulla, i disordini ci sono e ci saranno sempre. O, meglio, fino a che qualcuno non capirà come vanno trattate veramente queste 'persone'.