Io ci sono, e tu?

Post N° 127


Mai più come prima di MarzioLa trama
Un gruppo di ragazzi, finito l’esame di maturità decidono di festeggiare facendo per la prima volta un viaggio insieme. Preferendo una località marina, imprevedibilmente si ritrovano sulle Dolomiti, assecondando la passione di Enrico, il Siddharta del gruppo che predilige luoghi in cui è possibile vivere a contatto con la natura e mentalmente isolarsi, per meditare. Tra loro c’è Max, portatore di handicap, che i compagni di classe aiutano ma anche sfruttano, come nell’ultimo rituale scambio di compiti durante l’esame di maturità. I ragazzi hanno appena scoperto che nonostante i cinque anni passati insieme, si conoscono ben poco né tanto meno hanno un vero rapporto di amicizia. Partono quindi per cercare di conoscersi meglio ed eventualmente instaurare un rapporto stabile e duraturo di amicizia che vada oltre quello dei banchi di scuola. La disgrazia che colpisce uno di loro, durante una libera scalata sulle Dolomiti, li cambierà profondamente, segnandone il passaggio dall’adolescenza alla maturità, con tutte le insidie ed i suoi problemi. Riusciranno a rimanere uniti nel mondo degli adulti, evitando che quella paurosa perdita finisca per travolgere il loro rapporto ?. La recensione
Come spesso accade nel mondo del cinema due film che esplorano, seppur in modo diverso, il mondo giovanile sono quasi contemporaneamente usciti in questo 2006 nelle nostre sale; Notte prima degli esami è stato un successo inaspettato ai nostri botteghini mentre il ben più solido Mai più come prima, nonostante sia stato distribuito dalla corazzata Medusa, è naufragato nell’isola degli inediti e sommersi da cui, forse, sarà ripescato a fine stagione dalla rivista Ciak, da qualche anno impegnata a premiare i film passati totalmente inosservati, più meritevoli di essere rivalutati. Ci sarebbe da esultare che un Davide (Notte prima degli esami) abbia battuto un Golia distribuito da una delle due case (l’altra è la Rai) che si contendono, con arroganza e a discapito di ogni regola di libera concorrenza, il mercato cinematografico italiano, lasciando le briciole agli altri. Ed invece siccome un film dovrebbe ancora oggi essere valutato essenzialmente per il suo valore artistico, più che per i risvolti politici e commerciali, in questo caso ci troviamo di fronte ad un film ingiustamente ignorato dal pubblico e sin troppo tiepidamente accolto dalla critica. Quest’ultima, forse, ha voluto far scontare al regista Giacomo Campiotti le sue recenti incursioni nel mondo delle fiction televisive (Zivago nel 2002) ma arrivare ad accusare il film di non avere una sceneggiatura adeguata, né dialoghi solidi, di essere in definitiva superficiale, è francamente sconcertante. Attenzione sono gli stessi critici che hanno accolto con favore Notte prima degli esami, turandosi il naso pur di plaudire ad un operazione positiva sì per il nostro cinema ma sicuramente commerciale e non proprio originale. Con il risultato che i pochi, tra cui il sottoscritto che hanno visto Mai più come prima, rimangono allibiti di fronte alla cecità e miopia dei critici di professione. Perché il film di Campiotti, pur con mille imperfezioni ed una struttura forse eccessivamente costruita a tavolino tendente ad esaltarne il risvolto drammatico, è un bell’esempio di come si possa fare buon cinema, trattando temi seri, appassionando lo spettatore e non annoiandolo. Grande merito và non solo alla regia ma anche alla sceneggiatura che ben evidenzia, nella prima parte, l’ingenuità di questi ragazzi che escono dal mondo della scuola per tuffarsi nelle incertezze che il futuro riserva. Il passaggio dal mondo spensierato anche se problematico dei giovani a quello degli adulti è rappresentato dalla disgrazia che capita ad uno di loro; per la prima volta, in un momento che vuole essere di svago, di felicità per un viaggio fatto insieme, è la morte che fa prendere coscienza ai ragazzi che la vita non è affatto semplice e bella così come descritta nelle fiabe, anzi come accade anche in esse diventa assai complicata, un percorso irto di difficoltà da affrontare portandosi indietro il peso degli incubi passati. La grande forza del film di Campiotti sta proprio nella sua struttura semplice (non semplicistica) con una prima parte in cui ci presenta i protagonisti (il contemplativo Enrico, il borghese Lorenzo in perenne conflitto con il suo status sociale, Fava burino ultrà che non và d’accordo con la lingua italiana, Martina che soffre per la poca attenzione che i ragazzi le prestano) ed una seconda in cui gli stessi si rendono conto che di fronte ad una tragedia così immensa che li colpisce, i problemi che avevano sui banchi di scuola, le loro ribellioni generazionali erano ben poca cosa. La presa di coscienza della perdita di uno di loro, un compagno che per cinque anni ogni giorno avevano visto in quella classe, inizialmente induce i ragazzi a stringersi in un unico abbraccio, con la promessa di non dimenticare mai l’amico né quel terribile viaggio, non perdendosi mai più di vista. Purtroppo la vita di tutti i giorni, insieme alle conseguenze imprevedibili che sulla coscienza di ognuno può avere un evento tanto tragico, si rivelerà ben più triste; persino Max, portatore di handicap, di cui lo scomparso ragazzo era insostituibile amico, confesserà, in tanti anni, di averlo conosciuto molto poco; sì tra loro c’era complicità, conoscenza ma si può essere veramente amici di una persona che frequenti per cinque anni, ignorando quasi tutto di essa ?. Film di formazione questo Mai più come prima con una seconda parte addirittura più convincente e coinvolgente della prima; i ragazzi, una volta nel mondo degli adulti, sembrano voler completamente fuggire dal passato, evitando il più possibile di incontrarsi. Ognuno ha preso la sua strada e rifiuta il contatto con chi ha vissuto una tragedia così immane. E’ proprio a questo punto che interviene la splendida figura del padre del ragazzo morto che fa capire a quello di loro con cui è in contatto che è inutile fuggire dal passato; ci insegue, è sempre presente, talvolta ci condiziona; forse sarebbe meglio affrontarlo, facendo rivivere in questo modo anche chi purtroppo non c’è più.