FINGE DI NON CAPIRE E ATTACCA IGNOBILE L’OPERAZIONE DI BENLADEN LUIGI GENINAZZI Rispunta Benladen con le sue farneticazioni. Stanche e ripetitive, verrebbe voglia di liquidarle con un’alzata di spalle. L’ultimo messaggio audio dello sceicco del terrore (o del suo fantasma dalla voce roca) rilancia l’ennesimo proclama di guerra agli infedeli, promettendo «una grave punizione per l’Europa» e accusando il Papa di avere «un ruolo significativo nella crociata contro l’islam». Ossama Benladen si era già scagliato contro gli europei nel novembre scorso. E il suo braccio destro al-Zawahiri, pochi giorni dopo, aveva criticato Benedetto XVI, «il Papa che ha offeso i musulmani». Dunque, nulla di sorprendente. Ma sarebbe un errore sottovalutare l’impasto di accuse menzognere e minacce deliranti che giungono via Internet e alimentano l’odio e l’intolleranza. L’esperienza insegna che tali proclami funzionano spesso come una sorta di rivendicazione preventiva di attacchi terroristici: anche in assenza di una linea diretta di comando chi colpirà il nemico sul territorio europeo potrà fregiarsi della sigla di al-Qaeda. E un motivo in più d’inquietudine, in questi giorni di settimana santa che coincidono con l’anniversario della nascita di Maometto, deriva dal legame tra l’attacco diretto al Pontefice e la vicenda delle vignette. Apparse per la prima volta nel 2005 su un giornale danese, le caricature del Profeta che suscitarono violente proteste nel mondo musulmano sono state ripubblicate recentemente dopo che è stato scoperto un piano per uccidere il suo autore. Si ripropone così il circolo vizioso tra fondamentalismo islamico e laicismo irridente che è stato denunciato in più occasioni da molti esponenti religiosi, in primis dal Papa. Non dobbiamo dimenticare che qualcuno ha preteso di cancellare l’inchiostro blasfemo delle vignette con il sangue dei cristiani, come testimonia il martirio di don Andrea Santoro, il prete italiano ucciso in Turchia da un giovane estremista che voleva «lavare l’onta» delle caricature di Maometto. Nello scontro tra l’occidente secolarizzato e il fanatismo islamico a cadere vittime sono sempre più spesso i cristiani, colpiti a morte sul fronte della libertà religiosa. Accomunare il capo della Chiesa cattolica ai vignettisti scandinavi è un’operazione ignobile e doppiamente falsa: si fa passare per complicità quella che invece è una netta presa di distanza e si addita come nemico colui che non perde occasione per denunciare la deriva laicista dell’occidente. Quel che più temono i fanatici dell’islam è la parola comune di bontà e di giustizia che uomini di diverse fedi possono riuscire a pronunciare di fronte al mondo. È esattamente il tipo di dialogo che Benladen punta a impedire. Un dialogo che sta compiendo passi significativi. Dopo la lettera indirizzata al Papa da 138 esponenti islamici e la visita di una delegazione musulmana in Vaticano si va facendo sempre più chiaro che un incontro è possibile sulla base del riconoscimento della dignità umana e della libertà religiosa. Una breccia nel muro d’incomprensioni e d’ostilità che divide l’occidente dal mondo islamico. C’è un’animazione nel video che accompagna il lugubre messaggio di Benladen: una lancia colpisce la cartina dell’Europa colorandola di rosso sangue. È interesse di tutti che vada fuori bersaglio. E la nuova stagione di dialogo tra ragione e fede portata avanti con caparbia volontà da Benedetto XVI rappresenta l’estrema risorsa dell’Europa nella lotta contro il terrorismo.
Post N° 165
FINGE DI NON CAPIRE E ATTACCA IGNOBILE L’OPERAZIONE DI BENLADEN LUIGI GENINAZZI Rispunta Benladen con le sue farneticazioni. Stanche e ripetitive, verrebbe voglia di liquidarle con un’alzata di spalle. L’ultimo messaggio audio dello sceicco del terrore (o del suo fantasma dalla voce roca) rilancia l’ennesimo proclama di guerra agli infedeli, promettendo «una grave punizione per l’Europa» e accusando il Papa di avere «un ruolo significativo nella crociata contro l’islam». Ossama Benladen si era già scagliato contro gli europei nel novembre scorso. E il suo braccio destro al-Zawahiri, pochi giorni dopo, aveva criticato Benedetto XVI, «il Papa che ha offeso i musulmani». Dunque, nulla di sorprendente. Ma sarebbe un errore sottovalutare l’impasto di accuse menzognere e minacce deliranti che giungono via Internet e alimentano l’odio e l’intolleranza. L’esperienza insegna che tali proclami funzionano spesso come una sorta di rivendicazione preventiva di attacchi terroristici: anche in assenza di una linea diretta di comando chi colpirà il nemico sul territorio europeo potrà fregiarsi della sigla di al-Qaeda. E un motivo in più d’inquietudine, in questi giorni di settimana santa che coincidono con l’anniversario della nascita di Maometto, deriva dal legame tra l’attacco diretto al Pontefice e la vicenda delle vignette. Apparse per la prima volta nel 2005 su un giornale danese, le caricature del Profeta che suscitarono violente proteste nel mondo musulmano sono state ripubblicate recentemente dopo che è stato scoperto un piano per uccidere il suo autore. Si ripropone così il circolo vizioso tra fondamentalismo islamico e laicismo irridente che è stato denunciato in più occasioni da molti esponenti religiosi, in primis dal Papa. Non dobbiamo dimenticare che qualcuno ha preteso di cancellare l’inchiostro blasfemo delle vignette con il sangue dei cristiani, come testimonia il martirio di don Andrea Santoro, il prete italiano ucciso in Turchia da un giovane estremista che voleva «lavare l’onta» delle caricature di Maometto. Nello scontro tra l’occidente secolarizzato e il fanatismo islamico a cadere vittime sono sempre più spesso i cristiani, colpiti a morte sul fronte della libertà religiosa. Accomunare il capo della Chiesa cattolica ai vignettisti scandinavi è un’operazione ignobile e doppiamente falsa: si fa passare per complicità quella che invece è una netta presa di distanza e si addita come nemico colui che non perde occasione per denunciare la deriva laicista dell’occidente. Quel che più temono i fanatici dell’islam è la parola comune di bontà e di giustizia che uomini di diverse fedi possono riuscire a pronunciare di fronte al mondo. È esattamente il tipo di dialogo che Benladen punta a impedire. Un dialogo che sta compiendo passi significativi. Dopo la lettera indirizzata al Papa da 138 esponenti islamici e la visita di una delegazione musulmana in Vaticano si va facendo sempre più chiaro che un incontro è possibile sulla base del riconoscimento della dignità umana e della libertà religiosa. Una breccia nel muro d’incomprensioni e d’ostilità che divide l’occidente dal mondo islamico. C’è un’animazione nel video che accompagna il lugubre messaggio di Benladen: una lancia colpisce la cartina dell’Europa colorandola di rosso sangue. È interesse di tutti che vada fuori bersaglio. E la nuova stagione di dialogo tra ragione e fede portata avanti con caparbia volontà da Benedetto XVI rappresenta l’estrema risorsa dell’Europa nella lotta contro il terrorismo.