Creato da: Antologia2 il 08/08/2008
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LA VITA CHE VORREI

Post n°69 pubblicato il 05 Marzo 2009 da Antologia2

"LA VITA CHE VORREI"


Recensione di Franco Olearo
 
 

La storia si sviluppa su almeno tre piani. Il mondo del  cinema, ricostruito con grande dettaglio: le lunghe ore passate con la sceneggiatura in mano  a provare e riprovare la parte; le gelosie, le rivalità sul set tenute a freno da un   padre-regista; i ricevimenti mondani che sono un pretesto per farsi conoscere e cercare nuove opportunità di lavoro. Poi c'è il mondo privato, passato spesso in una camera d'albergo, a volte con un amante utile  per la propria carriera (lei) o semplicemente per non passare la notte da solo (lui). Infine il mondo ricostruito sul set , un ottocento dove si parla e si agisce in un modo che oggi fa sorridere: una passione amorosa che tutto travolge , fino alla  perdita della dignità; un   altruismo fino al sacrificio di sé. Stefano e Laura si incontrano, si conoscono mentre si spostano continuamente  fra realtà e finzione e si innamorano l'uno dell'altra.

I presupposti ci sono tutti  per lo sviluppo di un grande amore ma non siamo nell'ottocento e i sentimenti sono fragili, sono soffocati da mille ostacoli che non provengono  più dall'esterno come nel caso della Signora delle Camelie,  ma da dentro di sé. 

L'ambizione  professionale viene posta dinanzi a tutto,  manca la generosità per riuscire ad accettare il passato dell'altro, c'è troppo orgoglio per riuscire ad esser il primo a dichiararsi.

Mentre le riprese del film vanno avanti e si sta  consumando nella finzione la tragedia di un amore impossibile, sul piano della vita reale  grandi slanci di affetto  si  alternano a momenti di incomprensione, senza che il loro amore trovi un saldo punto di appoggio.

Anche se Piccioni ha scelto per la sua storia  un ambiente certamente difficile come quello del cinema, possiamo riconoscere nel suo racconto  molte di quegli elementi che spesso, quando un uomo ed una donna si incontrano, non ci fanno parlare di amore ma più propriamente di  amicizia sessuata: senso di affinità  ed attrazione  reciproca dove però nessuno è disposto a mettersi in gioco, a soffrire e a darsi incondizionatamente.

Anche se il finale sembra adombrare una tenue speranza,  il regista, presentandoci sullo sfondo un mondo ottocentesco, ha voluto esprimere, in modo quasi pudico, la sua preferenza per un diverso tipo di amore.  Piccioni gestisce con grande maestria l'architettura complessa della storia, sorretto da una solida sceneggiatura e dirige con abilità i due protagonisti anche se il personaggio della Ceccarelli raggiunge una più compiuta espressività , mentre quello di Lo Cascio appare più bloccato..


 
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