A oriente del soleA oriente del sole, a Occidente della luna. Si può raggiungere in ritardo o mai più la porta della fine del mondo |
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Post n°38 pubblicato il 18 Settembre 2012 da claudio.nigris
IL conte polacco Jan Potocki (1761) indubbiamente mi ha fatto molto compagnia nelle mie lunghissime notti insonni. la leggenda vuole che la moglie fosse molto malata e che non riuscendo a prendere sonno L'eccentrico Conte le leggesse ogni sera delle pagine delle "Mille ed una notte". Quando il libro fu terminato, la signora reclamò altre storie simili: il conte decise di scriverle egli stesso, stendendo i primi capitoli di quello che poi diverrà noto come "Manoscritto trovato a Saragozza (Libro veramente Fantastico). Dopo una vita vissuta nell'avventura e dopo innumerevoli viaggi Nel 1812 si ritirò nella sua proprietà di Uladòwka. Qui, in preda a crisi depressive, staccò e limò una palla d’argento che sormontava il coperchio di una sua teiera, quando raggiunse le dimensioni volute la fece benedire dal cappellano del castello, la introdusse nella canna della pistola e si uccise. "Vedi sulla tua fronte il Tau rovesciato; è il marchio dell'abiezione; lo vedrai su altri peccatori, ne riporterai dodici sulla via della salvezza e vi ritornerai tu stesso: prendi questo abito di pellegrino e seguimi" .. |
Post n°37 pubblicato il 16 Settembre 2012 da claudio.nigris
Chiudi gli occhi e dimmi cosa vedi? la luce? quella "luce"? già il cervello fa poca differenza tra quello che "vede" attraverso i propri occhi e quello che immagina. Muore ,ma continua a immaginare, a creare nonostante vadano perse centinaia e centinaia di milioni di connessioni neurali. Diremmo quasi che "backuppa" il proprio sistema neurale e la sua coscienza (con tutte le informazioni, esperienze, emozioni etc) in "reti" ancora più sottili, "misteriose" e impalpabili attraverso il fenomeno di non locazione? o “azione fantasma a distanza” come la chiamava Albert Einstein? Rimane che "Eva" (film del 2012) è un bella storia già vista, ma su cui riflettere fa sempre bene finchè rimaniamo (ancora) umani.
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Post n°36 pubblicato il 14 Settembre 2012 da claudio.nigris
Nei giardini di Piazza Vittorio Emanuele, a Roma, è conservata una piccola porta di pietra del XVII° Secolo, raro esempio di monumento interamente dedicato all'arte dell'Alchimia. quattro termini latini, posti sul piano della soglia e nascosti alla visione frontale del pellegrino, indicano il reale ostacolo che, appunto, impedisce di varcare la soglia: Molti si sono chiesti perchè un monumento del genere nella Roma papalina del XVIII? tutto fu possibile per il volere di Cristina di Svezia (la regina di Roma personaggio molto amato dai Romani) : Cristina di Svezia era un'appassionata cultrice di alchimia e di scienza (fu istruita da Cartesio) e possedeva un avanzato laboratorio gestito dall'alchimista Pietro Antonio Bandiera. In Palazzo Riario nacque un'accademia a cui si collegano i nomi di personaggi illustri del Seicento come il medico esoterista Giuseppe Francesco Borri, di nobile famiglia milanese, l'astronomo Giovanni Cassini, l'alchimista Francesco Maria Santinelli, l'erudito Athanasius Kircher. Il marchese Palombara dedicò a Cristina di Svezia il suo poema rosicruciano La Bugia redatto nel 1656, e secondo una leggenda la stessa Porta Alchemica sarebbe stata edificata nel 1680 come celebrazione di una riuscita trasmutazione avvenuta nel laboratorio di Palazzo Riario
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Post n°35 pubblicato il 10 Settembre 2012 da claudio.nigris
immaginare, creare forse? l'immaginazione non è quella che noi abitualmente crediamo. E’ la facoltà di “vedere” le cose oltre il loro apparire. Guardarle, percepirle in profondità. Una sorta di capacità di entrare nel profondo di tutto. è l'im-mago la capacità di percepire la magia. I "mattoni del pensiero" iniziano con la Fiducia dell’innocente e L’ansia di sicurezza dell’orfano. L’autosacrificio del martire, L’esplorazione del viandante, La competizione e il trionfo del guerriero, fino alla Autenticità e completezza del mago. |
Post n°34 pubblicato il 09 Settembre 2012 da claudio.nigris
nel XIV secolo aggirarsi nella periferia della città di Roma, tra le rovine del perduto mondo pagano, nei pressi del Colosseo poteva capitarvi d'imbattervi tra gente losca che accostandosi a voi, con fare sibillino, vi avrebbe domandato Colis Eum?" (ossia, Lo adori? sottintendendo il diavolo) e alla risposta "Ego colo" vi avrebbero aperto l'accesso a un fitto sottobosco di cerimonie di magia nera e congreche di streghe e negromanti?. Tra i testimoni più illustri di queste oscure pratiche all'interno del Colosseo c'è addirittura lo scultore, orafo e scrittore Benvenuto Cellini; In una autobiografia (Vita scritta per lui medesimo) composta fra il 1558 e il 1562 (libro primo, capitolo LXIV) narra di uno degli episodi più famosi di evocazione diabolica. All'epoca egli era perdutamente innamorato di una certa Angelica, una giovane siciliana bellissima, ma la relazione era vivamente contrastata dalla madre di lei, tanto che i due giovani si erano trovati separati. Un po' per stordirsi e cercare un qualche sollievo dalle pene d'amore, un po' per il suo temperamento irrequieto, portato alla dismisura e assetato di conoscenza in senso tipicamente rinascimentale, Cellini volle partecipare a una operazione di necromanzia da parte di un non precisato prete siciliano. Ma quella che doveva essere una cerimonia di evocazione degli spiriti dei morti si trasformò, con raccapriccio dei partecipanti, in qualche cosa di profondamente diverso, in una terribile evocazione di demoni che terrorizzarono gli incauti apprendisti stregoni. Non dimentichiamoci che lo scenario del Colosseo fu il teatro di un bagno di sangue di oltre 10mila gladiatori in armi ed altre migliaia di prigionieri inerti, dati in pasto alle 50mila belve condotte a Roma dagli angoli più selvaggi e remoti dell’Impero. simbolo di un Impero e di una città intenta a mettere in scena le sue glorie più effimere tra le curve avvolgenti e gli archi, tra le volte e le sabbie. Qui si consumarono i ludi gladiatori e gli spettacoli di caccia, le naumachie e le messinscene delle pagine più pugnaci della storia romana, i drammi (verosimili) della migliore mitologia, ed al contempo le tragedie (quelle orrendamente vere e crude) e di forse il martirio più sistematico della storia dell’Urbe. Di sotto, di suo pugno, riporto la drammatica testimonianza del Cellini quella notte al colosseo:
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