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Bob Accio 6 Giugno, 2020 Se le strade fossero infuocate come lasciano intenderci gli svedesi The Striders, avrebbe ancora un senso la frase ‘andare a ruota libera’. Ed una volta raggiunto il sacrario della musica, seguendo l’iter Whole Lotta Lovin’, allora sì che si esibiranno i The Striders, dando in tal modo l’avvio al rituale personale dello spingere, tramite gli elettrificati stantuffi strumentali, tutta la potenza e il calore accumulato battendo le aride, talvolta piovose, disincantate, o polverose che siano, strade dell’hard rock; ricordandosi di mantenere ben chiara e ferma, dentro le teste, la missione che hanno da compiere: trasportarci con fiera risolutezza e sicumera “Out Of The Blues“. Se ne incarica la speciale Standing On Top, sopravvivendo alle intemperie di chi vuole morta pure la poesia composta di immagini felici strappate al corso fuggevole del tempo, a spiegare ciò che è inscritto nell’indole tonante di Victor Gustafsson (vocals), Adrian Johnsson (bass/backing vocals), Mattias Gudasic (guitar/backing vocals) e Sebastian Varas (drums). Move On esprime quel soul amato da Bon Scott e dai Wolfmother, dando spettacolo quel tanto dovuto a far brillare il passaggio dal blues al rock, traversando la buia galleria della perdizione, sebbene nutrita di umori psichedelici, estrapolando linfa vitale dalla chitarra supportata da un vocalist che tutto fa tranne che scherzare. E devi prenderla così come viene, in modo Supernatural, perché a volte conviene fidarsi del destino e lasciarsi travolgere da quel che ti offre, come un bel menù che presenta turbinosi drinks da poter accudire in santa pace. L’irresistibile intesa dei nostri rockers rotea come liquido luciferino ficcato in un imbuto piantato e travasato in gola; il farmaco spiritato di cui essere dipendenti. La causa di ciò non è più né il rock, né il blues, nondimeno è una diavolessa cotta di te, caro ascoltatore, e fin dal primo incrocio di sguardi. Sì, sì, parlo della cameriera provvista di occhio lungo. Lei ti ha adocchiato da un bel po’ seduto al tavolino, oh little boy blues, mogio e soletto in attesa che Addicted piova come una benedizione paradisiaca dal cielo, affinché sacro e profano si glorifichino nel fatidico bacio che schioccherà imminente fra voi due, espandendo il gusto di bourbon & coca e del fremito frizzante delle ondulate note. Gli echi impastati, vittime sacrificali dell’orgia spaziale scatenata fra te che ascolti loro e i The Striders che suonano per te, raggiungono l’apice nella last track Hellhound Blues (che insieme a Move On fanno pregare che non si finisca mai, né più mai, di suonare su quel palco) e ne scaturisce un pezzone liturgico spianante tutte le sensazioni di cui si è fatto tesoro catturando l’attenzione lungo le precedenti tracks. Finalmente lo spirito randagio che ci sovrastava accanto, benigno ed invisibile fin dall’inizio del disco, ‘mbé, ha deciso di spuntar fuori!
Sliptrick Records rock / blues / soul Tracklist 01. Closer To The Sun
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