Il misterioso disco di Festos, un enigma ancora da risolvere
Nel
mese di luglio di cento anni fa Luigi Pernier, un archeologo membro
della missione italiana guidata dal prof. Federico Halbherr, scoprì in
una fossetta presso il vano 86 della zona nord-est del palazzo
di Festos un enigmatico disco fittile di circa sedici centimetri di
diametro con 241 segni pittografici impressi a stampo, 123 sulla faccia
anteriore e 119 sulla posteriore, tutti disposti da destra verso
sinistra entro una spirale e divisi in gruppi da tratti trasversali.
Collocato cronologicamente intorno al 1700 a.C., dal giorno della sua
scoperta il disco ancora ha mantenuto fino ad oggi il fascino del suo
mistero. Infatti i suoi quarantacinque segni di diverso tipo,
variamente combinati tra di loro, hanno resistito ad ogni tentativo di
decifrazione, nell’ipotesi che si tratti di un testo redatto in una
primitiva scrittura sillabica cretese o di area egea (un inno?, un
elenco di nomi?). Altri studiosi hanno invece pensato che i segni siano
dati numerici riferibili ad un calendario per calcolare la durata
dell’anno solare su un ciclo di 128 anni. Dunque il disco di Festòs da
un punto di vista scientifico costituisce un problema ancora aperto e
affascinante.
Prof. Santo Spina