Apollo Errante

Sussurri nel deserto


Sono forse già numerosi coloro i quali credono che il mondo sia una oscura caverna ridondante di sogni che si affastellano sulle sue immense pareti di pietra. Dove ogni pensiero sembra simile al misterioso sgocciolare di acque sotterranee invisibili ancorché presenti. L'eco di quei suoni rinfrange ovunque e ovunque, nell'opprimente silenzio dei suoi meati, oscuro pulsa il vivere di muschi e muffe come segnale di vite appena vissute, quasi sognate. Di tanto in tanto filtra nell'oscurità il riverbero di luci lontane di parole sussurrate e che presto si mescolano allo sgocciolio di sogni e pensieri. Così l'ipnotico vivere diviene un incerto credere in lucidi sogni dai contorni incerti e vaporosi. Parole. Pensiero senza fine e senza fini spesso affidato all'evanescenza del fiume di echi che presto si dissolveranno. Accade talvolta che un piccolo verme silenzioso, un semplice muschio, un cristallo, un frammento salino, incidano, col loro vivere, una traccia nella pietra senza mai sperare che altri la scorgano. Solo allora il vivere stesso, per quanto meschino possa pensarsi si fa segno, si fa parola che non scorre sul fiume dei riverberi. Lontano frana qualcosa: c'è morte, forse in quel roboante franare. Eppure resta tra i frammenti di roccia, ancora una volta, il segno di voci vissute, di vite scolpite. Poche radici di piante viste da sotto tentano invano di trattenere quella vita che si sgretola nel silenzio di oscure necessità. Un varco, lontano, lascia trapelare un algido chiarore che subito si spegne su quel sognare. Fuori forse piove, o forse il calore della luce solare riscalda un mondo immaginato o forse, infine è solo deserto. Ma cosa importa? lì, nel silenzio c'è il sogno, labirintico, prismatico, pulsante, a tratti reale quanto quei piccoli e insulsi segnali incisi sulla pietra umida e oscura che ancora e sempre riverbera ostinatamente. Impassibili muschi e cristalli ignorano il buio e vivono del proprio sogno riverberato e incidono, divorando e corrodendo la pietra su cui disperatamente si avvinghiano, Urlano i loro sogni silenziosi che fr
ammentati e confusi si mischiano senza senso al crepitare della montagna cava. Non c'è silenzio nel silenzio, né voce nel suono. soltanto un brusio ovattato e incerto come il mormorio d'una preghiera di anziane donnine al vespro. Poi, capita che il monte tremi e dall'alto frani qualcosa: un varco; il pozzo si apre e una luce reale inonda il silenzio. Calore. Bruciano i cristalli accecati e si sgretolano in polvere finissima. Seccano gli umidi muschi ed evaporano le minuscole goccioline d'acqua. Soltanto qualche seme che ha pazientemente atteso bevendo poca acqua e sognato senza sussurrare, tende ora i suoi piedi nella terra e le braccia verso la luce. Presto le sue radici saranno segno. Presto il suo fusto sarà necessità e le sue foglie Parola.Caudapavonis