Apollo Errante

Passio


Ecco, dunque, come la fiammella di una piccola lucerna portata nel buio delle strade notturne, così sono venuto. Attraverso la terra sono arrivato fino a te e silenzioso ho attraversato le tue strade polverose e madide di anime smarrite. Ti ho sorriso, ti ho guardato come guardassi me in uno specchio, ho danzato, bevuto e mangiato con te per assaporare io stesso i tuoi giorni; ma tu, tu cosa hai visto? Ho portato la spada… ma hai creduto servisse alla guerra, all’offesa, a dar morte. Ma quella spada era per te, perché tu tagliassi te stesso. Guarda le tue mani. La battaglia che ti ho offerto è oscura e implacabile, silenziosa e violenta,  ed io l’ho riposta sulla soglia della mia casa, proprio lì dove puoi aprire la porta della tua casa ed entrare nella mia. Ed ora che la fiammella è stata spenta, in fondo alla notte, quella spada è fra le tue mani. Il buio ti farà vedere. Taglia, recidi, sfronda, dividi, pota i rami che mai daranno frutto. Fai che nella bascula della tua anima i pesi siano uguali. Cos’hai visto in quello specchio in cui abbiamo guardato? Un uomo? Un dio? Un folle ingenuo, uno scaltro re, una voragine senza fondo? Un figlio, tuo figlio i cui brandelli di povera carne lacerata, arrossata da sangue gettato tra le aride pietre? O forse eri tu? O forse tu ed io, insieme? Hai visto? Ma cosa? Ti sei accorto che due volte ho varcato la soglia? Hai forse compreso l’emblema che sigilla il mio sogno, e che lei, la mia dolce e silenziosa amata, due volte ha partorito con dolore dal suo seno. Ha scagliato nel mondo attonito e disattento ciò che ho posto dentro di lei con umile e silenziosa violenza. Ho cercato l’offesa, e lei ha guardato. Ho desiderato l’umiliazione, e lei silenziosa ha sofferto. Volevo essere ignorato, ma lei mi ha spiato da lontano; ho cercato la derisione e lai mi ha sorriso. Ho voluto il sacrificio perché desideravo certezza, e lei ha taciuto. Volevo ascoltare il mio canto e lei lo ha pronunciato. Ti ho fatto assaggiare il sapore amaro, acre e pungente della mia linfa, ma il tronco su cui mi sono fatto fiore non è stato abbattuto e tutto ciò che vedi ora, è cosa nuova Ogni cosa ho fatto nuova. Nuovo è il silenzio, la notte, la pietra, la terra e il fango; nuova è la morte, sorella di vita; nuove le tenebre, amiche della luce e nuovo è quel silenzio che ora si fa canto. Nuova è la spada che adesso è rasoio per la tua anima e aratro per la tua terra. Ed io provo gioia, ora. Fremo nuovamente al pensiero dei miei giorni nuovi come il bimbo che si allontana dalla mammella della madre per sognare la sua sposa. E questa fine non è che l’inizio, perché anche lo stolto, l’ingenuo, il servo o il prigioniero, sanno dar vita senza capire, anche nel torpore ipnotico del loro indolente trascinarsi: proprio come quel povero soldato che, senza sapere, assicurandosi la morte le ha restituito il respiro vitale. Anche chi non sa, dunque, sarà aiutato e perdonato poiché non sa che il male che crede di fare non è che il bene necessario alla verità e alla vita. Vai dunque e cammina, ma non voltarti indietro.CaudapavonisDa: Angelus ad Virginem - dialoghi del Mal'Akim di R. Caravella