Apollo Errante

Dolce ed amena Padania


Che il romanesco dilaghi oltre misura tra fiction e sceneggiati è indubbio. Tuttavia mi piace ricordare che la storia padana non è poi così interessante da rammentare o da studiare se non tra le pieghe di losche storie ed intrighi; anzi, a ben vedere c'è molto di cui discutere sia per liceità che per moralità di quelle storie. D'altronde è innegabile che quel poco di dialettica o di capacità comunicativa che ora crede di possedere la padania politicante e laboriosa non è che retaggio di un arte antica imparata - anzi appena orecchiata - da quei condottieri che li tirarono fuori dalle loro capanne di paglia impastata con letame nelle quali vivevano illo tempore. Non dimentichiamo che quando il povero e malato sud erigeva città, diffondeva cultura, portava arte, filosofia, scienze e sapere ovunque, essi - i tronfi padani - avevano ancora la coda (credo) che utilizzavano per reggersi ai rami - sui quali trascorrevano la loro misera esistenza - dei pochi alberi di quella grande e misera palude alluvionale che è la "grande, fiera e...operosa... Padania". Viva il Carroccio, che di carroccio effettivamente trattasi: disarticolato e claudicante, cigolante e volgare, adatto neanche ad una commedia aristofanesca - decisamente più divertente e sagace... ma soprattutto più intelligente di quanto un padano riesca con tutti gli sforzi possibili ad intelligere. Non è gratuita accusa la mia, ma soltanto una presa d'atto nei confronti di chi non sa esprimere un concetto senza essere aggressivo come una scimmia selvatica della Tanzania e senza conoscere la lingua, prima della storia, cui dovrebbe appartenere. Ma poi, ripeto a costo di essere monotono, quale storia? Quella dei unni, degli ostrogoti? No di certo: i padani credo non sappiano neanche di chi si parla. Dei Celti, forse? Neanche: quelli vivevano oltre i monti perchè le paludi erano malsane come la fauna che vi abitava, oppure stanziavano in Liguria che pur arida e rocciosa era evidentemente più stimolante di quell'Ade in terra spettrale, sinistro e inospitale che oggi chiamiamo Padania. Piuttosto preferirono i Celti fermarsi sulle Langhe fino al limitare del Monferrato, quella che una volta fu l'unica isola ridente che spuntava da quel mare infido e mortifero della Padania. Ma allora quale storia vuole ricordare la Padania? E poi, detto sinceramente fra noi, chi credete che abbia reso così tanto operosa questa novella e fiera nazione? Provate a pensarci... Adesso, a pensarci forse qualche storia ce l'hanno i poveri padani offesi: la forza degli Sforza, che vessarono quei bifochi di padani fino a strozzarli spendendo e spanendo ogni loro avere per simulare potenza e ricchezza di una terra che ricchezza non ne ha mai avuta. E poi a quale prezzo? Leonardo preferì la Francia piuttosto che continuare a tirare avanti in qualità di maestro di festa... Ci pensate? Anche allora la Padania non era capace di riconoscere il reale valore di cose e persone... Leonardo da Vinci... trattato come un regista televisivo da festival di Sanremo... mentre i signorotti avidi e volgari tramavano oscure tele di ragno fatte di omicidi legali, leggi sommarie e ribelliione a qualunque etica e a qualsiasi accenno di moralità. Questa è la Padania e non mi sembra sia molto cambiata da quei tempi.Roberto Caravella