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Apollo Errante

Prospettive rovesciate, segni e segnali dell'anima di Roberto Caravella

 
 

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Oh Israele, oh mia Europa!

Post n°67 pubblicato il 07 Novembre 2011 da codadipavone

«La guerra è un male perché crea più malvagi di quanti ne toglie di mezzo».

Aforisma dai contorni nitidi e dal contenuto difficilmente confutabile che non sembrerebbe neanche possibile essere partorito da una mente di alto profilo teorico e astratto come quello di Kant. Eppure così è, e così è la logica di ogni guerra, di ogni sua forma universale, mondiale, sociale o casalinga; che varchi i confini dell’irreale nella favola o resti ancorata nel reale è così; che si tratti di guerra tra popoli o di faide familiari, che sia guerra tra condomini o tra parenti e colleghi di lavoro. La logica della guerra è quella logica che appartiene soltanto a chi detiene un qualsiasi potere o a chi abbia l’opportunità di toglierlo ad altri. In nome di un bene presunto si fa guerra identificando l’avversario come il male assoluto e così si scaglia il male contro il male. Ma non è che guerra a difesa dei propri interessi e a discapito di quelli altrui. C’è forse demagogia in questo? C’è forse un afflato poetico? C’è un irriducibile trasognata propensione alla fantasia e all’idealismo utopico? No, certamente no. C’è soltanto la realtà nuda e cruda fratta di accordi segreti, patti stipulati all’ombra dei palazzi, manovre subdole create secondo fantomatiche ragion di stato (o di segreto di stato) accampate soltanto per coprire infamie segrete che non verrebbero perdonate neanche al più crudele dei criminali comuni.  Ma lo stato è qualcosa che va ben oltre la sua stessa ragion di stato. Lo stato mai si compone – ne oggi ne ieri - di anime nobili che ragionano del bene comune, delle singole povere anime che vivono fiduciose in un mondo che non appartiene ne a loro ne a qualsivoglia stato. Un mondo che opera la guerra naturale che guerra non è ma semplice vita, fatta di equilibrio, di placide dissonanze, di armoniosi contrasti, di sottili equilibri che non permettono mai che qualcosa sovrasti qualcos’altro in nome della vita comune… di tutti. Ma il malvagio è amorfo e indistinto. Non lo vedi fino a che non alza la spada e anche allora nutri dei dubbi. Il malvagio lo vedi soltanto dopo, quando ha concluso la sua opera di distruzione. Esso vuole restare solo, unico e godere di tutto ciò che vede, tocca e percepisce. Subdolo liquefattore il malvagio non possiede che un unico pensiero, la guerra; né si cura di qualsivoglia conseguenza. Annienta tutti dimenticando che proprio di quei tutti lui ha bisogno. Sottrae i beni a tutti senza comprendere che quei beni, dopo l’annientamento, non varranno quanto la sua cupidigia che li ha conquistati; ma lui insiste e annienta tutto ciò che gli si oppone gridando nel vento il nome del malvagio da annientare, e fino ad annientarsi. E così l’innocente muore pur non essendo la causa del male presunto.   

Tutto ciò genera una sorta di rassegnazione ipocrita a cui nessuno, neanche il malvagio, sa reagire quando taluno insinua che qualcuno deve pur morire per salvare la famiglia, la nazione, l’umanità. Sottili e malvagie induzioni psicologiche muovono al male in nome del bene, ma quale bene? Di cosa si parla?

Se nessuno ha in mente il bene nel suo più profondo e divino valore, confonde altresì il suo antagonista immortale che è, al secolo, il male. Ma il male è facile da raggiungere: basta dimenticare se stessi nella più imbarazzante nudità e coprirsi di veli preziosi al punto che chi ha pane non mangia ma ostenta opulenza e chi non ha pane mangia quel che può senza ostentare che povertà. Così si vive di apparenze perché la guerra genera quell’improvviso stupore che ti distoglie dal torpore in cui pasci la tua semplicità. Alla vista del sangue vedi il nemico che vince e abbatte il tuo oppressore e sogni l’agio che credevi ti fosse stato negato. Ma presto o tardi scopri che la prigione dorata del tuo vincitore è ben più sottile e malvagia di quella dell’antico oppressore. Scopri una libertà che è soltanto utopia e matrice di malvagia. Scopri la suadente ed erotica forma del possesso che tracima come un fiume in piena la giusta necessità; ma trovi comunque le parole adatte per giustificare il male come qualcosa di necessario al progresso. Ma dove vai, malvagio e inetto ignoto? Perché apri le finestre per urlare la tua libertà che ti è stata data da coloro che ti hanno imprigionato? Chiedi allo stato che ti liberi ma è lo stato che ti ha imprigionato persuadendoti di offrirti la vera libertà accordandosi in segreto con altri poteri cinque, sei, otto e persino venti volte comprando la tua prigionia e vendendo la tua libertà. Sogni dorati regalati da persuasori occulti. Demo-crazia. Io diaballo. I divido. Io separo. Ti lascio guardare ciò che pensi sia tuo, ma tuo non è, e ciò che ti appartiene è invisibile: questo è malvagio. Ti porto ad uccidere altri come te perché tu possa essere libero dal male: questo è malvagio. Ti porto ad annullare senza pietà chiunque si opponga al tuo cammino di libertà e di pace, questo è malvagio. Ti pago perché tu combatta e muoia in guerra tornando come eroe, questo è malvagio. Offrire il proprio subdolo cordoglio a madri e padri orbi della carne della loro carne straziata a causa di un infame interesse senza scopo, senza meta, senza un fine, senza ragione se non il potere che annienta il malvagio creandone altri cento.

 

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