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La morte e la risurrezione di Gesù


 
 La professione di fede che pronunciamo con la proclamazione del «Credo» rimanda al Vangelo, ne traccia la lettura, ne scandisce le tappe fondamentali. La strada, dunque, è il Vangelo. Il racconto della passione di Gesù occupa quasi un terzo di ogni racconto evangelico: tutta la vita di Gesù di Nazaret è una salita verso Gerusalemme, un cammino che lo conduce alla croce. Fu sepolto...
 Gesù fu veramente un uomo come noi. Altri articoli del Credo l’hanno già proclamato: nascita, sofferenza, morte, sono tutte realtà ‘carnali’.Ed ecco la sepoltura: il suo seppellimento è l’ultimo passo della sua “incarnazione”. Ma da questa morte siamo condotti alla Pasqua di resurrezione, a un nuovo inizio per l’uomo, per l’umanità intera. Come ci insegna l’evangelista Luca negli Atti degli Apostoli: la glorificazione risurrezione di Gesù rappresenta un nuovo inizio della vita. Dalla sofferenza di croce di Gesù scaturisce la sua glorificazione.
 La croce, da sola, non avrebbe senso alcuno; non separiamo la Risurrezione di Gesù dalla sua Passione. La risurrezione è il frutto della croce. E una spiritualità che non unisca entrambe, è incompiuta, perché la croce è il culmine del dono dell’amore: obbedienza al Padre e vita donata “per” gli uomini. La croce racchiude in sé la salvezza degli uomini e dell’umanità tutta, maquesta salvezza è resa possibile dalla Risurrezione, che rende la croce feconda, facendo sì che produca i suoi frutti. Ed allora, ecco, il nucleo del credo. Qui abbiamo il nucleo della nostra confessione di fede.