«Non credettero dalla gioia». Si tratta di uno stato d'animo che si crea quando una o più persone si trovano davanti ad un fatto così bello, così grandioso, da esclamare: «No, non può essere vero, è troppo bello! ».
Il corpo glorioso di Gesù risuscitato è fuori dallo spazio e dal tempo; non ha più bisogno di cibo, ma Gesù prende il cibo e lo mangia per amore dei fratelli. Gesù illumina i suoi apostoli su un cardine fondamentale della fede: lui, come era stato predetto dai profeti e in particolare dal deutero Isaia nei quattro canti del servo di Iahvè, doveva patire e resuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome (persona) sarebbero stati predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati cominciando da Gerusalemme.
Perché la sofferenza è necessaria per costruire il nuovo mondo dei risorti in Cristo? Perché solo Gesù deve regnare nei nostri cuori! La vita in Cristo diventa missione, principio di ogni costruzione umana. Non intimismo, ma comunione di salvezza, pienezza intuita, amata, voluta, che proprio perché tale si comunica. Nuovi modelli sociali salvanti nascono dal Cristo amato, vissuto.
Un nuovo modello di famiglia, non quello creato soltanto dalla carne e dal sangue, ma dallo Spirito di Dio; un nuovo modello di organizzazione del lavoro, in cui risalti veramente che l'uomo è prima della macchina e del profitto e che si è tutti uguali e fratelli, in cui le capacità sono non titolo di merito ma titolo di servizio; nuovi modelli di unità non imposti dall'alto, ma espressione di comunione reale; nuovi modelli di rapporti umani nei quali veramente emerga che l'emarginazione è superata nei fatti.