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L’umile Servitore “ kolbe ”

Post n°177 pubblicato il 11 Agosto 2011 da dionisiosparacio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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dionisiosparacio
dionisiosparacio il 14/08/11 alle 19:48 via WEB
Con questa ultima pagina posta su commento, do una Buona Serata a tutti Dionisio. Padre Massimiliano Kolbe, che proponiamo quale testimone attuale dell’amore di Dio, è uno di quegli uomini che meglio hanno parlato di Dio e del suo amore. Egli conosciuto come il prigioniero di Auschwitz numero 16670. Ai suoi compagni di cella egli spesso ripeteva: “L'odio non è forza creativa”. E ne da piena conferma appena si presenta la tragica occasione. La sera del 20 luglio 1941, come consuetudine, viene fatto l'appello; manca un prigioniero. Per ogni fuggitivo, dieci pagheranno con la vita. Il decimo scelto dal comandante Fritsch è il sergente polacco Francesco Gajowniczek. Disperato, mormora singhiozzando: «Mia moglie... i miei figli». Padre Kolbe esce dalla fila e chiede al comandante di prendere il posto di Gajowniczek. La richiesta viene accolta. I dieci condannati scendono nel bunker della fame. È un sotterraneo dove, in celle buie, vengono chiusi i condannati a morire di fame. Mentre in precedenza il comportamento dei condannati era stato di disperazione, questa volta accadono cose che stupiscono persino i carcerieri. Raccolti intorno a padre Kolbe, i condannati pregano, a volte addirittura cantano canti polacchi alla Madonna. Dopo due settimane padre Kolbe è ancora vivo assieme a tre prigionieri; la cella dove sono rinchiusi occorre per altre vittime, e il comandante Fritsch dà ordine di ucciderli. Il 14 agosto 1941, entra l'infermiere Bock: si avvicina ai prigionieri e nel braccio di ognuno pratica un'iniezione di veleno. Il corpo di Padre Kolbe viene gettato nel forno crematorio con quello dei suoi compagni e le sue ceneri, mescolate a quelle di altri milioni di vittime, vengono sparse nella campagna di Auschwitz, che ad ogni primavera si copre di fiori bianchi e rossi.
 
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